mercoledì 4 gennaio 2023

Di chimere e imperi

Mi è capitato di vedere una serie di video di una (presunta) storica americana, Donna Dickens, che sostiene che l'Impero Romano non sia mai esistito, ma che è un'invenzione della Santa Inquisizione Spagnola tesa a opprimere le masse e che tutti i resti romani trovati sono stati costruiti a partire dal 1400.

Un sacco di fesserie che sono state sconfessate da storici più seri, ma che mi hanno lasciato un tale amaro in bocca che ho deciso di passare le feste natalizie a leggere storie ambientate nell'Antica Roma, due testi pubblicati di recente.


"Il Sangue e la folgore – Teuta" di Caterina Mortillaro, che contiene il racconto Teuta e il romanzo Il Sangue e la Folgore.

Sinossi:

Roma, per la prima volta nella sua storia, deve affrontare un nemico terribile: le Chimere, mostri apparentemente invulnerabili. Il conflitto s’intreccia con la vita di due ragazzi: Gaelia, una giovane patrizia dotata di misteriosi poteri, e Marco, abile ingegnere devoto alla Summa Ratio, figlio illegittimo del Re Marco Antonio. Separati dalle acque impetuose del destino e dagli intrighi politici, affronteranno un percorso che li porterà entrambi a combattere contro le Chimere. L’alleanza tra la razionalità e le forze dell’istinto e dell’inconscio sarà sufficiente per sconfiggere la mostruosa minaccia?


E "Tenebre sull'Impero", che contiene le storie La Valle della Chimera e Arx Daemonum di Giorgio Smojver e Le spade dei Monti Pallidi di Gianmaria Ghetta.

Sinossi:

Spade e stregoneria, magia nera e misteriosi talismani: tre avventure sulle montagne ai confini dell'Impero, in cui i soldati di Roma affrontano entità antiche e potenti quanto i monti stessi.

Principato di Augusto, l'età dell'oro dell'impero: il mondo è in pace sotto il governo di Roma. Eppure, al confine dell'Italia, dove le Legioni hanno occupato le montagne indomite e misteriose solo da pochi anni, una magia terribile, più antica di Roma stessa, risorge. Solo gli Speculatores, la longa manus dell'imperatore, possono affrontarla.

Principato di Flavio Vespasiano: il dominio di Roma in oriente è scosso dalle guerre esterne e da quelle civili. Un'unità di élite, composta da legionari della Terza Legione Gallica e da cavalieri semibarbari di Pannonia, deve mantenere l'ordine, senza supporto da parte dei governatori romani deboli o corrotti. Scoprirà come, dietro quelle che appaiono semplici rivolte locali, si annidino potenze primordiali e arcaiche, forse di origine non terrestre.

Tre storie di magia, guerra e avventura, sullo sfondo di un’epoca storica straordinaria.

Sono cinque storie che coprono un arco di storia romana che va dal 538 all'825 Ab Urbe Condita (215 A.C. - 72 D.C.) e hanno come tema comune il confronto dell'Impero Romano con creature soprannaturali.

Come Impero quello Romano è stato il template, l'archetipo base al quale si sono ispirati centinaia di autori fantasy e fantascienza nei decenni successivi. Secondo Edward Said (“Culture and Imperialism”) l'imperialismo è "la pratica, la teoria, gli atteggiamenti di un centro metropolitano urbano che governa un territorio lontano". Nel nostro caso il centro urbano è quello di Roma, la Città Eterna per eccellenza. Se invece cerchiamo di definire il "territorio lontano" ci troviamo di fronte al fatto che gli Imperi, per loro natura, tendono a ingrandirsi, a far entrare nella loro orbita tutti i territori confinanti, ad assoggettare tutti i popoli alla loro lingua e cultura. È una macchina sostenuta da una buona burocrazia e un esercito efficiente.

L'Impero Romano è la Ragione, la cui luce viene portata nel mondo sopratutto dalle sue legioni. Tutti e tre gli autori pongono l'accento sulla geometrica efficienza delle legioni romane, sul piantare geometrico degli accampamenti, versione in piccolo e materiale dell'ordine organizzativo della mente romana. Mortillaro mette addirittura la Summa Ratio come religione atea di Roma (il suo testo è quello con più elementi ucronici).

Cicerone lo conoscete tutti (almeno spero): "Lex est ratio summa, insita in natura, quae iubet ea quae facienda sunt prohibetque contraria" (De Legibus 1,18). La Ragione (quella Romana, ovviamente) è la Legge alla quale si deve sottomettere il creato. E cosa fare quando qualcosa contravviene le leggi di natura?

La risposta dell'Impero è chiara: combatterlo, distruggerlo. Perché tante volte il mostro è veramente un pericolo per la vita senziente.

La chimera nella mitologia classica è quel mostro formato di parti di animali diversi:

Era il mostro di origine divina,
leone la testa, il petto capra, e drago
la coda; e dalla bocca orrende vampe
vomitava di foco: e nondimeno,
col favor degli Dei, l'eroe la spense
(Iliade VI, 180-184)

Un Frankenstein di pezzi animali, e non per niente il termine viene usato nel romanzo di Shelley per descrivere la creatura.

