Dopo la pausa finlandese, riportiamo in vita questo blog con la terza parte del mio lungo trattato sull'evoluzione del design delle astronavi nella fantascienza. Dopo le origini e gli anni '50, siamo arrivati agli anni 60, il decennio della conquista della Luna.
È ormai tempo che i due modelli precedenti, il razzo e il disco volante, lascino spazio a nuove estetiche e nuovi design. Le opere di fantascienza destinate maggiormente a influenzare il modo con cui le astronavi vengono immaginate sono Star Trek, 2001: Odissea nello Spazio e le serie televisive di Gerry Anderson.
Iniziamo da Gerry Anderson. Il nostro uomo diventa famoso negli anni '60 per i suoi show a base di marionette, per realizzare i quali aveva inventato una tecnica speciale nota come Supermarionation; ma marchio di fabbrica delle sue serie sono anche i modelli di velivoli che vengono adoperato dai protagonisti. Sono velivoli colorati, altamente tecnologici (almeno per gli standard dell'epoca), ma sporcati e fatti apparire come usati in una maniera unica che li rende realistici. È una tecnica che era stata adoperata in passato per invecchiare modelli di treni e automobili, e stranamente solo negli anni '60 si inizia ad adoperarla sui modelli di astronavi. Sembra che solo in quegli anni ci si renda conto che un'astronave può essere vecchia.
Gli ideatori di queste astronavi sono gli esperti di effetti speciali della scuderia di Anderson: Brian Johnson, Derek Meddings, Reg Hill e Mike Trim. Abbiamo il Fireball XL5 (dall'omonima serie del 1962), che contrariamente a tutti i razzi precedenti non decollava verticalmente ma orizzontalmente tramite una rampa di lancio, e per il quale si ispirarono al razzo sperimentale, mai realizzato, HOTOL. Un razzo un po' più convenzionale è il Thunderbird 3 (ideato da Derek Meddings per la serie Thunderbird del 1965), al quale sono comunque aggiunti dei propulsori e delle ali che lo rendono particolare.
Gli ideatori di queste astronavi sono gli esperti di effetti speciali della scuderia di Anderson: Brian Johnson, Derek Meddings, Reg Hill e Mike Trim. Abbiamo il Fireball XL5 (dall'omonima serie del 1962), che contrariamente a tutti i razzi precedenti non decollava verticalmente ma orizzontalmente tramite una rampa di lancio, e per il quale si ispirarono al razzo sperimentale, mai realizzato, HOTOL. Un razzo un po' più convenzionale è il Thunderbird 3 (ideato da Derek Meddings per la serie Thunderbird del 1965), al quale sono comunque aggiunti dei propulsori e delle ali che lo rendono particolare.
I modelli prodotti dalla "fabbrica Anderson" hanno talmente successo che Stanley Kubrick arruolerà Brian Johnson per alcune creazioni di 2001.
A sinistra, il Fireball XL5. A destra, l'HOTOL
Il Thunderbird 3
Star Trek (1966) nasce dalla mente di Gene Roddenberry, che ha le idee chiare riguardo il tipo di astronave che vuole: "niente pinne, niente ali, niente scie di fumo, niente fiamme, niente razzi". Il compito di creare l'Enterprise e accontentare Roddenberry toccò a Matt Jefferies, che decise di prendere un approccio pratico al problema.
Le superfici dell'Enterprise erano lisce in quanto tutta la strumentazione si doveva trovare all'interno della nave. I gruppi propulsori (le cosiddette gondole a curvatura) furono poste lontano dal corpo principale della nave, che dopo diversi tentativi assunse la forma a disco.
Curiosamente, il risultato finale è una somma del design dei razzi (le gondole a curvatura) e dei dischi volanti (la sezione a disco).
Le superfici sono grigie, immaginando Jefferies che non ci sarebbe stata necessità di colorare le astronavi. Gli interni meriterebbero un discorso a parte, si nota qui soltanto che i corridoi sono resi molto spaziosi per motivi di gestione delle telecamere mentre gli interni grigi venivano illuminati da strane tonalità di verde e rosso. Forse non avevano ancora molta pratica con la TV a colori. È un'astronave costituita da semplici geometrie: dischi, cilindri e parallelepipedi.
Altre foto dell'Enterprise, perché sì.
Curiosamente, nell'universo di Star Trek, e la cosa vale anche per le serie successive, gli esseri umani sembrano essere gli unici che viaggiano a bordo di dischi volanti (a esclusioni dei Romulani), mentre i velivoli alieni manifestano una notevole varietà di forme.
Con il capolavoro di Stanley Kubrick del 1968 si passa ad un altro livello di ideazione e rappresentazione dell'astronave, mostrando un futuro realistico. Sempre attento al dettaglio e al realismo, l'astronave Discovery viene costruita basandosi sulle più solide basi scientifiche. Vengono infatti reclutati come consulenti scientifici tantissimi esperti provenienti dalla crema delle industrie statunitensi (la NASA, la General Electric, la Grumman Aircraft, l'IBM, e i Laboratori Bell, tanto per dirne alcune).
La sezione anteriore è sferica in quanto è la forma che racchiude maggior volume a parità di superficie: non per niente versioni dell'Enterprise con sezioni sferiche erano state ideate e pensate da Matt Jefferies, solo per poi essere scartate. Sulla Discovery una lunga sezione centrale allontana quanto più possibile la parte abitativa dai motori atomici. La versione originale prevedeva delle ali, necessarie per dissipare il calore prodotto dai reattori nucleari, ma questo particolare fu scartato in quanto secondo Kubrick un'astronave non poteva avere delle ali.
Alcuni dei design originali della Discovery. Da notare le ali...
Aumenta anche il dettaglio delle superfici, che si presentano con gibbosità e irregolarità, dette wiggets. Questo è dovuto alla modalità di costruzione del modello, il cosiddetto kitbashing, che consiste nell'utilizzare pezzi di varia provenienza per realizzare un modello nuovo, ottenendo così astronavi con alto grado di dettaglio superficiale, in contrasto con i vascelli lisci e lucidi delle decadi precedenti. Sebbene non sia stato il primo film a utilizzare il kitbashing (suo uso viene riportato fin dagli anni '50), 2001 è stato il film che ha reso popolare questa tecnica, che verrà utilizzata fino all'introduzione della computer grafica negli anni '90.
Tra le astronavi apparse in 2001, ricordiamo lo shuttle della Pan Am Orion III (ispirato al bombardiere orbitale Sänger), la stazione spaziale V (derivata da un design apparso sulla rivista Collier nel 52), lo shuttle Aries IB (basato sul modulo di atterraggio Apollo).
Lo shuttle della Pan Am Orion III e il suo ispiratore, il bombardiere orbitale Sänger
La Stazione Spaziale V e la sua ispiratrice, apparsa sulla rivista Collier
Lo shuttle Aries IB... non serve che vi mostro il modulo Apollo, vero? Non siete messi così male, spero!
Concludendo abbiamo negli anni '60 un maggiore interesse da parte dei designer e degli artisti a come un'astronave potrebbe essere fatta veramente, sia cercando di immaginarla razionalmente, sia aggiungendo dettaglio al modello stesso. Tale interesse ovviamente è collegato a quello presente all'epoca per l'Impresa Spaziale che porterà alla conquista della Luna nel 1969.
E finisce qui il discorso sugli anni 60? Assolutamente no! Solo i Jetsons meriterebbero un articolo a parte... per non dire di tante altre serie fantascientifiche che non ho nemmeno citato. Per questa volta saltiamo, e il prossimo articolo sull'evoluzione delle astronavi riguarderà direttamente gli anni '70.
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