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martedì 12 dicembre 2023

Milano di Merda

Milano di Merda di Alessandro Kresta Pedretta: vita da drogati a Milano, fine anni ’90. Qualche anno prima (andavo alle medie) abbiamo fatto una serie di incontri con varie autorità sul tema della tossicodipendenza. Avrebbero dovuto farci leggere questo libro, piuttosto - avrebbe salvato forse la vita a un paio di compagni di classe.

Quello che mi ha colpito è la quantità di tempo che questi drogati passano all’aperto. Probabilmente voi siete più smaliziati di me e non trovate la cosa strana, ma io non ci avevo mai pensato.

È una vita di strada vissuta tra gli edifici, o negli interstizi urbani dimenticati (la scala di un accesso al metro chiuso, una panchina in una parco, un tratto di terreno abbandonato). Risulta una geografia di Milano al contrario, un negativo con i vuoti riempiti di attesa (e l’autore mette subito in chiaro che il lavoro del drogato è quello di attendere) e i pieni inaccessibili, o solo sagome viste da lontano.

C’è questo aneddoto su due spiagge di un’isola delle Hawaii, una sulla quale si spiaggiano i cadaveri annegati delle persone ricche e un’altra sulla quale arrivano i corpi dei poveri. Ricchi e poveri hanno masse diverse e le maree setacciano e separano per peso i corpi.

Questo aneddoto mi è venuto in mente leggendo come Milano, setaccia e filtra le persone, e che ci sono sempre dei “punti di calma” dove il tossicodipendente ritorna, periodicamente.

La città come filtro: e l’autore ci mostra l’immagine di un asfalto (interfaccia tra il mondo di sopra e il sottosuolo, ma simbolo che rimanda ad altre interfacce sociali e culturali) che assorbe sudore, lacrime, sangue, escrementi, piscio dai suoi abitanti, dove nessun dolore va perduto e nessuna degradazione viene dimenticata.

sabato 18 novembre 2023

Flight from Nevèrÿon

Flight from Nevèrÿon è il terzo libro del ciclo Return to Nevèrÿon dello scrittore Samuel Delany.

Avevamo lasciato il libro precedente, Neveryóna, con un ribellione di schiavi capeggiata da Gorgik il Liberatore, e l'introduzione di nuove forme di schiavitù usando lo strumento della moneta (non per niente le monete vengono coniate usando il metallo dei collari degli schiavi).

Delany, nella sua introduzione alla raccolta di racconti Alyx di Joanna Russ, suggerisce che la relazione tra fantascienza e sword&sorcery rispecchia i punti chiavi dello sviluppo di un'economia capitalista.


"Sword&sorcery rappresenta quello che, quasi sicuramente, può essere immaginato della transizione tra un’economia di scambio a una basata sulla moneta. Allo stesso modo la fantascienza rappresenta quello che, quasi sicuramente, può essere immaginato come il passaggio da un'economia basata sulla moneta a una basata sul credito."

In questo contesto il ruolo di Gorgik non è del tutto chiaro: la sua campagna darà supporto al nascente sistema capitalista o lo destabilizzerà attraverso l'alleanza tra i vecchi schiavi liberati e i nuovi schiavi salariati?

Flight from Nevèrÿon ricomincia dal libro precedente, e sotto certi aspetti continua a deludere le aspettative del lettore, pur rimanendo una saga affascinante. Non è lo sword&sorcery che ci si aspetterebbe. Anche il più "eroico" personaggio, Gorgik, non passa attraverso nessuno dei tropi che ci si aspetterebbe da un eroe: non ci sono mostri (o avversari in generale), non ci sono tesori o damigelle da salvare.

Le storie presenti in Flight from Nevèrÿon non lo vedono quasi come protagonista, ma ci concentrano su personaggi secondari appena sfiorati dalla figura del grande eroe. Questo decentramento causa anche la mancanza di un vero climax e risoluzione nelle singole storie.

"The Tale of Fog and Granite" vede un giovane contrabbandiere ricercare tutte le informazioni possibili su Gorgik: egli ne è ossessionato e si deve districare in una rete di disinformazione e imbroglioni. Tanti infatti solo coloro che sostengono di essere il Liberatore, per scopo di lucro e sesso. Gorgik è una figura che eccita gli animi, per l'autore è come se fosse il culmine di una successione di personaggi maschili, criminali (o quasi), carichi di potere ed erotismo – il marinaio Urson ne I Gioielli di Aptor, Butcher in Babel-17, il capobanda in “We, in some strange power's employ move on a rigorous line", George Harrion e Tak in Dhalgren.

Alla fine il giovano contrabbandiere viene salvato da Raven (la guerriera amazzone già apparsa in precedenti storie del ciclo) e portato al cospetto di Gorgik. Ma a quel punto il ragazzo non sa più cosa è vero e cosa è falso e dubita che quello sia il suo vero beniamino.

"The Mummer's Tale" è il racconto fatto da un attore di un teatro itinerante a un intellettuale. Protagonista del racconto è un giovane contrabbandiere (forse lo stesso del racconto precedente, forse no), con il quale l'attore ha avuto una relazione per quasi venti anni. La storia del giovane parla di criminalità e pazzia, e alla fine l'attore traccia un parallelo tra la sua e quella dell'intellettuale, che ne rimane sconvolto. L'idea alla base del parallelo è che le vicende di entrambi hanno la loro base nel desiderio sessuale.

And what my whole journey had taught me was precisely what sort of monster it was: it was made, as all such monsters are, of contradiction, supposition, miscalculation, impossibility, and ignorance.