Ne La Valle della Chimera di Smojver, come si intuisce già dal titolo, l'avversario principale è una Chimera, aiutata dal suo esercito di uomini mutanti e altri mostri. Ma...

Individuò diverse specie: Egipani, Centauri e Anguipedi; ma la mitologia aveva steso un velo sull'orrore delle loro figure (...) L'ibrida oscura prole generata dalla Chimera.

I mostri sono sconfitti dalle legioni romani, dalla magia pagana e dai poteri di una reliquia cristiana. Perché forse in fondo la Ragione non può veramente tutto.

Arx Daemonum tratta del tentativo di risvegliare un dio-demone alieno e dei sacrifici dei legionari romani per impedire che l'orrore si scateni nel mondo.

In entrambi i racconti i mostri sono evocati da esseri umani, romani in qualche modo messi al margine dell'Impero. Nella prima storia Priscilla è figlia di un centurione romano, viene violentata dallo zio e per vendetta evoca antichi demoni. Nelle seconda lo stratego Daursi conduce una rivolta contro Roma (con la quale era alleato) e si fa aiutare, anch'egli, da antichi demoni.

I veri nemici della Roma imperiale furono, più che barbari bestiali che brutalizzavano i confini, altri Imperi o organizzazioni statali paragonabili a quella romana. Ne Le spade dei Monti Pallidi di Gianmaria Ghetta i legionari romani entrano in contatto con i nani che dimorano nei Monti Pallidi, le Dolomiti. Baldemar di Rosengarten ruba la bacchetta magica del Re e la usa per comandare un esercito di streghe, giganti e altre mostruosità per sfidare la potenza di Roma. Viene sconfitto, e stabilita una specie di patto tra l'Impero e il Regno magico di Rosengarten, per il quale le due entità si eviteranno e non interferiranno mai l'una nel dominio dell'altra.

Nelle storie di Mortillaro il nemico di Roma è l'Impero di Mem, una territorio che spazia dal nord-Africa al Medio Oriente. Caratteristica principale dell'Impero di Mem è la presenza dei cosiddetti "Figli di Ashterot", esseri umani che vivono in simbiosi con uno spirito animale che risiede dentro di loro e che possono richiamare a volontà per farsi aiutare. Roma detesta a tal punto i Figli di Ashterot che li getta da neonati dalla Rupe Tarpea quando nascono tra i romani, e si vota alla loro estinzione globale e all'oblio della loro memoria.

Il Sangue e la Folgore segue le avventure di due giovani. Fulvia Gaelia scopre di essere una Figlia di Ashterot e si trova coinvolta negli intrighi politici di Cleopatra e Marco Antonio, cercando di sopravvivere e venire a patti con la parte animale della propria natura. Marco, seguace della Summa Ratio e figlio illegittimo di Marco Antonio, si trova ai confini orientali per combattere contro la minaccia di uno stregone che si è procurato un esercito di chimere, esseri mostruosi nati dagli esperimenti disumani di un romano con i figli di Ashterot. Anche qui l'Impero è causa del suo stesso male, i veri mostri sono sempre quelli che escono da noi.

Gaelia e Marco si amano, si separano, hanno ognuno la propria crescita personale (Gaelia saprà controllare la sua Bestia, Marco ammetterà che la Ragione non può tutto) e quando si reincontreranno... riusciranno a stabilire un rapporto maturo tra di loro.

Curiosamente (o forse no) l’applicazione anche dilettantesca di una quadro semiotico può fornire alcuni spunti interessanti.

A un vertice abbiamo l’Uomo, creatura razionale, incarnata (ovviamente e ironicamente) nel Cittadino Romano. Al vertice opposto abbiamo l’Animale, mosso solo dai sui istinti. Anche se appena accennato il tema animale (e intendo puramente animale) nel testo c’è: un gatto che cattura un uccello, un lupo che cattura una preda. Il più basso istinto animale risulta quindi quello di nutrirsi.

Stabiliti questi due vertici, Mortillaro completa il quadro con l’Uomo-Bestia, il Figlio di Ashterot che controlla il proprio Animale, e la Bestia-Uomo, la Chimera (che nel testo sono esplicitamente chiamati Bestie dalle forme umane). Abbiamo già visto che la Bestia si contraddistingue per la sua fame, e non per niente uno degli atti più disgustosi delle Chimere è quello di divorare esseri umani e addirittura divorarsi tra di loro.

L’Uomo da solo con la Ragione non riesce a sconfiggere le Chimere, deve ricevere un aiuto da chi gli animali li sa controllare – l’aiuto dei figli di Ashterot è essenziale quindi per vincere la guerra.

Chiudendo qui il mio piccolo delirio semiotico, queste letture mi hanno lasciato l’impressione che, per quante cose negative si possano dire su un Impero (e forse non se ne diranno mai abbastanza), la volontà dell’essere umano di controllare e dominare si scontrerà (e spesso fonderà) con forze e istinti più oscuri, e che nessun Impero, a causa della natura umana, potrà mai dirsi vera rappresentazione della Ragione.

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