Navigando su internet, mi
sono imbattuto nella seguente fotografia:
Vista la quale, mi sono
ricordato dell'analogo veicolo usato da Ray Steam in Steamboy:
Ho quindi pensato: vivo
nel 2013, dov'è la mia motoruota?
L'idea
di avere un mezzo di trasporto con una sola ruota, e con il pilota
all'interno di essa, venne applicata alle biciclette nella seconda
metà del 1800. Nel 1869 il marsigliese Rousseau crea infatti un
velivolo costituito sì da due ruote, ma con la minore posta
all'interno della maggiore. Non poteva sterzare ma, almeno, era
dotata di freni.
Un esemplare
della monoruota di Rousseau è visibile al Museo della Bicicletta di
Fermo Galbiati a Milano e ne potete vedere una foto qui a sinistra.
Per
tutto il resto dell'ottocento verranno proposti numerosi modelli di
monoruota a pedali, fino al 1904, anno in cui la ditta piemontese
Garavaglia presenta all'Esposizione di Milano la sua motoruota, mossa
da un motore a quattro tempi (qui a destra).
Tale
sistema di locomozione presenta una serie di problemi non banali, ai
quali numerosi inventori tentarono di trovare una soluzione negli anni
successivi.
Il
problema maggiore è il così detto gerbiling (che non va confuso con
la pratica sessuale detta gerbilling). Si ha il gerbiling quando, in
caso di accelerazione o frenata improvvise, le forze applicate
superano la forza di gravità: il pilota si trova quindi a girare
all'interno della ruota stessa. Come uno sfortunano criceto. Potete immaginare da
soli quanto imbarazzante possa essere la situazione.
Altrettanto
critico, ovviamente, risulta sterzare il veicolo, cosa che spesso si
ottiene, poco elegantemente, con il pilota che sposta il peso del suo
corpo.
Il problema fondamentale delle
monoruote è che le tre funzioni base di un veicolo, ovvero spinta, frenata
e sterzo, sono fornite tutte dalla stessa superficie di contatto con
l'asfalto.
Il
modello proposto da D'Harlingue nel 1917 tenta
di risolvere questi problemi introducendo dei pattini per evitare il
gerbiling e addirittura un'elica aeronautica per sterzare (foto a sinistra).
Probabilmente funzionava, anche se penso potesse essere un po'
pericoloso per i passanti...
Arriviamo
quindi al brevetto del 1922 dell'italiano Davide Cislaghi, poliziotto
milanese che a bordo della sua motoruota percorse l'intero tratto
Milano-Roma. Apprendiamo da Wikipedia:
"La
motoruota esposta era del diametro di 145 cm ed era mossa da un
motore a due tempi di 175 cm3
e cambio a tre velocità, dotata di sedile e di manubrio con sole
funzioni d'appoggio, dato che le curve venivano eseguite inclinando
il motoveicolo."
L'anno successivo Cislaghi si associa con Giuseppe Govetosa, udinese, con i
capitali del quale realizza un nuovo modello di motoruota. A questo
modello si riferisce la fotografia pubblicata in apertura al post,
anche se le fonti consultate dichiarano che il pilota non sia
l'inventore italiano ma un suo acquirente. Il nuovo modello possiede
un diametro maggiore (170 cm) e un motore a due tempi da 350 cm3.
Nonostante
la notorietà del veicolo (la notizia comparve su numerose riviste
italiane e internazionali) e il prezzo non eccessivo, la motoruota si
rivelò un fallimento commerciale. Non aiutò l'incidente occorso a
un parente di Cislaghi a New York, che durante una prova uscì di
strada e distrusse il mezzo.
Altri
modelli furono proposti negli anni '30, ma presto l'interesse andò
scemando, salvo alcuni ritorni di fiamma nelle decadi successive. Le
soluzioni a due e quattro ruote, di fatto, presentavano meno problemi
e sono state sviluppate fino ai giorni nostri.
Non
potevano mancare le applicazioni militari di una simile macchina.
Risale al 1918 una copertina della rivista USA
The Electrical Experimenter che presenta un'enorme monoruota,
chiamata Gyro-Electric Destroyer, da utilizzarsi contro le trincee
nemiche. Non sembra essere una cosa molto pratica, e non solo per i
già noti problemi, ma anche, mi sembra, per l'oscillazione delle
celle di tiro, che di sicuro non aiuta la mira.
Nel
1933 abbiamo un articolo della rivista Popular Science su un tank
monoposto e monoruota, mentre nel 1936 la stessa rivista presenta il
progetto di un tank a tre posti, inventato da un ingegnere texano,
tale A.J. Richardson.
I nazisti, ovviamente, non
potevano essere da meno, e realizzarono un vero tank monoruota,
anche se il termine monoruota forse non è il più adatto, in quanto
le ruote sembrano essere due, poste ai lati dell'abitacolo. Il
termine "Ball tank" gli si addice di più. Il tank, che
risale al 1945, è in mostra al Museo Militare di Kubinka, in Russia.
È dotato di un motore a due tempi monocilindro e possiede una
corazza da 5 mm.
Il
fascino di un veicolo monoruota deriva dal fatto di avere un design essenziale, ma allo stesso tempo di essere estremamente complicato nella
realizzazione. Inoltre rimanda a un tempo passato nel quale si poteva
ancora sperare a un'alternativa al dominio dei modelli a due o quattro
ruote.
Deve essere estremamente scomoda però :O
RispondiEliminaPiù che la scomodità mi inquieta il non poter vedere la strada...
Elimina"I nazisti, ovviamente, non potevano essere da meno"
RispondiEliminaRido da 10 minuti :-D
Inutile dire che il tank texano a tre posti è il modello che preferisco, vero?
Il mercato l'ha snobbata, ma i GGGoverni che gggomplottano con gli aGLIeni (e lasciano le scie chimiche) sanno bene che la monoruota funziona eccome, se l'hanno data in dotazione ai MiB!
Almeno i nazisti sono gli unici che hanno costruito un tank monoruota. Il solido ingegno tedesco si è subito liberato dei problemi derivanti da una sola ruota, uscendo con una soluzione semplice e funzionale.
EliminaPer quanto riguarda gli aGLIeni, penso che siano quelli di Guerre Stellari:
http://starwars.wikia.com/wiki/Tsmeu-6_personal_wheel_bike
io invece voglio la nazimonopallaruota!!!!!
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