Ambassador Mahit Dzmare arrives in the center of the multi-system Teixcalaanli Empire only to discover that her predecessor, the previous ambassador from their small but fiercely independent mining Station, has died. But no one will admit that his death wasn't an accident—or that Mahit might be next to die, during a time of political instability in the highest echelons of the imperial court.
Now, Mahit must discover who is behind the murder, rescue herself, and save her Station from Teixcalaan's unceasing expansion—all while navigating an alien culture that is all too seductive, engaging in intrigues of her own, and hiding a deadly technological secret—one that might spell the end of her Station and her way of life—or rescue it from annihilation.
A Memory Called Empire non è una space opera come ve la aspettereste. Sebbene narri le vicende di un vasto impero galattico, il romanzo è ambientato su un singolo pianeta, del quale si vede in dettaglio solo la sede di governo. Mancano le avventure su ampia scala spesso associate a questo sottogenere. A Memory Called Empire è meglio definito come un interstellar mystery adventure. La protagonista deve scoprire chi ha ucciso il suo predecessore alla carica di ambasciatrice della Stazione Lsel presso l’Impero Teixcalaani, evitare attentati e se può, nel frattempo, innamorarsi della sua addetta culturale e assistente Three Seagrass.
Più che esplorare lo spazio interstellare, l'autrice Arkady Martine è interessata a esplorare lo spazio culturale occupato da un Impero e la sua relazione con quello, più ridotto, all’interno del quale cerca di sopravvivere una provincia non ufficialmente ancora sottomessa.
Come persona nata e cresciuta in una regione che nell’ultimo secolo è passata sotto l’influenza di ben quattro domini culturali diversi, posso dire che questo romanzo mi ha parlato in maniera particolare.
Lunga e interessante è la relazione della fantascienza con gli imperi galattici (o interstellari, o interplanetari…): la si fa risalire al 1900, con The Struggle for Empire: A Story of the Year 2236 di Robert W. Cole, che immagina una Impero Britannico che estende la sua influenza (e la sua fame di risorse) ad altri sistemi solari. Nei decenni successivi Asimov, Herbert e Guerre Stellari hanno saldato l’archetipo dell’Impero Galattico nella nostra immaginazione.
Ma come fatto notare da Csicsery-Ronay (nel suo saggio “Science Fiction and Empire”), la fantascienza è sorta per prima nelle nazioni più imperialiste (Inghilterra e Francia) spostandosi poi in USA e Russia quando queste iniziarono le loro attività imperiali.
Per una trattazione più approfondita della relazione tra Fantascienza e Colonialismo vi invito a leggere anche il saggio Colonialism and the Emergence of Science-Fiction di John Rieder.
Quello su cui Martine pone l’accento è l’aspetto coloniale di un Impero (ammettendo che i due aspetti possano essere separati), di come questi eserciti la sua influenza militare e culturale, riversando legioni di soldati e opere di narrativa sugli stati indipendenti ai suoi confini.
Ma che cos’è un impero?
Per Edward Said l'imperialismo è "La pratica, la teoria, gli atteggiamenti di un centro metropolitano urbano che governa un territorio lontano".
La capitale dell’Impero Teixcalaani è una ecumenopoli, una città-pianeta erede di Trantor e di Coruscant. Nel linguaggio Teixcalaani si usa la stessa parola per dire “mondo”, “città” e “impero”. Quando un nuovo sistema solare viene annesso all’Impero esso di fatto inizia a esistere per il mondo. Le culture al di fuori dell’Impero, compresa quella di Mahit, sono considerate barbare.
L'Impero Teixcalaani è un patchwork di diversi imperi del passato. Linguaggio e culto derivano dall'impero azteco, l'organizzazione politica da quello cinese e bizantino. Per confronto Lsel e il suo linguaggio sono ispirati all’Armenia. In particolare, Martine si è ispirata alla conquista del regno armeno di Ani nel 1044 da parte dell’Impero Bizantino per rappresentare gli sforzi di Lsel per rimanere indipendenti.
