Battle of the Linguist Mages di Scotto Moore.
Isobel è la top player di un gioco immaginario, un MMORPG a tema musicale chiamato Sparkle Dungeon. Il gioco in VR richiede la recitazione di formule magiche complicate, Isobel è talmente brava che viene assunta dagli sviluppatori per portare avanti il loro piano segreto: addestrare esseri umani nell’uso di formule magiche vere. E usarli per salvare (o conquistare?) il mondo.
Si scopre infatti che i segni di punteggiatura sono alieni in fuga dalla logosfera (già qua potete fare una pausa per contemplare il concetto), che risiedono come memi nel cervello umano e, tramite appositi comandi vocali (detti “power morphemes”) eseguono una serie di ordini che vanno dall'influenzare la mente degli altri a stordirli al teletrasporto, al viaggiare in altre dimensioni e… diventare Dio? Diventare Dio.
Eccessivo, scoppiettante, senza un attimo di respiro… anche se alla lunga troppi effetti speciali diventano stuccosi e un po’ si sente la fatica.
Scotto Moore mette qua dentro tante di quelle idee che il romanzo sembra esplodere: corporation corrotte, sette religiose da lavaggio del cervello, MMORPG e IA che diventano senzienti, viaggi in altre dimensioni… il tutto per raccontare una storia di potere e responsabilità con una protagonista fortemente sarcastica ma adorabile.
È un interessante tentativo (tra i molti) di portare meccaniche dei (video)giochi in una narrazione, penso faccia parte di quella corrente di “litRPG” che magari meno nota in Italia è comunque ben presente nel mercato anglosassone.