domenica 27 giugno 2021

A Memory Called Empire di Arkady Martine

Sinossi:
Ambassador Mahit Dzmare arrives in the center of the multi-system Teixcalaanli Empire only to discover that her predecessor, the previous ambassador from their small but fiercely independent mining Station, has died. But no one will admit that his death wasn't an accident—or that Mahit might be next to die, during a time of political instability in the highest echelons of the imperial court.

Now, Mahit must discover who is behind the murder, rescue herself, and save her Station from Teixcalaan's unceasing expansion—all while navigating an alien culture that is all too seductive, engaging in intrigues of her own, and hiding a deadly technological secret—one that might spell the end of her Station and her way of life—or rescue it from annihilation.


A Memory Called Empire non è una space opera come ve la aspettereste. Sebbene narri le vicende di un vasto impero galattico, il romanzo è ambientato su un singolo pianeta, del quale si vede in dettaglio solo la sede di governo. Mancano le avventure su ampia scala spesso associate a questo sottogenere. A Memory Called Empire è meglio definito come un interstellar mystery adventure. La protagonista deve scoprire chi ha ucciso il suo predecessore alla carica di ambasciatrice della Stazione Lsel presso l’Impero Teixcalaani, evitare attentati e se può, nel frattempo, innamorarsi della sua addetta culturale e assistente Three Seagrass.

Più che esplorare lo spazio interstellare, l'autrice Arkady Martine è interessata a esplorare lo spazio culturale occupato da un Impero e la sua relazione con quello, più ridotto, all’interno del quale cerca di sopravvivere una provincia non ufficialmente ancora sottomessa.

Come persona nata e cresciuta in una regione che nell’ultimo secolo è passata sotto l’influenza di ben quattro domini culturali diversi, posso dire che questo romanzo mi ha parlato in maniera particolare.

Lunga e interessante è la relazione della fantascienza con gli imperi galattici (o interstellari, o interplanetari…): la si fa risalire al 1900, con The Struggle for Empire: A Story of the Year 2236 di Robert W. Cole, che immagina una Impero Britannico che estende la sua influenza (e la sua fame di risorse) ad altri sistemi solari. Nei decenni successivi Asimov, Herbert e Guerre Stellari hanno saldato l’archetipo dell’Impero Galattico nella nostra immaginazione.

Ma come fatto notare da Csicsery-Ronay (nel suo saggio “Science Fiction and Empire”), la fantascienza è sorta per prima nelle nazioni più imperialiste (Inghilterra e Francia) spostandosi poi in USA e Russia quando queste iniziarono le loro attività imperiali.

Per una trattazione più approfondita della relazione tra Fantascienza e Colonialismo vi invito a leggere anche il saggio Colonialism and the Emergence of Science-Fiction di John Rieder.

Quello su cui Martine pone l’accento è l’aspetto coloniale di un Impero (ammettendo che i due aspetti possano essere separati), di come questi eserciti la sua influenza militare e culturale, riversando legioni di soldati e opere di narrativa sugli stati indipendenti ai suoi confini.

Ma che cos’è un impero?

Per Edward Said l'imperialismo è "La pratica, la teoria, gli atteggiamenti di un centro metropolitano urbano che governa un territorio lontano".

La capitale dell’Impero Teixcalaani è una ecumenopoli, una città-pianeta erede di Trantor e di Coruscant. Nel linguaggio Teixcalaani si usa la stessa parola per dire “mondo”, “città” e “impero”. Quando un nuovo sistema solare viene annesso all’Impero esso di fatto inizia a esistere per il mondo. Le culture al di fuori dell’Impero, compresa quella di Mahit, sono considerate barbare.

L'Impero Teixcalaani è un patchwork di diversi imperi del passato. Linguaggio e culto derivano dall'impero azteco, l'organizzazione politica da quello cinese e bizantino. Per confronto Lsel e il suo linguaggio sono ispirati all’Armenia. In particolare, Martine si è ispirata alla conquista del regno armeno di Ani nel 1044 da parte dell’Impero Bizantino per rappresentare gli sforzi di Lsel per rimanere indipendenti.

Ma soprattutto per Martine l'Impero è una Memoria, qualcosa oggetto di una ricostruzione culturale narrativa. I funzionari che governano l’Impero sono ossessionati dalla produzione poetica delle epoche precedenti. Le avventure passate di imperatori e condottieri sono usate come termini di paragone del presente, ma sempre nella loro forma romanzata e liricizzata. L’Impero è una continua narrazione e ri-narrazione di se stesso.