Ma soprattutto per Martine l'Impero è una Memoria, qualcosa oggetto di una ricostruzione culturale narrativa. I funzionari che governano l’Impero sono ossessionati dalla produzione poetica delle epoche precedenti. Le avventure passate di imperatori e condottieri sono usate come termini di paragone del presente, ma sempre nella loro forma romanzata e liricizzata. L’Impero è una continua narrazione e ri-narrazione di se stesso.
It was hard for her to wrap her mind around—the very idea of Teixcalaan not being permanent, irrevocable, eternal. And she was a barbarian, a foreign particle, just a thing that loved (did she? Did she still?) the Empire’s literature and culture, it wasn’t home; it had never been the shape of the world for her like it must be for Three Seagrass, only the shape that distorted the world out of true, the warp of heavy mass pulling at the fabric of space.
Ritorniamo a Said: “ogni impero racconta a se stesso e al mondo di non essere come gli altri imperi, che la sua missione non è di saccheggiare e dominare ma di educare e liberare".
Un impero divora: è un termine usato molto spesso in riferimento ai Teixcalaanlitzlim, che inglobano pianeti per le loro risorse – nel caso della Stazione Spaziale Lsel la risorsa è il wormhole presso cui si trova.
Per entrare nel loro mondo Teixcalaani la protagonista deve cogliere rimandi e citazioni, cosa resa difficile perché spesso molte opere non sono arrivate alla “periferia” nella quale ha vissuto.
Mahit was so very tired of disambiguating between the tiny shades in meaning between one Teixcalaanli phrase and another, the effort it took to rearrange the emphasis of a sentence to render it accurate. The effort it took to keep straight what she had told Three Seagrass, what she had told Twelve Azalea, and what she hadn’t told anyone at all.
Non c’è frase detta da uno dei personaggi che non debba essere interpretata vagliata, le cui parole non debbano essere messe in relazione con la cultura Teixcalaanli e il contesto nel quale vengono dette. È una battaglia continua della protagonista, e quindi anche del lettore, con i dialoghi Teixcalaanli.
Mahit è innamorata della cultura Teixcalaanli, nonostante sia la cultura dei conquistatori e dominatori. Ma non vuole che Lsel ne diventi una colonia. Che strumenti ha per opporsi alla colonizzazione? Martine introduce subito nel romanzo il concetto di Imago, copie informatiche della mente di abitanti illustri di Lsel con i quali entrare in contatto mentale per avere aiuti. A Mahit viene impiantato l'Imago di Yskandr Aghavn, il suo predecessore. Purtroppo ci sono dei problemi e l'ambasciatrice si trova sola e senza sostegno, e parte del romanzo consiste nelle sue avventure per recuperare un chip con l'Imago perduto. L'Imago rappresenta per gli abitanti di Lsel un profondo collegamento psicologico con il loro passato. È questo collegamento che può permettere loro di sconfiggere l'Impero. L'Imperatore Six Directions (nessuna relazione con gli One Direction) infatti sta morendo e all'orizzonte si protende una devastante guerra civile. Se Six Directions riuscisse a impiantare una sua Imago in un suo clone, forse l'Impero si salverebbe.
È tipica ipocrisia imperiale e coloniale: la tecnologia per le Imago è considerata blasfema nell'Impero, i Lsel sono dei barbari a usarla, ma l'Impero stesso è pronto ad appropriarsene pur di sopravvivere. Lsel può quindi fare leva sulle Imago per ricattare i Teixcalaanlitzlim e mantenere la propria indipendenza.
“You pump the dead full of chemicals and refuse to let anything rot—people or ideas or… or bad poetry, of which there is in fact some, even in perfectly metrical verse,”
Testi che affiancherei a questo romanzo, per capirlo meglio e approfondire certi spunti:
“Culture and Imperialism” di Edward Said
“Colonialism and the Emergence of Science-Fiction” di John Rieder.
“Science Fiction and Empire” di Istvan Csicsery-Ronay
“Science Fiction and Empire” di Patricia Kerslake
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