Dall'introduzione di Roberto Furlani:
Era la sera del 9 marzo 2020 quando Giuseppe Conte, premier italiano, annunciava il lockdown del Paese come risposta all’epidemia di Covid-19. Un’intera Nazione, tra molte altre, che d’improvviso si ritrovava blindata, prigioniera di un virus che avrebbe rovesciato tutti i paradigmi sui quali si fondano le nostre vite e le nostre esperienze. Parliamo dell’Italia, un Paese occidentale che figura tra le prime potenze industriali del mondo e la seconda manifattura d’Europa, la quale era d’improvviso costretta a chiudere impianti e ad abbassare saracinesche. E parliamo di un popolo tradizionalmente incline alla socialità, alla tessitura di relazioni umane, le quali avrebbero dovuto per forza di cose essere differite, o quantomeno rimodulate.
Il giro di vite non risparmiava nemmeno il settore della cultura, soffocato da una situazione contingente che (comunque la si veda) risultava imperante e ineludibile.
La Cappella Underground sintetizza le anime sopra tratteggiate, soprattutto in quanto aggregatore sociale e importante nucleo culturale.
Era del tutto inevitabile che l’emergenza sanitaria si ripercuotesse pertanto anche sulle attività della Cappella, e di conseguenza sulle iniziative legate al Trieste Science+Fiction Festival, che ne resta espressione di punta, nonché uno dei riferimenti più importanti a livello nazionale e internazionale per gli appassionati di fantascienza.
Preso atto della frenata che avrebbero subito i suoi programmi, polarizzati sull’espressione cinematografica del genere fantascientifico, la squadra del TS+FF ha fatto appello ai propri concittadini più “attivi” nell’ambito sci-fi finalizzato a costruire una via alternativa (e in qualche modo praticabile) all’offerta canonica del Festival.
Il proposito era quello di fare dei canali social del TS+FF un collettore di fantascienza nelle sue forme più disparate – dalla narrativa al fumetto, dalla musica al cortometraggio – in un periodo contingentato al lockdown, con il chiaro intento di reagire in modo tangibile e costruttivo all’oppressione del confinamento.
Fortuna vuole che Trieste abbia da sempre una spiccata vocazione fantascientifica: è nel capoluogo giuliano che sono nate riviste che hanno saputo ritagliarsi uno spazio a livello nazionale (pensiamo a Il Re in Giallo e a Continuum), e sempre Trieste è la città in cui vivono autori capaci di affermarsi nell’ambito della narrativa di genere con pubblicazioni e riconoscimenti di primo piano.
Presupposti, questi, che hanno trasformato quello che avrebbe dovuto essere un diversivo da reclusione domestica in qualcosa di più strutturato. È nata così la rubrica Alabarde Spaziali, pubblicata all’interno del sito del TS+FF, nella quale sono stati proposti dieci racconti appartenenti all’immaginario del fantastico di altrettanti autori, triestini di nascita o di adozione, che sono anche delle firme riconosciute all’interno del fandom nazionale.
La risposta da parte del web è stata molto positiva, e quindi eccoci qui: quella che state leggendo è la versione ebook di Alabarde Spaziali, con un’introduzione riscritta per l’occasione.
Ma la conclusione è quella della prima volta.
Restate con noi… Si (ri)parte!