lunedì 15 giugno 2020

The Einstein Intersection

The Einstein Intersection di Samuel Delany (Una favolosa tenebra informe o Einstein perduto) è stato pubblicato nel 1967 ed è vincitore del Nebula nello stesso anno e finalista agli Hugo.

Gli esseri umani come noi li conosciamo non ci sono più. Il pianeta Terra è popolato da altre creature, forse loro discendenti, forse alieni, forse ancora esseri sintetici: “Psychic manifestation, multi-sexed, incorporeal” come vengono definite. Sono mutanti, dalle forme e capacità variabili. Si dividono in due categorie: funzionali e non-funzionali. I non funzionali sono rinchiusi in gabbie (kages) in attesa dell'inevitabile morte dovuta alle loro malformazioni. I funzionali, in realtà anch'essi mutanti ma con mutazioni non letali, vivono una vita che imita quella degli antichi umani, adottando antiche formule sociali e familiari alla nuova mutata (in più di un senso) situazione.

Lo Lobey è funzionale che passa il tempo ad accudire il gregge di pecore con i suoi amici e a fare l'amore: in un mondo che va ripopolato e dove molti muoiono nelle gabbie riprodursi il più possibile è un obbligo sociale.

Il suo amore, Friza, viene uccisa in maniera misteriosa e Lobey deve intraprendere un lungo percorso per scoprire chi è l'assassino e vendicarla.

Il suo percorso inizia con la caccia a un toro mostruoso nel sistema di caverne che percorre il pianeta. Dopo aver ucciso il mostro Lobey fa due chiacchiere con un'IA, PHAEDRA (Psychic Harmony and Entangled Deranged Response Associations - Associazioni per l'Armonia Psichica e Connesso Responso Delirante), dalla quale viene a sapere per la prima volta che l'assassino del suo amore è Kid Death, creature senza scrupoli, ma che può riportare in vita le persone che uccide.

Lo Lobey prosegue nel suo cammino e trova lavoro in un gruppo di cowboy che conducono una mandria di lucertole giganti verso la città di Branning-at-sea. Capo dei mandriani è Spider, un ragazzo telepate con due paia di braccia e grande amico di Kid Death – fu lui a uccidergli padre con la telepatia, dietro sua richiesta.

Durante il suo periodo da cowboy Lobey fa amicizia con Green-eye, un altro ragazzo, dotato di un solo occhio, e principe di Branning-at-sea.

Kid Death lo perseguita, mette la sua vita in pericolo: è interessato a uccidere i "diversi" come Lobey. Dopo aver ucciso Friza uccide Le Dorik, passato amante e amica/o suo.

Giunto in città Lobey conosce la Colomba, The Dove, una specie di dea dell'amore che coordina gli accoppiamenti tra gli abitanti, sempre allo scopo di garantire il miglior rendimento genetico possibile.

Poi le cose precipitano: Spider fa condannare a morte Green-eye, e Lobey gli dà il colpo di grazia. Più tardi Spider e Lobey affrontano Kid Death sulla spiaggia, e mentre Lobey lo immobilizza con la sua musica, Spider lo uccide a frustate.

The Einstein Intersection è una storia sul ruolo e il valore dei miti, e di come gli esseri umani non possono fare a meno di riviverli come serie di eventi codificati che si ripetono nel tempo. Il romanzo è ambientato trenta mila anni dopo l'estinzione dell'uomo, e nuovi miti si sono aggiunti e sovrapposti a quelli originali. E così la figura di Orfeo si sovrappone a quella di Ringo dei Beatles: suonatori che perdono e tentato di recuperare la loro amata Euridice/Maureen Cox e finiscono sbranati da gruppi di fan adoranti (magari non proprio letteralmente nel caso di Ringo Starr).

E Lo Lobey è proprio Orfeo/Ringo, suonatore/guerriero grazie al suo machete/piffero; e altri personaggi assumono ruoli del mito: Kid Death è Billy the Kid, è la Morte. Spider è Giuda, Minosse e Pat Garrett. Green-eye è Gesù Cristo che muore e, forse, risorge. La Colomba infine è Elena di Troia, Starr Anthim*, Mario/a Montez e Jean Harlow.

Il setting stesso vuole ricalcare quello del Selvaggio West, visto qui come altri mito: i lucertoloni come bestiame, Kid Death come Billy the Kid, Spider come sceriffo.

C'è solo un problema. I miti umani vengono qui interpretati da creature non-umane. I miti sono fondanti/fondamentali ma anche limitanti rispetto alle nuove esigenze. I miti sono stretti, e Lo Lobey stesso trasborda nel mito di Teseo: va anch'egli in un labirinto a uccidere il Minotauro, ma come gli viene fatto notare da Phaedra, si trova nel labirinto sbagliato, la tua principessa è in un altro mito.

Green-eye dovrebbe morire e risorgere, e Lobey assume il ruolo di Longino che gli da il colpo di grazie, ma è un mito che a loro, a questi futuri abitanti della Terra, non serve, e nessuno dei presenti capisce perché Green-eye debba morire o se debba risorgere.

"Lobey, we are not human! We've tried to take their form, their memories, their myths, But they don't fit" 

Lo Lobey è anch'esso un mutante, si definisce come "Brutto e ghignante", "la sagoma di un birillo, cosce, polpacci e piedi di un uomo (un gorilla?) grande due volte me (che pure sono quasi un metro e ottanta) e fianchi altrettanto robusti." Ha i piedi grandi e prensili e legge la musica nella mente delle persone.


