Red Spider, White Web è un romanzo cyberpunk del 1991 considerato tra i fondamentali del genere ma che per qualche strano motivo non è mai stato tradotto in italiano.
Ma forse una ragione c’è: non è un romanzo facile, e ormai il cyberpunk ha preso un’altra strada, tanto che al giorno d’oggi pochi riconoscerebbero RSWW come appartenente a tale genere.
L’autrice è Misha Nogha Chocholak, statunitense di origini Cree, personaggio ecclettico in quanto musicista, scrittrice, poetessa, editor e musicista.
Famose sono rimaste le sue recensioni sulla rivista New Pathways, dove distruggeva materialmente i libri che non le piacevano: nel caso più famoso ha fatto sbranare un libro da un lupo, con tanto di foto pubblicata sulla rivista.
Misha viene associata a scrittrici quali Pat Cadigan, Laura J. Mixon, Lisa Mason e Sue Thomas, definite “feminist oriented cyborg writers”; è anche una rappresentante degli “ Indigenous futurisms” e inserita tra le 50 personalità chiave del cyberpunk (nell’omonimo libro a cura di Anna McFarlane, Graham J. Murphy e Lars Schmeink).
Red Spider White Web è stato pubblicato nel 1990 da Morrigan Publications in Inghilterra e nel 1999 da Wordcraft of Oregon negli Stati Uniti: sono le due uniche edizioni esistenti del libro. Nel 1991 il romanzo ha vinto il ReaderCon Novel Award ed è arrivato finalista all’Arthur C. Clarke Award.
Il romanzo immagina una città americana del futuro occupata dal Giappone. Questa città senza nome è divisa in tre parti:
- Mickey-san, protetta da cupole, gestita da una megacorp che richiama la Disney.
- Dogtown, dove la classe lavoratrice vive e lavora nelle fabbriche.
- Ded Tek: un vasto complesso industriale abbandonato, tossico, ma abitato da gang, culti e comunità di artisti.
La protagonista è Kumo, artista meticcia e mutata, ibridata geneticamente con un ghiottone; creatura difficile da catalogare in quanto contiene diversi elementi contradditori, tra voglia di comunità e di solitudine, arte e sopravvivenza, a cavallo tra diversi mondi (non è bianca, non è giapponese, non è del tutto umana).
Kumo crea illusioni olografiche che vende al Mercato, una zona di contatto tra il Ded Tek e il resto della città. La vita di Kumo è durissima. Il primo capitolo del romanzo mostra cosa succede dal suo risveglio a quando riesce a fare colazione, evitando bande di cannibali, stupratori, serial killer e zone tossiche.
Nonostante tutto Kumo vuole restare nel Ded Tek, perché è l’unico luogo dove può creare ancora Arte in maniera libera. I suoi amici/rivali/colleghi/concorrenti artisti vengono pian piano “acquistati” da Mickey-san e danno via iniziativa e creatività per avere in cambio protezione dall’inquinamento e criminalità della città.
È una profonda riflessione su cosa significa fare arte in un mondo cyberpunk, un mondo di crisi economica e sociale e avidità corporate.
Red Spider, White Web è un romanzo complicato e di difficile lettura. Se, per esempio, avete trovato ostico il Neuromante, probabilmente non sopravvivrete a RSWW. È un romanzo dove lo sporco copre quasi ogni superficie e uno alla fine se lo sente appiccicato addosso. I protagonisti sono tutti ai margini della società, ma non siamo al livello di cowboy hacker che hanno comunque un certo potere nella Rete. Qua abbiamo artisti senza quattrini in un mondo andato alla deriva.
È un libro che ripaga una lettura attenta, in quanto denso di simboli e significati (già a partire dal titolo), e, come lo hanno definito, è quello che il cyberpunk sarebbe potuto essere, se avesse preso un’altra strada, più punk che cyber.


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