Alla fine pure io sono andato a Stranimondi. Prima o poi doveva capitare. Meglio togliersi subito il pensiero: quest’anno sono riuscito a scavare un paio di giorni liberi tra gli impegni di lavoro, in futuro chissà.
Ero presente per un giorno e mezzo, sono arrivato a Milano la mattina presto e sono subito andato alla sede dell’UESM per iscrivermi. La sera ho dormito in un alberghetto che a leggere le recensioni avrebbe dovuto essere poco più di uno scopatoio, ma che in realtà era abbastanza dignitoso.
Ero a SM principalmente per fare un po’ di “networking”, che nel mio caso consisteva nel riconoscere il nome sul cartellino di qualcuno, presentarmi, dire al qualcuno in questione che lo conoscevo perché seguivo il suo blog / pagina facebook / letto i suoi libri e restare lì mezzo minuto senza sapere che altro dire (per fortuna parlavano gli altri), salutare e ripetere.
Sono stato riconosciuto solo una volta e mezza. La prima volta da parte di Lanfranco Fabriani, al quale va la mia eterna gratitudine per non avermi fatto sentire un nulla in mezzo alla folla, ma per essere stato lui a riconoscere il mio nome e salutarmi. Poi c’era una ragazza alla quale il mio nome ricordava qualcosa, ma non era in grado di focalizzare cosa.
Meglio così.
Ho colto l’occasione per fare rifornimento di libri. Non che ne avessi vero bisogno: a casa sono pieno di libri che devo ancora leggere. Ma già che c’ero…
Sono andato allo stand della Plesio Editore. Non avevo un motivo preciso, ho scelto caso. Dietro il banchetto c’erano un ragazzo e una ragazza.
Ho subito espresso chiaramente la mia necessità:
- Vorrei un libro.
I due si sono guardati perplessi. La ragazza ha preso la parola: - Che genere di libro?
E io: - Uno tosto.
Con questo li ho messi in difficoltà.
- Che autori ti piacciono?
Ecco, qua si iniziava a ragionare. Ho snocciolato un lista di autori, italiani e non. Ma questo non li ha aiutati aiutarli. La ragazza si è messa a parlarmi di un libro da loro pubblicato, L’Ultimo Khama, di Stefano Andrea Noventa. Alle parole “scritto da un fisico” l’ho gentilmente interrotta: - Mi hai convinto. Lo prendo.
Il ragazzo si è quasi messo a piangere. Era l’autore di un altro dei libri in mostra. Gli è andata male. Però mi ha parlato del suo libro, Nytrya.
Me lo segno per il futuro...
Tra i vari ospiti c’era Alastair Reynolds. L’ho incontrato che osservava le vetrine all’ingresso. C’erano i modellini di alcune astronavi di Battlefleet Gothic. Ho attaccato bottone e gli ho spiegato come alcune parti di quelle astronavi fossero copiate da motori diesel a due tempi di tipo marino. Insomma è evidente, si vedono chiaramente gli sportelli per accedere ai vari vani e gli attuatori per le valvole di scarico. Mr Reynolds non è rimasto particolarmente colpito dalla cosa, devo dire.
A proposito di Reynolds, eravamo nella toilette dei gentiluomini quando Reynolds esce dal cesso con faccia sconvolta. Qualcuno gli chiede: - C’era un mostro?
E lui ha risposto: - Adesso sì.
Mi è bastato questo: ho comprato un suo libro.
Su suggerimento di Jacopo Berti (compagno di viaggio per l’occasione) ho preso “Dimenticami Trovami Sognami” di Andrea Viscusi.
Su suggerimento di Maico Morellini ho preso “Voci dalla Polis” di Maico Morellini. Ma ho il sospetto che il suo non sia stato un consiglio completamente disinteressato.
Come già detto, ho preso l’ultimo di Alastair Reynolds, L’Ultimo Cosmonauta. E infine, come da scenetta sopra, il libro del Noventa.
Il pomeriggio di domenica l’ho passato a zonzo per Milano. Scartando Duomo (troppa fila) e mostra di stampe giapponesi (troppa fila), sono andato alla Pinacoteca Ambrosiana, dove – sorpresa! – ho trovato una delle quattro versioni del Bacio di Hayez. In generale la quiete della Pinacoteca mi è servita per rilassarmi dalla folla e dalla confusione di Stranimondi.
Nel complesso Stranimondi è stata una bella occasione per conoscere tutti quei personaggi che di solito sono sempre e solo dei nomi su uno schermo, partecipare a degli incontri interessanti e portare a casa qualche libro.