"The Tale of Plagues and carnivals" sovrappone la diffusione dell'AIDS negli anni'80 con una pandemia che colpisce Nevèrÿon. Il testo salta dal passato immaginario al presente reale dello scrittore. Un lettore di Dhalgren pensa di vedere Gorgik in un cinema di New York, e Delany stesso incontra il luogotenente del Liberatore, Noyeed, arrivato volando su un drago fino a New York.


Realtà, finzione, significanti e significati si sovrappongono e si confondono: è la confusione e il dolore che l'autore ha provano in quegli anni.

Diseases should not become social metaphors, Sontag informed us in Illness as Metaphor. (I’ve already seen her analysis of cancer-as-social-model quoted in a discussion of AIDS.) When diseases generate such metaphors, the host of misconceptions and downright superstitions that come from taking them literally (misconceptions that, indeed, often determine the metaphors themselves in a system of reciprocal stabilization) make it impossible, both psychologically and socially—both in terms of how you feel and how others, with their feelings, treat you—to “have the disease” in a “healthy” manner.

In questo racconto si seguono diversi personaggi di Nevèrÿon. Gorgik e il suo arrivo a parlamentare con l'Imperatrice rimane sullo sfondo. Si seguono le vicende di un "Master" che racconta come abbia viaggiato in lungo e in largo raccogliendo informazioni sull'inventore Belham, districandosi anche lui tra informazioni erronee e pregiudizi (sembra che fosse il collaboratore di una inventrice, Venn, ma il Master rifiuta qualsiasi notizia su questa donna).

But there was no line direct from Able-Ani to Kolhari on my map; nor were there two lines to that small, elegant city marking two separate visits, to build two separate monuments (one stone bridge, one rock temple), twenty years apart. Sitting by my camp’s burnt-out fireplace one chill morning, before anyone else was up, I’d tried to draw in these revisions along with the dozens of other geographical corrections I’d learned about, only to realize that, as I worked with my brush at my bit of pumice-rubbed goatskin, that where, before, I’d had supreme order, now I had incompleteness and imprecision superimposed on inaccuracy and error.

Vari personaggi della città (forse alcuni delle storie precedenti, forse no) si trovano a fronteggiare la pandemia, tanto da riunirsi in un culto sotterraneo dedicato una divinità della morta invocata per liberare i loro amici ammalati.

Infine ritorna l'attore del racconto precedente, che discute con il Master di una serie di dialoghi filosofici ispirati alla sua figura, rispecchiando il rapporto tra Socrate e Platone.

Questo è stato il primo testo a narrare la pandemia di AIDS. La decisione di parlare di AIDS in quello che era considerato un genere per bambini portò la catena di librerie Barnes & Noble a bannare Delany e tutti i suoi libri per almeno un paio d'anni. L'ultimo volume del ciclo di Nevèrÿon non sarebbe uscito con la stessa casa editrice dei precedenti volumi (la Bantam Books) ma con la Arbor House.

I beg my readers not to misread fiction as fact. “The Tale of Plagues and Carnivals” is, of course, a work of imagination; and to the extent it is a document, largely what it documents is misinformation, rumor and wholly untested guesses at play through a limited social section of New York City during 1982 and 1983, mostly before the April 23, 1984 announcement of the discovery of a virus (human t-cell lymphotropic virus [HTLV-3] as the overwhelmingly probable cause of AIDS.

mercoledì 11 ottobre 2023

Le Tre Leggi di Davia

Prima Legge
Una società non può recar danno a un ecosistema né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, un ecosistema riceva danno.

Seconda Legge
Una società può vivere in simbiosi con un ecosistema, a patto che questa simbiosi non sia in contrasto con la Prima Legge.

Terza Legge
Una società deve proteggere la propria esistenza, purché la salvaguardia di essa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge.

venerdì 6 ottobre 2023

Heavenly Breakfast: sesso, Delany e rock'n'roll



Heavenly Breakfast è un saggio di Samuel Delany con oggetto il periodo da lui passato in una comune formata dai membri dell’omonima band folk rock di cui faceva parte.

Il periodo di vita nella comune va da ottobre 1967 a marzo 1968, mentre il saggio è stato scritto nel 1979 basandosi sui ricordi e sugli appunti presi in quel periodo. Delany entra nella comune in un periodo nel quale non andava d’accordo con sua moglie, portandosi dietro solo la chitarra e un paio di mutande di ricambio. La "base" è un appartamento composto tra tre stanze nel Lower East Side di Manhattan, dove abitano sedici persone in pianta stabile e una quarantina vi gravitano attorno.

Nel libro si possono leggere i ritratti dei membri della comune, aneddoti e slice of life, e uno studio dettagliato di come funzionava la suddivisione dello spazio, la preparazione del cibo, sesso, lavoro, droghe, denaro e cura dei bambini, fino a considerazioni più ampie sulle implicazioni politiche del loro progetto e le difficoltà nel farlo funzionare. Si trattava di uno stile di vita comunitario, contemporaneamente in opposizione e in relazione con quello normativato, dove tramite esperienze più o meno stravaganti e più o meno artistiche si cercava un miglioramento di se stessi e degli altri.

“A commune?” Brother Francis asked. “Now what, exactly, is that?”
“Well,” Coca-Cola said, “it’s sort of . . . well, like a monastery. But it’s not religious. We live together, share things, take care of one another. We live—well, differently from the people around us.”

Le regole della comune erano informali e pragmatiche, e stavano alla base di un ordine sociale che si auto-aggiustava. Ma lo spirito era per la maggior parte gioioso e giocoso.

