venerdì 26 luglio 2019

La Ballata di Beta-2

La Ballata di Beta-2 è un romanzo breve scritto da Samuel Delany nel 1965. Dopo gli science fantasy dei Gioielli di Aptor e della trilogia della Caduta delle Torri, è la sua prima opera di fantascienza spaziale pubblicata.

Possiamo considerare il libro come una torta a tre strati. Il primo riguarda Joneny, studente di antropologia, che in un lontano futuro viene incaricato dal suo professore di fare una ricerca su una ballata proveniente da una cultura umana che si è sviluppata su una flotta di astronavi generazionali.

Tipico problema dei viaggi spaziali. L’umanità costruisce 12 vascelli generazionali e li manda a colonizzare lo spazio, poi scopre un mezzo per viaggiare più veloce della luce. Cosa fare dei coloni che sono rimasti per secoli isolati nelle loro astronavi? Nel romanzo di Delany la Federazione li mette in orbita attorno a una stella e si dimentica di loro. Joneny raggiunge la flotta: due astronavi sono andate perdute durante la traversata cosmica, una è gravemente danneggiata e una quarta è del tutto disabitata. Lo studente entra in contatto con un bambino che manifesta subito strani poteri. Può vivere nel vuoto cosmico e teletrasportarsi da un’astronave all'altra.

Chi è? Perché si definisce “Figlio Del Distruttore”? Che relazione ha con gli abitanti delle astronavi, che invece sembrano essersi evoluti in sub-umani che ripetono meccanicamente le procedure per mantenere attiva la loro tecnologia?

L’altro strato è la ballata vera e propria. Sembra un pezzo di mitologia, si fanno riferimento a creature con un occhio solo, deserti di sabbia (inspiegabili nello spazio), luoghi ed eventi dal sapore fiabesco o archetipico. È il testo criptico che va interpretato. Joneny taglia corto, lo definisce derivativo, banale, non veramente rappresentativo della cultura che lo ha prodotto. Ma sembra così perché non conosce il contesto nel quale è stato creato.

L’ultimo strato sono i diari dell’equipaggio delle astronavi, scritti durante la traversata, la cui lettura fornisce le chiavi per comprendere sia la ballata che la presenza del misterioso ragazzino. La popolazione delle astronavi sembra si sia divisa in due culture, gli esseri umani “normali” che seguono la Norma, la Tradizione, che comprende l’eliminazione di qualsiasi devianza di comportamento e aspetto fisico da quello che viene proposto come “essere umano medio”. È una società che sta iniziando a stagnare, e grazie a Delany la cogliamo proprio nel punto di cristallizzazione, quando le procedure diventano riti e chi detiene la Legge dispone della vita e della morte anche del Capitano della Nave. L’altra cultura è quella dei “Uno-occhio”, che sembrano rimanere più intelligenti e flessibili degli esseri umani, ma che vengono da questi perseguitati.

E quindi il ragazzino? Spoiler: nasce dall’unione di uno dei capitani con un’entità spaziale che ha involontariamente distrutto due delle astronavi.

Anche l’interpretazione di questo romanzo è stratificata.

L’idea dell’astronave generazionale è un classico della fantascienza. L’idea è stata proposta per la prima volta da John Munro nel suo romanzo A Trip to Venus del 1897 e proposta in maniera più scientifica da Konstantin Ciolkovskij nel suo Il futuro della terra e dell'uomo del 1927. Non c’è autore tra i miei preferiti degli anni ’50 e ’60 che non abbia scritto la sua su questo tema: Heinlein, Aldiss, Simak, Leiber, Clarke, Brunner, LeGuin. Tipicamente la cultura a bordo delle Arche spaziali si evolve per i fatti suoi, come anche l’essere umano; molto spesso il fatto di vivere su un’astronave viene dimenticato assieme al fatto di dover raggiungere una destinazione

Il confronto più interessante è quello che possiamo fare con Universo di Heinlein, uscito nel 1941, dove già appare il concetto che la memoria storica del viaggio sia codificata in poemi. Sulla Vangurd concepita da Heinlein, infatti, i Testimoni creano brevi filastrocche per ricordare gli scambi commerciali e memorizzano gli eventi storici sotto forma di poemi. Il tema dell’arca generazionale ha avuto il suo picco negli anni 50 e 60 ed è andato scemando dalla seconda metà degli anni ’70. Indicava il malessere di una generazione per le scelte imposte dai padri, cosa che di fatto ebbe sbocco nel movimento del 68. Se vi interessa approfondire l’argomento vi consiglio la lettura del libro “The Generation Starship in Science Fiction: A Critical History, 1934-2001” di Simone Caroti.

