Sono
molto felice della ripubblicazione da parte di Urania di Le Macchine
Infernali, considerato uno dei romanzi fondamentali dello steampunk.
È stato scritto infatti da Kevin Wayne Jeter, colui che ha inventato il termine steampunk per descrivere i romanzi pubblicati da lui e dai
suoi due amici Tim Powers e James Blaylock.
Autore
versatile, il Jeter. Nella sua lunga carriera, oltre ai
romanzi steampunk La Notte dei Morlock (1979) e Le Macchine Infernali
(1987), ha scritto un romanzo precorritrice del cyberpunk, Dr Adder
(1984) e numerosi libri ambientati negli universi di Guerre Stellari
e Star Trek. Amico intimo di Philip K. Dick, ha scritto anche tre seguiti
di Blade Runner. È poi scomparso per una decina d'anni per tornare
nel 2011 con The
Kingdom of Shadows e con il seguito, di prossima uscita, di Le
Macchine Infernali, intitolato Fiendish Schemes.
Il
romanzo Le Macchine Infernali segue le (dis)avventure di George
Downer, che ha ereditato dal padre, genio della meccanica, un negozio
di orologi e riparazione meccaniche. La vita procede tra alti e bassi
fino a quando un misterioso individuo non lo incarica di riparare un
ancora più misterioso dispositivo. Da qui in poi vediamo Downer
coinvolto in una storia dai mille misteri, dove compaiono uomini
meccanici, uomini-pesce di lovecraftiana memoria, società segrete e
criminali drogati di futuro, con continui colpi di scena e tanta
azione.
Il
tutto descritto con tanto, tanto umorismo, in apposito contrasto con
l'eccessiva serietà della fantascienza dell'epoca.
L'elemento
più debole del romanzo è probabilmente il protagonista, nonché
narratore: Downer viene trascinato dagli eventi, restando sempre
ignaro di tutto. Ci sono almeno un paio di lunghi spiegoni per
informare lui (e il lettore) del senso di tutto quello che gli è
successo. D'altra parte bisogna dire che la passività del
protagonista è parzialmente giustificata dalla trama – e non dico
altro per non rovinare il finale del romanzo.
Gli
altri personaggi sono invece molto più interessanti e vivaci, e
basta poco a Jeter per renderli memorabili anche dopo che è finita
la lettura.
È
interessante leggere questo romanzo e confrontarlo con molto dello
steampunk (o supposto tale)
prodotto oggi. Le Macchine Infernali è indubbiamente steampunk, ma non risente della formalizzazione alla quale questo genere è andato incontro. Non appaiono dirigibili (ma velivoli aerei di stampo leonardesco sì) non ci sono fumosi motori a vapore, mentre l'intelligenza artificiale degli automi viene spiegata senza ricorso al solito duo Babbage&Lovelace. Tanto meno sono presenti i brass goggles, senza i quali in copertina un libro oggi non può appellarsi del titolo di steampunk.
prodotto oggi. Le Macchine Infernali è indubbiamente steampunk, ma non risente della formalizzazione alla quale questo genere è andato incontro. Non appaiono dirigibili (ma velivoli aerei di stampo leonardesco sì) non ci sono fumosi motori a vapore, mentre l'intelligenza artificiale degli automi viene spiegata senza ricorso al solito duo Babbage&Lovelace. Tanto meno sono presenti i brass goggles, senza i quali in copertina un libro oggi non può appellarsi del titolo di steampunk.
Per quanto i
riferimenti alla letteratura dell'800 siano palesi, Infernal Devices
non soccombe al problema, attuale nello steampunk, del citazionismo.
Jeter non forza nella storia tutte le sue conoscenze del XIX secolo,
e non parte alla ricerca feticista di qualche particolare oggetto
vittoriano che possa sorprendere il lettore.
È
interessante come Jeter, Powers e Blaylock non avessero alcuna
intenzione di fondare un nuovo genere. I loro romanzi steampunk sono
differenti tra loro, e condividono solamente l'ambientazione
Vittoriana. Sono stati il Trope Maker del genere, ma non il
Trope Codifier.