“Since there was no permanent, externally agreed-on social organizational structure, it's accurate to say that everything that happens in the commune was because of 'your' or 'my' whim. But 'you' and 'I' lived so close that the effect of 'your' whim on 'me' or 'my' whim on 'you' was immediately apparent. I do not believe in telepathy. I know your feelings through my eyes, through my ears. (...) But when you and I live so closely that touch and smell are suddenly half of what we communicate, new laws govern the interchanges as different as strong and weak particle interactions...”

Amando Delany come autore di fantascienza e fantasy ho anche apprezzato le implicazioni di questa sua esperienza in ambito letterario. Lui e gli altri della comune erano visti come alieni, erano loro la fantascienza: si ha l'impressione che più che mostrare alternative fantastiche alla distopia, questo genere dovrebbe spingere chiederci perché non le possiamo immaginare noi stessi.

“I couldn’t talk about life at Heavenly Breakfast without talking about drugs and sex. Yet I couldn’t mention either without their falling into value matrices set up by other people which precluded what I really wanted to discuss: the texture and affectivity of life lived humanely, day by day.”

Nel corso dei mesi trascorsi nella comune Delany ha occasione di confrontarsi con altri tipi di comunità: un monastero di preti, una comune molto più anarchica e violenta della loro, un'altra molto più rigida e organizzata, e diverse famiglie tradizionali.

"In a communal situation bisexuality has to be of at least passing interest to everyone. (That's assuming both sexes are represented.) The standard bohemian/liberal education teaches you quickly not to take offense at someone else's desire. If it pleases you, you move toward it; if not, you sidestep politely as your individual temperament allows. At the Breakfast I learned to move within the circle of other people's desire, and be at ease as I generated my own. And I would strike one of my senses before I would part with that knowledge."

Delany scrive di Judy, una sedicenne girovaga e drogata che la comune accolse e si prese cura per un paio di mesi. Le attenzioni che Judy riceveva non le aveva mai avute dalle istituzioni tradizionali (famiglia, polizia, servizi sociali etc..). L’autore propone due “finali” alternativi per Judy, uno nel quale muore per overdose, mentre nell’altro si disintossica e va a scuola. Ma ci avverte anche che entrambi sono fittizi, e moralizzanti, riproducendo uno schema nel quale le alternative sono punizione o redenzione.


Il sottotitolo del libro è “Un saggio sull’inverno dell’amore”, che fa da contrappunto alla celebre “estate dell’amore”. Il mondo attorno alla comune si evolve e forze oscure si stanno raggruppando. C'erano stati gli assassini di Martin Luther King e Robert Kennedy, e il tentato omicidio di Andy Warhol; c'era stata la repressione delle proteste degli studenti di colore alla Columbia University. Alla fine sarà una cosa più banale a far crollare la comune. La Con Ed, l’ente fornitore di elettricità a New York, cambia le modalità di pagamento delle forniture mettendo in difficoltà le piccole case di produzione musicale. Quella per la quale la Heavenly Breakfast doveva incidere il suo primo album chiude perché non riesce più a pagare i conti, e la band e la comune si sciolgono.

Dopo aver lasciato la comune Delany affitta un appartamento e scrive quello che è considerato da molti il suo capolavoro, Nova, e inizia la scrittura dell’altro suo testo base, Dhalgren. In entrambi si trovano echi della sua esperienza nella Heavenly Breakfast.

venerdì 22 settembre 2023

Bestiario del Capitalocene


È uscito per Delos Digital li mio Bestiario del Capitalocene, nella collana Non-aligned Objects curata da Battisti.

Il termine Antropocene per indicare la nostra epoca, intendendo con esso l’effetto dell’uomo sulla natura, è entrato di uso comune. Ma la mia impressione è che il termine distoglie l’attenzione dal vero colpevole di questi cambiamenti, ovvero il Capitale con il suo sfruttamento delle risorse (umane e non) e la sua indifferenza per le conseguenze sul mondo. Perché non è vero che è l’Uomo al centro di tutto, perché se lo fosse veramente non staremmo distruggendo i nostri sistemi ecologici e sociali. Al centro del mondo d’oggi, motore primo di ogni problema, è il capitalismo. L’epoca nella quale viviamo quindi è quella del Capitalocene.

Sono circa 20 anni che giro per il mondo a occuparmi di ambiente e dell'impatto che l'inquinamento umano ha sugli ecosistemi. Anni di appunti, note, osservazioni su quello che gli esseri umani stanno facendo al nostro pianeta.

La cosa che mi ha sempre colpito di più in questo processo dove l'attività umana si sovrappone a quella "naturale", è la nascita di strane creature, ibridi tecnonaturali coscientemente ingegnerizzati dalla nostra mente oppure nati dall'incrocio casuale dell'umano con il naturale.

E uso il termine naturale con una certa cautela. Il Carso circonda la mia città natale, Trieste, e i suoi boschi di pini neri sono luoghi di escursioni e contatto con la natura. Peccato che siano costrutti artificiali, piantati nel 1800 per trasformare una landa pietrosa in una riserva di legna per le navi dell'Impero Austro–Ungarico. Anche il luogo più selvaggio che circonda la città è un prodotto della mano dell'uomo.

Trovandomi con una mole di appunti, ho cercato conferma delle mie osservazioni in letteratura. Quasi per ogni voce del Bestiario è presente una breve bibliografia con testi che vi permetteranno di approfondire l'argomento trattato, e riferimenti ad altre voci, in quanto molte di queste creature, e le cause della loro genesi, sono associate tra di loro.