Ma sopratutto, Lobey è Orfeo. Come scrisse Neil Gaiman nella sua introduzione al testo, Delany stesso è Orfeo e il romanzo è narrativa orfica.

Nel suo saggio "The Metamorphoses of Myth in Fiction since 1960" Kathryn Hume dedica diverse pagina al mito di Orfeo, spiegando perché è tra i miti greci più rievocati. Orfeo come suonatore è una metafora dell'artista, c'è il legame tra Amore e Morte, c'è la discesa negli inferi... insomma è un mito pieno di suggestioni. Hume riporta proprio The Einstein Intersection e Sandman di Neil Gainman come esempi di opere dove ci si chiede se il mito ha ancora senso al giorno d'oggi. E la risposta di Delany sembra essere di no.

La riflessione sul mito si fonde con quella sulla differenza. Com'è che i diversi devono porsi nei confronti dell'ideologia culturale dominante? Cosa succede quando un diverso tenta di assimilare i miti e i resti di un'altra cultura?

Maschi e femmine funzionali sono distinti dai titoli di "Lo" e "La". Ma anche i sessi umani sembrano non essere adatti a queste creature aliene. "I’ve often wondered why we didn’t invent a more compatible method of reproduction to go along with our own three way I-guess-you’d-call-it-sexual division. Just lazy" nota Lo Lobey. Nel mondo di Einstein Intersection appaiono ermafroditi, identificati dal titolo di "Le". Ce ne sono due rilevanti alla storia. Le Dorik, che ha avuto un figlio con Lobey e che si occupa delle Gabbie. Con Dorik Delany mantiene l'ambiguità sul suo sesso evitando di usare "she" o "he" per il personaggio. Non altrettanto per la Colomba, che viene subito descritta come donna, giovane, bella, attraente, e che solo più tardi Lobey scopre essere "Le". Le Dove porta avanti una campagna di promiscuità sessuale volta a stabilizzare la società di Branning-at-sea; può assumere le sembianze di chiunque desidera (diventa Friza per Lobey) facilitando così gli amplessi.

Le Dove rappresenta la cultura mainstream che regna su tutto e tutti, creando l'illusione di una società uniforme (come notato in Multiplicity and Myth Exploring Gender in Samuel R. Delany’s The Einstein Intersection and Triton di Sointu Pitkänen)

Sono tutti diversi da noi umani, i personaggi del romanzo. E neanche tra di loro sono tutti uguali. Ci sono i funzionali e i non-funzionali. E poi ci sono personaggi differenti, con capacità telepatiche uniche, come Lobey, Friza e Kid Death. I non-funzionali sono isolati nelle gabbie, ma a volte la distinzione non è chiara. Friza, per esempio, non prende l'appellativo La solo perché non parla, ma viene trattata come un funzionale. A loro volta i funzionali differenti come Lobey devono evitare di dare risalto alla loro differenza, sopratutto in luoghi come Branning-at-sea. L'unica città abitata che appare nel romanzo è un luogo di omologazione a norme e standard umani, ma abitata da non-umani (post-umani, alieni o altro che siano). L'umanità è un riferimento per mantenere la coerenza sociale, e infatti alla fine del romanzo quando la prima viene messa in dubbio, la società entra in rivolta.

Ogni capitolo del romanzo inizia con una citazione, e le fonti spaziano da James Joyce a Bob Dylan passando per Jean Genet, Plotino, Gregory Corso, Jean-Paul Sartre e il Marchese de Sade e altre opere di fantascienza. Non solo: spesso vengono riportati brani del diario dell'autore scritti durante la stesura del romanzo stesso, in un gioco metatestuale ricorsivo implementato poi filo alle sue estreme conseguenze in Dhalgren. Il romanzo è stato scritto mentre l’autore viaggiava in Europa: Parigi, Venezia, Atene, Istanbul, Londra. Lobey che si aggira tra la mitologia di un’epoca tramontata è lo specchio di Delany che viaggia nel Vecchio Mondo e studia i resti del Partenone o i miti greci.

Il finale è aperto. Come scritto dallo stesso Delany, "Endings to be useful must be inconclusive." La società di Branning-at-sea è in rivolta, Lobey non ha riportato in vita Friza ma Kid Death è stato sconfitto. I miti sono stati messi in dubbio, Lobey si è liberato degli schemi umani che gli erano stati imposti (o si era imposto) e può permettere alla sua propria natura di emergere.

È inevitabile collegare la storia di Lobey con quella del suo autore, Delany, che come scrittore di colore (e omosessuale) si era messo in un campo, quello della fantascienza, considerato appannaggio di uomini bianchi. Ma possiamo vedere questa storia anche dal suo lato più ampio. Ognuno di noi nasce all'interno di un cultura che dà un intero bagaglio di conoscenze, modi di fare, atteggiamenti, linguaggi come scontati. Ci vengono consegnati come strumenti standard per risolvere tutti i problemi della vita. Purtroppo la vita presenta sempre problemi nuovi e spesso i vecchi strumenti sono obsoleti, e ce ne dobbiamo costruire di nuovi. Mentre scrivo queste righe la presenza di statue di certi personaggi storici nei luoghi pubblici viene messa in forte discussione. Non è forse anche questo un modo di rigettare la mitologia passata? E quale nuova mitologia verrà installata? Come disse Stanisław Lec "Se abbattete i monumenti, risparmiate i piedistalli. Potranno sempre servire."

* Chi è Starr Anthi, vi chiederete. Beh, è un personaggio del racconto del 1947 Thunder and Roses di Theodore Sturgeon (Astounding Science Fiction vol. 40, no. 3), una cantante e predicatrice in un'America post-apocalittica.