lunedì 13 maggio 2024

Return to Nevèrÿon: il gran finale

Return to Nevèrÿon è il quarto e ultimo volume dell’omonima serie di romanzi fantasy scritta da Samuel Delany. Il volume è stato pubblicato per la prima volta col titolo “The Bridge of Lost Desire” dalla casa editrice Arbor nel 1987. Il titolo cercava di nascondere i riferimenti più evidenti (almeno in copertina) al resto della serie, dato che la casa editrice dei tre libri precedenti, la Bantam Books, aveva deciso di non pubblicare più Delany dopo che nel volume Flight from Nevèrÿon aveva scritto in maniera esplicita del tema dell’AIDS ("The Tale of Plagues and Carnivals, or, Some Informal Remarks toward the Modular Calculus, Part Five").


In questo volume troviamo le tre storie finali e un’appendice.

In "The Game of Time and Pain" incontriamo di nuovo Gorgik, protagonista e/o comparsa di numerosi racconti precedenti. Qua lo incontriamo ormai quasi cinquantenne, scafato ministro della Principessa Ynelgo. Viaggiando per andare al funerale del suo nemico politico Lord Krodar, incontra un giovane barbaro e gli racconta alcuni fatti della sua vita, di come sia diventato schiavo, delle sue esperienze in schiavitù e di come una volta liberato sia diventato un ribelle in lotta contro quella istituzione disumana prima e politico dopo. Molti fatti si sovrappongono con racconti precedenti, altri sono nuovi, in particolare il suo incontro, lui schiavo in miniera, con un gruppo di turisti nobili che li affittarono per alcuni lavori nel loro accampamento.

Vede una cosa che lascia una segno indelebile: un nobile che si eccita sessualmente mettendosi un collare da schiavo. Questo genera il Gorgik una serie di pensieri su sesso, politica e potere: la sua conclusione (condividendo anche lui simili kink) è che non potrà mai essere libero dalla schiavitù finché esistono altri schiavi – da qui la sua campagna per l’abolizione dell’istituzione.

La sua lotta l’ha portato a diventare un uomo politico, a muoversi tra i nobili della Corte che prima combatteva, fino a diventare una emanazione dell’autorità, la stessa autorità che prima manteneva la schiavitù e che adesso ne regola l’abolizione. Ma come abbiamo visto in Neveryóna: Or, The Tale of Signs and Cities (nello specifico nell’incontro tra Prynn e Lady Keynes) altre forme di schiavitù sono messe in atto, come il salario. Gli ex schiavi lavorano per salari da povertà negli slum delle città dove si sono “liberamente” potuti spostare.

Lord Krodar è il nemico politico di Gorgik, ma è anche la persona attorno la quale egli ha modellato la sua personalità politica. Ora che il suo nemico è morto Gorgik è in crisi esistenziale.
“When the old definitions are gone, he [Gorgik] thought, how we grasp about for new ones! What am I, then? And what is this ‘I’ that asks? Yet to articulate them was to be aware of the split between them, between the mystical that asked them and the historical they asked of, between the unknowable hearing them and the determinable prompting them, so that finally he came to this most primitive proposition: only when such a split opened among the variegated responses to a variegated world was there any self.”
… in un brano che riesce a comprimere Cartesio, Hegel, Heidegger, Pascal, Kant e Sant’Agostino.

"The Tale of Rumor and Desire" è un mosaico di eventi della vita di Clodon, anche lui già incontrato in precedenza (XXX), di come sia diventato un criminale, un bandito, e di come si sia prostituito per un breve periodo al Ponte del Desiderio Perduto di Kholari, capitale di Neveryon. La serie di incontri porterà Clodon a fingere di essere Gorgik per rapinare i viandanti sulle strade dell’Impero – e finisce accoltellato da altri banditi. Questo racconto tratta del desiderio (desire) e della libido (lust), con Clodon che a un certo punto della sua vita incontra una donna che incarna tutti i suoi desideri sessuali, un’attrice che lo recluta per visitare una famosa cascata dove, forse, vivono ancora i draghi. Come Gorgik spiega a Udrog in “The Game of Time and Pain”:
“Tale tellers talk of lust as a fire that makes the body shiver as though cased in ice. But it’s not the fire or the ice that characterizes desire, but the contradiction between them. Perhaps, then, we should go on calling it a pause, a split, a gap – a silence that, on either side, though it seems impassable, is one that, while we are in it and it threatens to shake us apart, it seems we will never escape.”
"The Tale of Gorgik" ripropone la prima storia del ciclo, presente nel volume “Tales of Nevèrÿon”. Rileggendola dopo aver letto tutte le altre storie vediamo come sia ad essa collegata, con i collegamenti che ovviamente a una prima lettura non potevano essere noti, e che solo dopo 11 storie ambientate in quel mondo ci risultano finalmente chiari e (finalmente) vediamo come tutte le storie in qualche modo l’hanno intersecata, ne sono state matrici o conclusioni. Il ragazzo che Gorgik vede togliersi il collare (e che lo ispira a suo modo sia politicamente che sessualmente) è proprio Clodon da giovane, il quale per un breve periodo provò a prostituirsi come “schiavo” sul Ponte del Desiderio Perduto.


Rileggiamo anche il primo incontro di Gorgik con la schiavitù: in un magazzino trova degli schiavi commerciati da suo padre, quando ripassa nello stesso posto non li trova più. In quel momento gli viene l’idea che l’essere umano è un corpo che si può trasformare in merce.

Return to Nevèrÿon viene considerate da Delany il suo magnum opus. È la sua grande epica, ma al contrario di quella Omerica, l’eroe non è focus e punto di vista della narrazione. Gorgik è un eroe del quale si parla molto, su di lui circolano molte storie, ci sono troppi imitatori per poter stabilire definitivamente chi o cosa sia – non siamo più sicuri di cosa il simbolo Gorgik vada a indicare o cosa voglia dire. Lo possiamo solo vedere (spesso di fuggita) negli incroci con tutte le altre storie. Nella saga ricorre spesso il tema del tessere e dell’intreccio, e della relativa formazione di storie e racconti.


Si esiste quando ci si può raccontare. Ma le storie non devono solo essere raccontate, devono anche essere ricordate. E per essere ricordate devono essere scritte (nella saga vediamo troppo spesso come le storie orali cambino di bocca in bocca), ma non tutti possono farlo, solo i pochi con questo potere possono. Potere e linguaggio: non per niente la saga prende spunto da due “buchi neri narrativi” nella storia degli Stati Uniti: quella della schiavitù e quella relativa all’AIDS.
“Language is first and foremost a stabilizer of behaviour, thought, and feeling, of human responses and reactions – both for groups and for individuals. Language is a stabilizer among our responses to the world and to our problems in it”

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