lunedì 25 novembre 2019

Empire Star


Dopo avervi parlato della Ballata di Beta-2, in un post che risale a qualche mese fa (come passa il tempo!), passo ora a commentare il successivo romanzo di Samuel Delany, Empire Star. Difficile dire da dove iniziare a descriverlo (e se lo avete letto capite quello che intendo). Mi ci sono arrovellato quasi tutta l’estate e parte dell’autunno: quella che segue è meno una recensione e più una raccolta di miei appunti per aiutarmi (e spero aiutare anche voi) a comprendere quello che ho letto. Perché, come vedremo, fare ordine nel romanzo non è cosa... semplice.

Iniziamo dallo stesso inizio scelto dall’autore. Il protagonista Comet Jo gironzola sul suo pianeta natale, Rhys, un luogo semplice e povero, il cui unico ruolo nell’Impero Galattico è quello di produrre il tessuto plyasil. Comet Jo è fondamentalmente scontento della sua vita e del poco che il pianeta gli offre.

L’occasione per fuggire si presenta sotto la forma di un superstite di un incidente spaziale, un individuo identico a lui che gli dà un preciso incarico.
Portare un messaggio a Empire Star.
Quale messaggio? Non si sa. Questo è uno dei misteri che Jo dovrà risolvere.

Tenente ora presente che seguiranno spoiler. Parlerò liberamente di quello che succede e svelerò (o almeno cercherò di svelare) alcuni dei misteri di questa storia. Andate avanti quindi solo se avete letto il romanzo e qualcosa non vi è chiaro. Poi magari ne discutiamo.

Il viaggio di Jo verso Empire Star passa attraverso un serie di incontri con altri personaggi, incontri che gli permetteranno di crescere e ampliare la sua prospettiva in maniera prima complessa eppoi multiplessa.

Per prima cosa fa amicizia con D’kit, una specie di gattino a otto zampe e tre corna che vive su Rhys. La bestiola si affezione a Jo e lo segue ovunque.

La prima persona che incontra è la guardiana dei cancelli dello spazioporto di Rhys. Una donna calva di nome Charon, che possiede un cane chiamato 3Dog. Il riferimento a Caronte e a Cerbero è abbastanza chiaro.

Charon lo fa entrare nello spazioporto e lo indirizza verso San Severina, che gli regala un pettine e il consiglio di sistemarsi i capelli.

Comet Jo trova lavoro come aiutante su un’astronave cargo che trasporta Lll. Cosa sono i Lll? Sono creature che possiedono la capacità di costruire civiltà, non solo dal punto di vista architettonico e ingegneristico, ma anche dal punto di vista del sistema dei valori morali. Sono usati come schiavi in tutto l’Impero. La particolarità è che emettono tristezza, si diventa tristi in loro presenza, e più se ne possiedono più tristezza si prova. Quello della tristezza è un meccanismo ideato dall’Impero per evitare l’abuso di questi esseri. La proprietaria dei Lll è proprio San Severina. La donna insegna a Jo ad esprimersi bene nel linguaggio standard.

Sulla Terra Jo e Severina si separano, il nostro protagonista raggiunge Lump (acronimo di Linguistic Ubiquitous Multiplex), un’intelligenza artificiale basata sulla personalità di un Lll, Muels Aranlyde, noto scrittore (non serve che vi faccia notare che Muels Aranlyde è l’anagramma di Samuel Delany, vero?).

(La schiavitù è un tema toccato spesso dall’autore. Schiavi, ex-schiavi e schiavi in fuga sono protagonisti di The Fall of the Towers, Stars in my Pocket Like Grains of Sand, e Neveryon.)

Lump continua l’educazione di Jo facendogli abbracciare la visione complessa dell’universo.
Viaggiando nello spazio Jo si schianta contro la Cupola, una specie di centro di ricerca dedito alla raccolta di tutto il sapere dell’universo. Rischia di finire vivisezionato per approfondire le conoscenze della biologia umana, fugge e si incontra di nuovo con Lump.

In orbita attorno al Sole, Lump e Jo incontrano Ni Ty Lee, scrittore e poeta. Ni Ty Lee ha la caratteristica di aver già vissuto tutte le esperienze degli altri. È stato su Rhys, ha incontrato San Severina, ha avuto come maestro Muels Aranlyde stesso: Jo quasi impazzisce al pensiero che la sua vita non gli appartenga. Si separano, Jo viene arruolato nell’esercito imperiale, che si prepara a una violenta guerra.

A bordo dell’astronave da guerra su cui è imbarcato incontra una clandestina: la giovane Principessa dell’Impero, accompagnata dal suo Lump. La Principessa vuole andare su Empire Star per mettere fine alla schiavitù dei Lll. Jo decide di seguirla: pensa che il messaggio che deve annunciare riguardi proprio il fatto che la ragazza è venuta per liberare i Lll.

