Leggere qualcosa scritto da Gene Wolfe è come entrare in un labirinto poco illuminato. La quantità di impegno che chiede al lettore per capire cosa sta succedendo nella storia è strabiliante, ma d’altra parte onesta, visto che fornisce tutti i dettagli e gli indizi per decifrare gli enigmi posti.
La Quinta Testa di Cerbero non è da meno. È un trittico di storie ambientate sui pianeti gemelli Sainte Anne e Sainte Croix, colonizzati dai terrestri e dove girano storie su una precedente specie indigena di mutaforma.
Il primo racconto, omonimo della raccolta, narra l’infanzia di Numero Cinque, un clone cresciuto in un bordello che finisce per uccidere il suo padre/creatore.
Nel secondo, "“Una storia” di John V. Marsch", c’è la narrazione mitologica e onirica delle avventure di un aborigeno di Sainte Anne, avvenute prima dell’arrivo dei coloni.
L’ultimo, V.R.T., sono frammenti di diario, documenti processuali e interviste che ruotano attorno al dottor Marsch, antropologo alla ricerca di questi leggendari aborigeni nelle zone inesplorate di Sainte Anne, e già personaggio nel primo racconto nonché autore del secondo (o forse no? Non è che è stato sostituito da un aborigeno?).
I misteri non mancano. Alcuni sono posti dal testo stesso: sono mai esistiti gli aborigeni? È possibile che abbiano sostituito i coloni e di fatto tutti gli umani sui due pianeti siano in realtà alieni sotto mentite spoglie? Quanti cloni ci sono in tutto?
Altre domande sono state sollevate dai lettori e studiosi di Wolfe (c'è anche una wikipedia dedicata solo a questo romanzo). Per esempio: qual è il vero nome di Numero Cinque? Se leggete attentamente il testo lo potete scoprire (piccolo hint: trattandosi di canidi e di cloni... ma vi ho già detto troppo).
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