A questo punto mi sono chiesto: come ci si crea una mappa mentale del mondo? Un mappa che non sia solo geografica e topologica, ma che includa informazioni di carattere scientifico, naturale, ideologico, culturale, storico, economico e politico?

Nel medioevo si usavano bestiari, dove il regno animale veniva rappresentato da un’immagine, un nome, una breve descrizione e la lezione morale che quel animale rappresentava. I bestiari, che si accompagnavano a erbari e lapidari, includevano creature esistenti e immaginarie, erano basati sulla tradizione greco–romana (principalmente l’anonimo autore de Il Fisiologo e la Naturalis Historia di Plinio il Vecchio) e non erano basati sull’osservazione e conoscenza diretta delle voci inserite.

Nel Rinascimento, con il cambio di mentalità in Europa Occidentale, si assiste alla nascita delle prime Kunst– e Wunderkammer, raccolte di oggetti notevoli (per valore, rarità o curiosità) appartenenti a vari regni, animale, minerale o artistico. Le Wunderkammer avevano i loro modi di classificare gli oggetti in mostra.

La Galleria delle Metamorfosi di Vincenzo I Gonzaga, per esempio, è divisa in quattro stanze corrispondenti a ciascun elemento classico: acqua, fuoco, terra e aria.

Altre classificazioni dividevano gli oggetti in Artificialia, creati dalla mano dell’uomo; Naturalia, creati da Dio e comprendente anche pietre, animali impagliati, disegni di piante; Mirabilia, mostruosità, mutazioni, anormalità, insolite o sorprendenti; Scientifica, ovvero strumenti usati per gli esperimenti e le misure fisiche e matematiche; Vanitas, oggetti che ricordavano ai visitatori la loro mortalità e l’importanza di seguire la religione cristiana; Exotica, se originava da fuori dell’Europa.

Le distinzioni spesso non erano nette. E così, ad esempio, una coppa ricavata da una noce di cocco intagliata e montata in oro riesce a essere allo stesso tempo Terra (la pianta di cocco) e Fuoco (l’orefice che ha fuso l’oro), Naturalia, Exotica e Artificialia.

Nei secoli successivi le Wunderkammer divennero Musei, i bestiari vennero sostituiti dai Manuali, fino ad arrivare alle moderne Wikipedie compilate dal basso. Ho scelto di dare ai miei appunti la forma di un Bestiario per riallacciarmi a un’antica tradizione di mappatura del reale. Le voci che leggerete di seguito non includono solo entità che si potrebbero classificare come “animali” o “bestie”, ma anche appartenenti ad altri regni, dove il fattore in comune è l’essere stati toccati dal Capitale – una fluidità di appartenenza e molteplicità di significati che mi sono stati ispirati dalle Wunderkammer.

Le voci presenti:

ANGURIE CUBICHE – ANTENNA MASCHERATA – AUTO AUTONOME – BANANA DI CAVENDISH – BIOTARIATO – BRUTALISMO – CANE ROBOT – CAPITALOCENE ANXIETY DISORDER – CARBON FOOTPRINT – COLAZIONE DEI CAMPIONI – DRONE PER LE CONSEGNE – ECOMIOPIA – FILO SPINATO – GRATTACIELO – INCEL – NEVE ARTIFICIALE – PLANTOCRAZIA – PLASTICA – PORCO CAPITALISTA – PRATO – PROTEINA FEMMINILIZZATA – SALTSCAPE – SEX DOLL – SILOS – TELECAMERA – ZOOMTOWN

Non finisce qui: i viaggi continuano, si prendono nuove note e forse, in futuro, il Bestiario si potrà ampliare – anche con il vostro aiuto.


Link per l'acquisto:

https://www.amazon.it/Bestiario-del-Capitalocene-Lorenzo-Davia-ebook/dp/B0CJ696BGJ/

https://www.delosstore.it/ebook/55006/bestiario-del-capitalocene/

Rassegna stampa:




Miei interventi:


lunedì 4 settembre 2023

Dormono sulla collina


A novembre 2021 il collega ciffino Fabio Aloisio mi contattò per invitarmi a un’antologia che stava curando assieme Alessandro Napolitano, altro collega del CIF.

Il tema era La Collina, intesa come un cimitero digitale in cui tutte le nostre tracce sono raccolte per dare vita a IA che ricalchino la nostra identità.

L’antologia si ispirava e rileggeva in chiave fantastica “Non al denaro non all’amore né al cielo” di Fabrizio De André e l’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Master.

È stato un caso di fortunata sincronicità visto che in quello stesso periodo stavo portando avanti degli studi teorici e pratici di cybersciamanesimo.

Il racconto che ho scritto, “Ghost in the House”, parla di una cybersciamana incaricata di esorcizzare un’antica casa la cui domotica è infestata da misteriose presenze che agiscono operando da uno dei molti aspetti della Collina.

In uscita oggi su www.kipple.it e nei principali store online, in ebook e formato cartaceo.

I link per l’acquisto:

Kipple Amazon

Gli autori:
Davide Del Popolo Riolo
Emiliano Maramonte
Maico Morellini
Damiano Lotto
Simonetta Olivo
Giovanna Repetto
Axa Lydia Vallotto
Hime No Shirotsuki
Roberto Furlani
Lorenzo Davia
Alessandro Napolitano
Fabio Aloisio

Copertina: Ksenja Laginja

sabato 26 agosto 2023

Artigli nei Boschi e la dialettica umano/bestia

A domesticated girl that's all you ask of me,
Darling, it is no joke, this is lycanthropy.
Moon's awake now, with eyes wide open
My body is craving, so feed the hungry
Shakira, She-Wolf

Artigli nei Boschi è un romanzo breve scritto da Giorgio Smojver uscito come ebook nella collana Heroic Fantasy Italia di Delos nel 2019.