It was hard for her to wrap her mind around—the very idea of Teixcalaan not being permanent, irrevocable, eternal. And she was a barbarian, a foreign particle, just a thing that loved (did she? Did she still?) the Empire’s literature and culture, it wasn’t home; it had never been the shape of the world for her like it must be for Three Seagrass, only the shape that distorted the world out of true, the warp of heavy mass pulling at the fabric of space.

Ritorniamo a Said: “ogni impero racconta a se stesso e al mondo di non essere come gli altri imperi, che la sua missione non è di saccheggiare e dominare ma di educare e liberare".

Un impero divora: è un termine usato molto spesso in riferimento ai Teixcalaanlitzlim, che inglobano pianeti per le loro risorse – nel caso della Stazione Spaziale Lsel la risorsa è il wormhole presso cui si trova.

Per entrare nel loro mondo Teixcalaani la protagonista deve cogliere rimandi e citazioni, cosa resa difficile perché spesso molte opere non sono arrivate alla “periferia” nella quale ha vissuto.

Mahit was so very tired of disambiguating between the tiny shades in meaning between one Teixcalaanli phrase and another, the effort it took to rearrange the emphasis of a sentence to render it accurate. The effort it took to keep straight what she had told Three Seagrass, what she had told Twelve Azalea, and what she hadn’t told anyone at all.

Non c’è frase detta da uno dei personaggi che non debba essere interpretata vagliata, le cui parole non debbano essere messe in relazione con la cultura Teixcalaanli e il contesto nel quale vengono dette. È una battaglia continua della protagonista, e quindi anche del lettore, con i dialoghi Teixcalaanli.

Mahit è innamorata della cultura Teixcalaanli, nonostante sia la cultura dei conquistatori e dominatori. Ma non vuole che Lsel ne diventi una colonia. Che strumenti ha per opporsi alla colonizzazione? Martine introduce subito nel romanzo il concetto di Imago, copie informatiche della mente di abitanti illustri di Lsel con i quali entrare in contatto mentale per avere aiuti. A Mahit viene impiantato l'Imago di Yskandr Aghavn, il suo predecessore. Purtroppo ci sono dei problemi e l'ambasciatrice si trova sola e senza sostegno, e parte del romanzo consiste nelle sue avventure per recuperare un chip con l'Imago perduto. L'Imago rappresenta per gli abitanti di Lsel un profondo collegamento psicologico con il loro passato. È questo collegamento che può permettere loro di sconfiggere l'Impero. L'Imperatore Six Directions (nessuna relazione con gli One Direction) infatti sta morendo e all'orizzonte si protende una devastante guerra civile. Se Six Directions riuscisse a impiantare una sua Imago in un suo clone, forse l'Impero si salverebbe.

È tipica ipocrisia imperiale e coloniale: la tecnologia per le Imago è considerata blasfema nell'Impero, i Lsel sono dei barbari a usarla, ma l'Impero stesso è pronto ad appropriarsene pur di sopravvivere. Lsel può quindi fare leva sulle Imago per ricattare i Teixcalaanlitzlim e mantenere la propria indipendenza.

“You pump the dead full of chemicals and refuse to let anything rot—people or ideas or… or bad poetry, of which there is in fact some, even in perfectly metrical verse,”

Testi che affiancherei a questo romanzo, per capirlo meglio e approfondire certi spunti:
“Culture and Imperialism” di Edward Said
“Colonialism and the Emergence of Science-Fiction” di John Rieder.
“Science Fiction and Empire” di Istvan Csicsery-Ronay
“Science Fiction and Empire” di Patricia Kerslake


domenica 13 giugno 2021

Space and Place: the Perspective of Experience.

Che cos'è lo spazio? Cos'è il luogo? Come si relaziona, come occupa l'essere umano questi due ambiti dell'esistenza?

Space and Place: the Perspective of Experience è un saggio di Yi-Fu Tuan che raccoglie la conoscenza scientifica, le tradizioni di vari popoli, l'esperienza personale dell'autore sul non banale, dato sempre per scontato, rapporto tra l'essere umano e lo spazio che lo circonda.

Come la persona umana, che è assieme animale, fantasista e computer, ha esperienza e capisce il mondo è il tema del libro.

