lunedì 8 aprile 2019

Collettivo Italiano di Fantascienza

Settembre, 2017
Sono a casa che preparo i bagagli per il mio prossimo viaggio. Come al solito mi hanno dato zero preavviso: afferro abiti più o meno a caso e li getto nella valigia.
Sento un sibilo provenire dalla porta: c’è un getto di gas che entra dalla serratura.
La vista si fa sfocata, mi aggrappo sullo stipite della porta, le forze mi vengono meno: svengo.

Rinvengo come da un lungo sonno in un’anonima stanza da letto. Telefono e televisore anni ’60, alle finestre tendine con disegni psichedelici.
Mi precipito fuori dalla porta. Mi trovo in una specie di villaggio turistico, con edifici in stile barocco, rinascimentale e neoclassico spesso mescolati tra di loro sulla stessa facciata, fregandosene di qualsiasi verosimiglianza storica o artistica.
Puzza di finto lontano un chilometro – peccato che io ci sia dentro.
I caffè hanno le serrande abbassate, gli ombrelloni sono chiusi, le vie deserte: realizzo con orrore che sono solo.
C’è un edificio a cupola sulla cima di una collina: sembra un luogo importante. Le porte sono aperte, l’interno sembra la stazione di controllo di una centrale nucleare.
E forse lo è.
Corro fuori, raggiungo la spiaggia. Mi allontano dal Villaggio. Sento l’acqua ribollire, ne esce una grossa sfera bianca che mi insegue.
Mi raggiunge, mi schiaccia al suolo, mi soffoca.
Sapete cosa? È il momento giusto per svenire di nuovo.

Rinvengo per la seconda volta nel corso della giornata – questa volta saldamente legato a una sedia da dentista.
Non mi ricordo di aver preso appuntamento.
Non sono solo. La donna alla mia sinistra indossa una divisa da ufficiale dell’esercito jugoslavo, quella alla mia destra un mantello rosso e una cuffia bianca.
Si presentano come Simonetta e Linda.
“Premetto subito che vedo solo quattro luci”
Le due donne si scambiano un’occhiata, perplesse.
“Stiamo mettendo su una squadra” dice Simonetta.
“Il cosplay non mi interessa” rispondo.
Scuotono la testa, deluse.
“Dicono che sei arrivato finalista alla prima edizione del Premio Urania Short” dice Linda.
“Dicono tante cose di me. Alcune sono anche false”
“Abbiamo riunito tutti i finalisti per mettere su una squadra di scrittori. Vuoi unirti a noi?”
“Ci sono i biscotti?”

Oggi
E così mi sono trovato arruolato nel CIF, il Collettivo Italiano di Fantascienza. Ma sono convinto che se chiedete agli altri membri come è andato l’arruolamento, vi racconteranno una storia diversa.
A volte la memoria gioca brutti scherzi.

Se volete saperne di più, vi invito a leggere l’intervista a testate multiple pubblicata sul blog Kipple.

Fatto? Ora vi starete chiedendo cosa abbiamo prodotto, oltre a un sacco di chiacchiere. Il risultato di un anno di sudato lavoro è disponibile in questa antologia:


Atterraggio in Italia. Perché qualcuno ha detto che gli alieni non potrebbero mai atterrare in Italia, e noi siamo convinti del contrario.

Noi del CIF siamo atterrati, siamo qui in mezzo a voi. Dovreste sentire la nostra presenza... nelle finali dei concorsi di genere fantastico, nelle migliori antologie, quando andate al lavoro, quando andate in chiesa, quando pagate le tasse…