Un distaccamento dell’esercito di Finyas, regno erede della sommersa Atlantide, in fuga da un sconfitta militare, si accampa in mezzo alla foresta delle Terre Selvagge. Sarà un lunga notte passata sotto l’assedio di uomini-lupo, i terribili Ulfhednar del Koningast Valpulis, durante la quale si intrecciano le storie di Valawyne di Cinque Querce, Helmor Occhi di Gatto, il capitano Ardacil e lo spathar Kasdir.

Valawyne e Helmor sono i personaggi principali ai quali l’autore ha dedicato un ciclo di storie.

La famiglia di Valawyne è stata uccisa dagli Ulfhednar e la bambina viene allevata dai lupi prima di essere “salvata” e ritornare alla vita con gli esseri umani. Vita che le va stretta, preferendo la ormai ragazza, armata di arco, cacciare gli uomini-lupo nei boschi selvaggi.

Helmor, allevato dal nonno straniero, da giovane fugge con un gruppo di amici, in cerca di avventura e fama. Le cose non vanno bene e il gruppetto prende una brutta strada. Per vendicarsi delle angherie subite da un villaggio accettano la trasformazione in uomini-lupo e massacrano i paesani. Helmor si rifiuta di uccidere un bambino prima e una Huldra (creatura dei boschi) poi. Il gruppo di amici, a quel punto molto ex, tentano di ucciderlo e lui fugge. Anche lui cerca una sua vendetta contro gli Ulfhednar entrando come esploratore nell’esercito di Finyas.

Quella di Smojver è una interessante storia di licantropia, metamorfosi e dialettica tra umano e bestiale. Dato che gli uomini- e donne- lupo hanno un ruolo rilevante, facciamo prima un piccolo excursus storico sui licantropi.

Uomini-lupo appaiono già nell’Epopea di Gilgamesh (III millennio a.C.) dove un pastore viene trasformato dalla dea Ishtar in un lupo (iniziando una lunga tradizione di relazioni tra licantropia e donne malvagie).

Altri lupi mannari appaiono in Ovidio (Ottava ecloga), nelle Metamorfosi di Ovidio e nel Satiricon di Petronio. Plinio il Vecchio, nella Historia Naturalis, ne nega l’esistenza.

È però Sant’Agostino l’autore che più ha influenzato la concezione dei lupo mannari nei secoli successivi. Queste creature, che trasformandosi passano da uomo a lupo e viceversa, sono stati una sfida teologica ed esistenziale non indifferente per il pensiero cristiano. La questione si può riassumere così: l’uomo trasformato in lupo possiede ancora l’animo umano o ne assume uno bestiale? Ne hanno scritto tra gli altri anche Tertulliano, Sant’Ambrogio e San Tommaso d’Aquino.


I testi antichi citati sopra forniscono varie soluzioni. Il pastore colpito da Ishtar mantiene una mente umana. Il Re Licaone di Arcadia, in Ovidio, aveva un animo bestiale anche prima di trasformarsi, mentre in Petronio il lupo mannaro diventa una bestia assumendo comportamenti violenti.

Questa varietà di comportamenti licantropi ha portato a una serie di “classificazioni” del fenomeno.

Secondo Kirby Smith (1) il lupo mannaro può essere volontario (che “attiva” di sua volontà, spesso abitualmente, la trasformazione) o involontario (la trasformazione è “attivata” da una volontà esterna con la vittima non consenziente).

Philippe Menard (2) distingue il lupo mannaro in “falso” (quando conserva l’intelletto razionale umano) e “autentico” (quando si comporta da vero lupo).

Sant’Agostino nella Città di Dio mette le basi per la concezione del lupo mannaro nei secoli successivi: un essere umano non può diventare una bestia, l’anima resta umana anche se il corpo cambia, e la metamorfosi è un inganno o allucinazione.

Almeno fino al 1200 circa gli autori cercheranno di rispettare questi “parametri”. Nelle storie quindi il lupo mannaro conserva la mente e il raziocinio umano, molto spesso la trasformazione avviene spogliandosi degli abiti umani e indossando una pelle di lupo, l’umanità del licantropo viene riconosciuta (spesso da un re o sovrano) e la sua posizione nella civiltà umana ripristinata.

Le altre storie di lupi mannari sono a volte addirittura espressamente proibite (come nelle leggi del Gulathing norvegese).

Dopo il 1200 le cose cambiano, tanto che Caroline Bynum (3) parla addirittura di “Rinascimento Licantropo”: la certezza della conservazione dell’animo umano vacilla, i lupi mannari manifestano la cosiddetta “rabbia del lupo” comportandosi come bestie, si riproducono con lupi, lupe e altri lupi mannari facendo cucciolate… insomma corpi, menti e anime (e assieme a questi ruoli sociali e famigliari) non sono più fissi ma mutevoli.


Per confronto, prendiamo in considerazione la concezione nordica pagana. Intanto l’animo umano non è unico e immutabile come concepito dal cristianesimo, ma una società di parti: l’hamr (pelle, forma, come si appare), hugr (pensiero, mente), fylgja (animale spirito-guida espressione del carattere spirituale) e hamingja (fortuna, destino).