Che cos'è un luogo? Che cosa gli dà la sua identità che lo contraddistingue dal generico spazio?

I fisici Niels Bohr e Werner Heisenberg visitano il Castello di Kronber e riflettono come il sapere che quello è il "castello di Amleto" cambi la visione che si ha del luogo, anche se Amleto è un personaggio immaginario. Cambia, possiamo dire in modo quantico?, il modo di vedere le rocce e le forme del castello.

Lo spazio dove si vive influenza il nostro modo di concepire se stessi e l'universo. I Pigmei del Congo che vivono tutta la loro vita nella foresta, senza mai vedere il cielo, senza mai vedere uno spazio aperto, vivono in un luogo che non cambia – hanno una concezione del tutto diversa del tempo e la loro mitologia è priva di qualsiasi storia sull'inizio del mondo e la sua fine.

Come ha scritto Mary McCarthy: Due pescatori seduti vicini sulla spiaggia sembrano naturali, due poeti che meditano sui loro versi alla stessa distanza già occupano spazio.

Ma cosa sono spazio e luogo?

Lo spazio è libertà, ma anche pericolo. È un foglio bianco sul quale deve essere messo un significato. Si può associare la foresta allo spazio? La foresta è piena di oggetti (alberi), lo sguardo ne è limitato: è una regione di possibilità. Ritorna l'esempio dei Pigmei del Congo: i loro villaggi non hanno templi o sedi di culto, è la foresta stessa attorno al villaggio a contenere il sacro.

L'essere umano si muove nello spazio, ne fa esperienza, apprendimento. Lo organizza nella sua mente tramite i sensi, principalmente la vista, solo in secondo luogo con gli altri quattro.

Come ha scritto Susanne Langer: Il mondo della fisica è essenzialmente il mondo reale costruito tramite astrazioni matematiche, e il mondo dei sensi è il mondo reale costruito tramite astrazioni che gli organi di senso ci forniscono.

Esistono diversi tipi di spazi: c'è quello mitologico, che sottende a uno schema concettuale dell'esistenza: c'è quello pragmatico, dove vi avvengono le attività pratiche. Per le popolazioni di cacciatori lo spazio si divide in "range" e "estate" (ho preferito non tradurre i termini originali). "Range" è lo spazio per la caccia, per la sopravvivenza, è dove si corre.

"Estate"è lo spazio sociale, per sedersi e riposarsi. È dove si dorme e si sogna.

Lo spazio mitologico stesso può essere di due tipi: una zona sconosciuta attorno allo spazio pragmatico conosciuto, oppure una componente spaziale separata della visione del mondo. Hic sunt leones vs Paradiso.

Luogo è lo spazio chiuso e umanizzato. Il luogo è centro calmo sede di valori. Già a livello animale i luoghi sono centri di sentito valore dove alcuni bisogni biologici (cibo, sicurezza) sono soddisfatti.

Il luogo è un tipo di oggetto. Luoghi e oggetti definiscono lo spazio, dandogli personalità geometrica.

Il luogo è una pausa nel movimento, anche solo movimento visivo. Il panorama è fatto di luoghi.

L'essere umano necessita di spazio e di luogo.

Yi-Fu Tuan passa poi ad analizzare la relazione tra l'uomo e gli edifici, le città e le nazioni dove vive.

Edifici e monumenti sono il testo base per tramandare tradizioni e una visione della realtà.

Il villaggio, separato dalla natura, diventa un luogo. La città, evoluzione del villaggio, perde parte della sua identità frammentandosi in luoghi separati (i rioni, il porto, il salotto buono etc...) e ridiventa spazio.

Connesso con i concetti di spazio e luogo è quello di tempo. Anzi possiamo percepire solo tempo e spazio nello stesso istante, muovendoci.

Yi-Fu Tuan riporta l'esempio, semplice ma illuminante, del manager che per passare da un ufficio all'altro (distanti pochi metri) ci mette anni di carriera. E allontanandoci dal proprio luogo (casa, città, nazione) si viaggia indietro nel tempo: popoli percepiti come esotici non hanno Storia, e luoghi lontani sono "senza tempo". "Noi" siamo sempre "qui". "Loro" sono sempre "là". Vicinanza e distanza dipendono tanto dalla distanza geografica che dall'intimità interpersonale.

Una lettura interessantissima su un argomento che molti trascurano spesso.