Avevamo già visto leggendo I Gioielli di Aptor come l’autore fosse interessato alle difficoltà connesse con l’interpretazione di un testo. In Aptor questo testo era una profezia, e non veniva data una soluzione soddisfacente all’enigma. In Beta-2 la ballata ha un chiaro significato, che però emerge solo dopo aver conosciuto tutto il background del viaggio delle astronavi. Joneny deve fare esperienza dello stare a bordo delle astronavi per comprendere il significato del testo. Deve fare riferimento ad altri testi: i diari, ma prima ancora le relazioni dei primi esploratori e i manuali tecnici delle astronavi. Solo così può dare il giusto significato ai termini della poesia. Solo così capisce com'è possibile trovare il deserto nello spazio, o cosa significhino i piedi dolenti, o cosa sia la Collina della Testa di Morto.

After racking his mind he decided that the Navigation Offices would prove more interesting. He was a little curious to see what they re-created down the first corridor, as well as what sort of re-creation system they could have. But the idea of sacrifices to the sea left him completely bewildered, so he headed in that direction.

L’arte, ci dice Delany, non può essere compresa e giudicata al di fuori del contesto all’interno del quale è stata creata.

Abbiamo una donna, il Capitano della Beta-2, che resta miracolosamente incinta. Suo figlio ha dei super-poteri e può fare da contatto tra l’umanità e l’Entità Spaziale aliena, con tanto di frase tolta dal Vangelo “I and My Father are One”. La simbologia religiosa cristiana è chiara, con la differenza qui che è la madre a essere sacrificata. L’esperienza religiosa era presente anche nei Gioielli di Aptor e viene collegata qui alla poesia. Vi si oppone la religione “istituzionale” che mette limiti e de-finisce il concetto di essere umano, portando alla creazione di ghetti dove vengono relegati i Mono-Occhio. “It’s pointedly obvious that this section of the ship was not intended to be lived in … the hidden ways and mechanical niches and paths are never used by the people of the City.” Persone di colore, poveri, omosessuali, ma anche alieni e mutanti: chiunque non rientri nella definizione standard di “umano” viene escluso dalla Città.

Infine l’opera stessa è una specie di frattale. La ballata è la stessa storia che leggiamo nei diari di bordo, ma narrata in maniera diversa, con parole nuove. Come dice uno dei personaggi: “the youth pick words up from us, make up new meanings. Then we get ‘em back again. They affect us almost as much as we affect them.

La stessa cosa succede al protagonista Joneny quando incontra il Distruttore – le parole, i colori, sono gli stessi di quelli usati dal Capitano Leela quando incontra (e resta incinta) del Distruttore. Il romanzo quindi è come un prisma che prende un evento (l’incontro con una divinità spaziale aliena) e ce lo restituisce scomposto nelle sue varie parti. Scomposizione del tutto arbitraria e soggettiva, ovviamente.

(Mmm... Leela, capitano d'astronave, persone con un occhio solo... sicuri che non ci sia un collegamento con Futurama?)

Il romanzo è stato pubblicato dalla Ace Books nel 1965 accoppiato con Alpha Yes, Terra No! di Emil Petaja, ed è stato ripubblicato nel 1971 in edizione singola. Un'edizione rivista è stata pubblicata nel 1977 dalla Gregg Press, con introduzione di Marilyn Hacker, poetessa, traduttrice e critica letteraria (e moglie dell’autore – che poi si dovrebbe fare un post a parte sul fatto di essere un autore e sposarsi una critica letteraria).

In Italia è stato pubblicato per la prima volta nel 1970 dalla Casa Editrice La Tribuna nella collana Galassia, numero 122, tradotto da Vittorio Curtoni e Gianni Montanari. Nel 2015 il romanzo è stato ripubblicato sull'Urania Collezione numero 148.

2 commenti:

  1. “Leela, capitano d'astronave, persone con un occhio solo... sicuri che non ci sia un collegamento con Futurama?”

    Complimenti.
    Cercavo in rete se qualcuno si è accorto che Turanga Leela, mutante monocola di Futurama, richiama Leela RT-857, mutante monocola della Ballata di Beta-2. Secondo me Matt Groening ha voluto tributare un omaggio a uno dei migliori racconti di uno dei migliori autori.
    Buona lettura. Buona scrittura, visto che scrivi.

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