Tale concezione distingue i lupi mannari in hamrammr (mutaforma) dove solo l’hamr, l’aspetto fisico, è quello del lupo, e i casi in cui proprio l’hamingja, l’essenza della persona, è quella lupesca (4) (5).

Sarà forse per questa concezione “partecipativa” dell’anima che nella tradizione nordica nella figura del lupo mannaro si fondono tradizioni di probabile origine diversa: metamorfosi per magia, casta di guerrieri che si copre di pelli di lupo, individui mentalmente instabili lasciati ai margini della società e attività sciamanica si fondono e si ispirano a vicenda nella figura del berserker Ulfhednar.

Ritorniamo al testo di Artigli nei Boschi con questo bagaglio di considerazioni licantrope. Seguono spoiler, quindi per cortesia leggetevi la storia.

Valawyne cresce in mezzo ai boschi, isolata dalla società umana ma in una famiglia che le vuole bene. Genitori e fratello sono uccisi dagli uomini-lupo, lei si salva perché la madre le fa indossare la pelle di un lupo, ucciso dal padre. Un branco la prende con sé, lei impara a vivere coi lupi nei boschi. Viene catturata e riconosciuta come umana quando “la pelle del lupo scivolò dalle mie spalle”. In un villaggio viene adottata da una coppia che aveva perso in passato la figlia: “i miei nuovi genitori … gettarono via le mie vecchie pelli e mi fecero indossare un abito grazioso, da bambina” segnando il suo passaggio dalla bestialità all’umanità. Visto che ormai abbiamo capito (spero) come funziona, notiamo che la madre adottiva le offre l’abito della festa della figlia, ma Valawyne sente il richiamo dei lupi, sa che ci sono degli Ulfhednar che minacciano il villaggio. “Ripiegai il bell’abito azzurro e infilai tunica e calzari di pelle”. (notiamo anche che gli unici amici di Valawyne nel villaggio sono una vecchia e un cacciatore che abitano fuori dalle mura del villaggio. La ragazza proprio non riesce a stare ferma all'intero delle mura che de-finiscono la civiltà). Diventa la Valawyne che troviamo nell’accampamento assediato: una donna-lupo cacciatrice di mostri.

Valawyne (in base alle classificazioni di Smith e Menard) è inizialmente involontaria, viene riconosciuta come umana ma sceglie poi di ridiventare donna-lupa volontariamente. Rimane una trasformazione “falsa” secondo Menard.


Anche quello di Helmor è un percorso particolare. Lasciano, lui e i suoi amici, la comunità dove sono cresciuti. Attraversano le Terre Selvagge, e nel primo villaggio dove arrivano sono arrestati, picchiati ed esiliati. Perché homo homini lupus (6), e la voracità di ricchezze (le pelli catturate dai giovani) trasforma l’essere umano in bestia. Anche i ragazzi sono imbestialiti per questa ingiustizia, alla proposta di una fattucchiera di trasformarsi un uomini-lupo e vendicarsi non possono resistere. In Helmor e nei suoi amici la scelta è volontaria, e “autentica”; per fortuna Helmor riesce a uscirne. Il resto ve l’ho già scritto: Helmor pone un limite alla sua vendetta e alla sua violenza, non può uccidere un bambino innocente e quella che è stata la sua compagna per una notte, la Huldra Synne. Uccide alcuni suoi ex-amici, fugge, entra nell’esercito e caccia gli Ulfhednar.

Abbiamo due protagonisti che si trasformano in lupi, ma la loro trasformazione non toglie loro l’umanità, non fino in fondo almeno nel caso di Helmor. Qui veniamo al nocciolo della questione che già turbava Sant’Agostino. Valawyne e Helmor restano umani perché hanno un’anima umana sotto le pelli di lupo? Gli amici di Helmor quindi sono condannati fin dall’inizio a diventare bestie perché non hanno questo animo umano? Cosa rende diversi questi due gruppi?

Qua entriamo nel campo delle possibilità e probabilmente ogni lettore si sarà fatto la sua opinione. Io noto che sia Helmor che Valawyne crescono in una famiglia che li rispetta. Helmor ha il nonno che indirizza lo sviluppo del ragazzo distogliendolo da inutili vendette famigliari (lunga storia, leggetevi il libro), Valawyne cresce in una famiglia amorevole, viene accettata dai lupi che sono una comunità coesa dove lei ha un ruolo, e poi trova una famiglia adottiva che ha amore da darle.

Gli amici di Helmor non sembrano essere stati così fortunati, cresciuti subendo angherie da parenti o altri membri della loro comunità.

Che in fondo non sia questo a darci un’anima umana? A crescere con altri che ci rispettano?

Alla fine Valawyne e Helmor trovano altre famiglie adottive, stabiliscono altre relazioni umane. Le loro storie non finiscono in Artigli nei Boschi.



Riferimenti

(1) Kirby Smith, “An historical study of the werwolf in literature”, PMLA 9.1 (1894): 1-42

(2) Ménard, Philippe. “Les Histoires de loup-garou au moyen âge.” Symposium in honorem prof. M. de Riquer. Barcelona: Universitat de Barcelona Quaderns Crema, 1984. 209– 38.

(3) Bynum, Caroline Walker. Metamorphosis and Identity. New York: Zone Books, 2001

(4) Grundy, S. S., 'The Cult of Ödinn: God of Death?', The Troth, Inc.

(5) Breen, G. (1999). 'The Berserkr in Old Norse and Icelandic Literature', unpublished Ph.D. thesis, University of Cambridge.