E adesso a noi, Science Plus Fiction!
Ero presente per un giorno e mezzo, sono arrivato a Milano la mattina presto e sono subito andato alla sede dell’UESM per iscrivermi. La sera ho dormito in un alberghetto che a leggere le recensioni avrebbe dovuto essere poco più di uno scopatoio, ma che in realtà era abbastanza dignitoso.
Ero a SM principalmente per fare un po’ di “networking”, che nel mio caso consisteva nel riconoscere il nome sul cartellino di qualcuno, presentarmi, dire al qualcuno in questione che lo conoscevo perché seguivo il suo blog / pagina facebook / letto i suoi libri e restare lì mezzo minuto senza sapere che altro dire (per fortuna parlavano gli altri), salutare e ripetere.
Sono stato riconosciuto solo una volta e mezza. La prima volta da parte di Lanfranco Fabriani, al quale va la mia eterna gratitudine per non avermi fatto sentire un nulla in mezzo alla folla, ma per essere stato lui a riconoscere il mio nome e salutarmi. Poi c’era una ragazza alla quale il mio nome ricordava qualcosa, ma non era in grado di focalizzare cosa.
Meglio così.
Ho colto l’occasione per fare rifornimento di libri. Non che ne avessi vero bisogno: a casa sono pieno di libri che devo ancora leggere. Ma già che c’ero…
Sono andato allo stand della Plesio Editore. Non avevo un motivo preciso, ho scelto caso. Dietro il banchetto c’erano un ragazzo e una ragazza.
Ho subito espresso chiaramente la mia necessità:
- Vorrei un libro.
I due si sono guardati perplessi. La ragazza ha preso la parola: - Che genere di libro?
E io: - Uno tosto.
Con questo li ho messi in difficoltà.
- Che autori ti piacciono?
Ecco, qua si iniziava a ragionare. Ho snocciolato un lista di autori, italiani e non. Ma questo non li ha aiutati aiutarli. La ragazza si è messa a parlarmi di un libro da loro pubblicato, L’Ultimo Khama, di Stefano Andrea Noventa. Alle parole “scritto da un fisico” l’ho gentilmente interrotta: - Mi hai convinto. Lo prendo.
Il ragazzo si è quasi messo a piangere. Era l’autore di un altro dei libri in mostra. Gli è andata male. Però mi ha parlato del suo libro, Nytrya.
Me lo segno per il futuro...
Tra i vari ospiti c’era Alastair Reynolds. L’ho incontrato che osservava le vetrine all’ingresso. C’erano i modellini di alcune astronavi di Battlefleet Gothic. Ho attaccato bottone e gli ho spiegato come alcune parti di quelle astronavi fossero copiate da motori diesel a due tempi di tipo marino. Insomma è evidente, si vedono chiaramente gli sportelli per accedere ai vari vani e gli attuatori per le valvole di scarico. Mr Reynolds non è rimasto particolarmente colpito dalla cosa, devo dire.
A proposito di Reynolds, eravamo nella toilette dei gentiluomini quando Reynolds esce dal cesso con faccia sconvolta. Qualcuno gli chiede: - C’era un mostro?
E lui ha risposto: - Adesso sì.
Mi è bastato questo: ho comprato un suo libro.
Su suggerimento di Jacopo Berti (compagno di viaggio per l’occasione) ho preso “Dimenticami Trovami Sognami” di Andrea Viscusi.
Su suggerimento di Maico Morellini ho preso “Voci dalla Polis” di Maico Morellini. Ma ho il sospetto che il suo non sia stato un consiglio completamente disinteressato.
Come già detto, ho preso l’ultimo di Alastair Reynolds, L’Ultimo Cosmonauta. E infine, come da scenetta sopra, il libro del Noventa.
Il pomeriggio di domenica l’ho passato a zonzo per Milano. Scartando Duomo (troppa fila) e mostra di stampe giapponesi (troppa fila), sono andato alla Pinacoteca Ambrosiana, dove – sorpresa! – ho trovato una delle quattro versioni del Bacio di Hayez. In generale la quiete della Pinacoteca mi è servita per rilassarmi dalla folla e dalla confusione di Stranimondi.
Nel complesso Stranimondi è stata una bella occasione per conoscere tutti quei personaggi che di solito sono sempre e solo dei nomi su uno schermo, partecipare a degli incontri interessanti e portare a casa qualche libro.
E adesso a noi, Science Plus Fiction!