A questo punto avviene la grande rivelazione del romanzo. Empire Star è un’anomalia spaziotemporale, si può usare per viaggiare nel tempo. E qui Jo mette ordine a diversi (ma non tutti) pezzi del puzzle. La Principessa è San Severina ed è Charon, in diverse fasi delle sua vita. I due si sono già incontrati in maniera non-lineare. Il Lump della Principessa diventerà il Lump da lui incontrato sulla Luna. Molti degli eventi citati perdono la loro collocazione cronologica in quanto, grazie (o per colpa) del viaggio nel tempo si perde il nesso causa-effetto che usiamo per ordinare il mondo esterno.

Il romanzo termina con immagini di altri pezzi del puzzle, alcuni facilmente sistemabili, altri meno. L’annuncio della liberazione dei Lll. Jo da vecchio che incontra il se stesso più giovane e gli conferisce l’incarico di portare il messaggio. Ma anche la morte di Jo per mano di un generale dell’esercito.

Questa la trama. Se non avete capito niente, va benissimo: Empire Star è il tipo di libro che va letto e riletto soltanto per iniziare a comprenderlo. È un puzzle e non tutti i pezzi ci vengono forniti, molti si devono ricostruire in modo multiplessuale.

Ma che cos'è questa multiplessità?

È un concetto ideato da Delany, e rappresenta il passo successivo nel percorso concettuale che parte dal “semplice” e continua con il “complesso”. Per arrivare al concetto di “multiplex” vediamo prima che significato hanno per Delany questi altri due concetti.

La caratteristica della mente Simplex è che riesce a dare una risposta unica alla domanda “qual è la cosa più importante dell’universo?”. Non ha a che fare con la stupidità o l’intelligenza della persona. Gli scienziati del Progetto, per quanto intelligenti e colti, restano comunque convinti che la cosa più importante al mondo sia la stesura della loro enciclopedia (grazie alla quale non sarà più necessario usare i Lll come schiavi, addirittura sostengono).

La mente “complex” è invece in grado di concepire le numerose relazioni di causa ed effetto che, in un determinato contesto e in una determinata visione del mondo, consentono che una certa serie di eventi possa accadere.

Veniamo ora alla mente “multiplex”. Essa è quella capace di lavorare simultaneamente con diverse interpretazioni della realtà, anche in contraddizione tra di loro. Non è la mente turbata da paradossi o da paradigmi opposti, ma quella che vive in un mondo di interpretazioni in continua evoluzione e cambiamento.


Delany nelle sue opere ha tre temi ricorrenti: personaggi “simplex” che si ritrovano in un mondo “complex”, personaggi “complex” che però scoprono che la loro interpretazione dei fatti e le loro esperienze non corrispondono a quelle degli altri, e infine personaggi che incontrano altri personaggi, più saggi, che sono a conoscenza di cose impossibili.

Personaggi dei tipi elencati sopra si trovano in tutte le sue opere, Comet Jo nel corso della sua evoluzione li impersona tutti. Risulta anche più chiaro l’incontro di Jo con il poeta. Il poeta ha una visione multiplex della vita, è capace di abbracciare altri punti di vista, compreso ovviamente anche quello di Jo.

Il punto di vista del romanzo e Jewel, un gioiello che in realtà è un tritoviano, una creatura non umana che passa la maggior parte della sua vita in stato cristallino. Jewel stesso (o stessa?) dichiara di non essere un narratore affidabile in quanto tralascia intere parti del racconto, assumendo che un lettore multiplex non avrebbe alcun problema a ricostruirle.

Le storie dei personaggi di questo romanzo si incrociano, si ripiegano su se stesse, sembra quasi all'infinito. Non potrei trovare immagine migliore che quella dello spirografo, una collezione di cerchi che si incrociano, si sovrappongono, si ripiegano su se stessi.

Il romanzo è stato scritto nell'agosto del 1965 a New York, nell'arco di undici giorni, allo scopo di guadagnare qualche soldo per pagarsi un viaggio in Europa.

Il volume è stato pubblicato per la prima volta dalla Ace Double in coppia con Tree Lord of Imeten by Tom Purdom (copertina di Jack Gaughan). Negli ultimi 50 anni è stato ripubblicato almeno una decina di volte, spesso in compagnia con altri romanzi (tipica accoppiata Empire Star/Ballad of Beta-2).

Bantam nel 1981 ha pubblicato una riedizione di alcune opere di Delany, Distant Star, comprendente Empire Star. Il disegnatore John Jude Palencar ha illustrato alcune scene del romanzo. Tali illustrazioni sono dapprima presenti singolarmente, e al termine di ciascuna sezione del libro ricombinate in un singolo cerchio.




Quello che è interessante è che alcune illustrazioni sono ripetute su più cerchi, perché relative a più personaggi che si incrociano in tempi diversi della loro linea temporale (spero che sia chiaro).



Non finisce qui. Nel 1983 la Bantam pubblica il paperback di Distant Star, togliendo le illustrazioni ma lasciando le didascalie, che appaiono come “appunti” per ricostruire le varie trame. Sono testi non scritti da Delany, presenti per errore, ma che costituiscono una mappa delle storie del romanzo.


Tradotto in italiano da Giampaolo Cossato e Sandro Sandrelli, il libro è uscito per la prima volta nel 1977 sul numero 13 della rivista Robot (Armenia), e nel 1992 in Stelle Lontane, edizione italiana del Distant Star nominato sopra.