(6) lupus est homo homini: questa frase viene detta da un mercante nell’Asinaria di Plauto, un personaggio quindi che agisce in un contesto di libero mercato e accumulo di capitale. Si potrebbe qui aprire un lungo discorso sulle implicazioni marxiste del lupo mannaro in generale e del testo di Smojver in particolare, tenendo anche conto della lezione di Derrida (Seminari, volume 1, La bestia e il sovrano) ma lascio questo come compito a casa per il lettore.


Ciclo di Helmor di Giorgio Smojver

Artigli nei Boschi, edizioni Delos, 2019

Flutti incantati, edizioni Delos, 2019

La frontiera di Finyas. Valawyne e Helmor. Vol. 1, edizioni Tora, 2021

Le terre selvagge. Valawyne e Helmor. Vol. 2, edizioni Tora, 2022


Altre letture

Wolves and the wilderness in the middle ages, Aleksander Pluskowski, The Boydell Press, 2006.

Metamorphoses of the Werewolf, Leslie A. Sconduto, McFarland & Company, 2008

domenica 16 luglio 2023

Empire of Silence di Christopher Ruocchio.


Mi sono avvicinato alla lettura di questo tomo da 624 pagine per via dei numerosi suggerimenti che ho trovati sparsi sui social. Chi me lo consigliava diceva che prende forte ispirazione da Dune e Gene Wolfe, e quindi non me lo potevo lasciar fuggire.

L’autore è Christopher Ruocchio, che ha pubblicato questo suo primo romanzo nel 2018, il primo della serie nota come “Sun Eater”, che è già arrivata al quinto volume e che dovrebbe finire col settimo. Non mi risulta che sia stato tradotto in italiano.

La sinossi:

It was not his war.

The galaxy remembers him as a hero: the man who burned every last alien Cielcin from the sky. They remember him as a monster: the devil who destroyed a sun, casually annihilating four billion human lives—even the Emperor himself—against Imperial orders.

But Hadrian was not a hero. He was not a monster. He was not even a soldier.

On the wrong planet, at the right time, for the best reasons, Hadrian Marlowe starts down a path that can only end in fire. He flees his father and a future as a torturer only to be left stranded on a strange, backwater world.

Forced to fight as a gladiator and navigate the intrigues of a foreign planetary court, Hadrian must fight a war he did not start, for an Empire he does not love, against an enemy he will never understand.

Il libro viene presentato come le memorie di Hadrian Marlowe, scritte da lui stesso dopo essere entrato nella storia come condottiero genocida e sanguinario. Hadrian nasce da una potente famiglia di nobili di un sistema solare appartenente all’Impero Sollan. La narrazione in prima persona sotto forma di ricordi rimanda direttamente a Gene Wolfe e a Marguerite Yourcenar; Hadrian inizia dalla sua nascita nelle vasche di decantazione della famiglia Marlowe e alla sua educazione, assieme al fratello più giovane, con lo scholiasta di corte. Il padre governa con pugno di ferro il suo feudo, opprimendo i minatori di uranio; Hadrian non è della stessa pasta del padre e presto il conflitto di personalità spinge il protagonista ad andarsene dal Castello di famiglia a esplorare l’universo.

Fugge dal padre comprando un passaggio su un’astronave. Deve passare 10 anni in ibernamento per arrivare su Teukros dove potrà iniziare i suoi studi da scoliasta (scienziato e filosofo). Purtroppo qualcosa va storto e Hadrian di risveglia su un pianeta mai sentito nominare, Emesh, senza denaro. Inizia una nuova vita, prima come ladro e poi come gladiatore, con il sogno di mettere da parte abbastanza denaro da andarsene da lì. Le sue origini nobili vengono scoperte dal signore che governa il pianeta, e Hadrian entra in una serie di giochi politici e dinastici, durante i quali conosce Valka, una xenologa, che lo introduce ai misteri del Silenzio, una misteriosa specie aliena che ha colonizzato la galassia prima dell’umanità – idea considerata eretica dalla Religione Imperiale. Emesh viene attaccato dagli alieni Cielcin, e a questo punto Hadrian dovrà usare tutte le sue doti di guerriero, diplomatico e archeologo per salvare capra e cavoli: fermare la battaglia e riuscire a lasciare il pianeta.

Empire of Silence è incredibilmente derivativo. L’autore ha preso pesantemente dall’immaginario di Dune, Guerre Stellari, Book of the New Sun e Warhammer 40k. Ha preso senza vergogna, senza nascondersi: il suo scopo non è demolire certi cliché della narrativa di fantascienza (l’Impero Galattico, l’Eroe Predestinato, etc…) ma vedere come usarli per raccontare una buona storia. E allora ci sono scudi personali che obbligano a combattere all’arma bianca, gilde spaziali, Inquisitori che danno la caccia a macchine eretiche, e così via.

E sapete cosa? Funziona. La lettura è piacevole, la storia avvince, si partecipa volentieri al gioco di rimandi (ho apprezzato di più quelli sottili a Gene Wolfe); la qualità è superiore, per esempio, a tanti romanzi tie-in di Star Wars o ai prequel di Dune scritti da K.J.Anderson. C’è un amore ed empatia per le specie e le culture incontrate da Hadrian che non ho mai riscontrato in altre opere più famose. Pur essendo incredibilmente classico rispetta tutti i canoni moderni di rispetto per gli orientamenti sessuali e di genere, e riesce a imbastire una critica al sistema feudale come neanche Herbert in Dune (lo so, lo so, ora i fan di Dune mi salteranno al collo: beh leggetevi prima Empire of Silence). Se Warhammer 40k è “Allearsi coi nazisti per sconfiggere Cthulhu”, Sun Eater è “e se Anakin avesse fatto bene a diventare Darth Vader”? E qua sta il dramma di Hadrian, un personaggio che per sua indole vorrebbe tanto esplorare l’universo (si sarebbe trovato a suo agio in Star Trek) ma che si trova invece in un Impero oppressivo a combattere un nemico alieno inarrestabile.

mercoledì 12 luglio 2023

Il museo della Società Ginnastica Triestina

La Società Ginnastica Triestina è un’istituzione locale la cui fondazione risale al 1863, e, cosa insolita, ha mantenuto nel corso dei secoli sempre la stessa sede, uno stabile in centro a Trieste in via della Ginnastica. Quindi sì, noi triestini andiamo a fare pallacanestro, danza e scherma nelle stesse sale e palestre da 160 anni e credetemi è qualcosa di speciale.

La SGT ha all’interno un museo con alcuni cimeli storici relativi alla storia dell’istituzione. E non stiamo parlando di velocipedi o bizzarri strumenti callistenici, ma di documenti che riflettono la storia della città, dal punto di vista particolare di una importante istituzione sportiva. In senno alla SGT ai tempi della Trieste austriaca c’erano gruppi irredentisti più o meno attivi e “accesi”; le attività della SGT venivano spesso osteggiate dalle autorità imperiali che vi vedevano un possibile covo di terroristi.

In epoca di dominio italiano il moto della Società venne coniato da D’Annunzio stesso: Stricto Gladio Tenacius (con le stesse iniziali della SGT).

Il museo è aperto per visite guidate da Zeno Saracino, buon conoscitore della storia di Trieste e narratore di numerosi aneddoti sul passato della SGT.




Il prato, storia di un'ossessione americana

Pensavo fosse una sciocchezza, invece questo The Lawn di Virginia Scott Jenkins, è stato illuminante. Il prato, il classico prato verde tagliato all’inglese posto di fronte alle classiche casette americane, è stato già a partire dall’800 un vero e proprio campo di battaglia, un terreno fertile (in senso letterale e metaforico) dove installare l’idea capitalista dell’Uomo (bianco ed eteronormativo) che lotta e vince contro la natura, sottomettendola alla sua volontà.

Let a man drink or default, cheat on his taxes or cheat on his wife, and the community will find forgiveness in its heart. But let him fail to keep his front lawn mowed, and to be seen doing it, and
those hearts will turn to stone. For the American front lawn is a holy place, constantly worshiped but never used. Only its high priest, the American husband, may set foot on it, and then only to perform the sacred rites: mowing with a mower, edging with an edger, sprinkling with a hose, and rooting with a rooter to purify the temple of profane weeds.

William Zinsser, “Electronic Coup de Grass: The Mowing Ethic,” Life Aug. 22, 1969: 10.



venerdì 9 giugno 2023

Alla ricerca dell'Albero Madre

Finding the Mother Tree: Discovering the Wisdom of the Forest è un libro di memorie della scienziata Suzanne Simard, e racconta come l’autrice sia giunta all’importante scoperta che in una foresta gli alberi comunicano e collaborano tra di loro.


Simard ha iniziato lavorando per compagnie di legnami, il cui problema principale era piantare e far crescere nuovi alberi dopo aver disboscato un’area. La prassi tradizionale era piantare monoculture di alberi con legni pregiati. Il lavoro di Simard, che poi si è finalizzato nella sua tesi di laurea e nel lavoro successivo al Ministero delle Foreste e all’Università della Columbia Britannica, ha riguardato lo studio di cosa rende sana e prospera una foresta.

Gli alberi, ha concluso Simard, comunicano e distribuiscono nutrimento tramite una rete sotterranea di funghi e radici; ci sono alberi “madri” che si prendono cura dell’intera foresta facendo da “nodi” per questa rete. Soprattutto, la collaborazione tra piante è inter-specie.

Nel libro viene narrata una riunione con i proprietari delle compagnie di legname dove emerge tutta la differenza di pensiero tra loro e Simard. La scienziata spiega che gli alberi di specie diverse collaborano e si aiutano a vicenda, proponendo di abbandonare il concetto di monocultura e iniziare i rimboscamenti con più specie, ma i proprietari (capitalisti fino al midollo) non riescono a seguirla in questo cambio di paradigma: per loro esiste solo la competizione, sia in affari che in natura.


Alla fine aveva ragione Simard e il suo concetto di “Rete micorrizica” (o CMN, Common Mycorrhizal Network) è poi diventato quello mainstream di “Wood wide web” e ha rivoluzionato il modo con cui si vedono le foreste e i funghi.

Finding the Mother Tree è incredibilmente educativo perché segue i passi fatti da Simard fin dall’inizio della sua carriera, le sue osservazioni e gli esperimenti concepiti per verificare le sue intuizioni. Esperimenti fatti con ingenuità e poche risorse, visto che il suo ufficio non era quello più finanziato dalla compagnia di legnami. Oltre a essere un bel trattato di scienza è anche un’interessante autobiografia. La vita di Simard è strettamente legata alle foreste dove è nata e ha vissuto. È figlia di una famiglia di boscaioli e la simbiosi con la foresta l’ha acquisita alla nascita.

domenica 30 aprile 2023

Nightside the Long Sun

Nightside the Long Sun è un romanzo del 1993 di Gene Wolfe, il primo della serie The Book of the Long Sun, ambientata nello stesso universo narrativo dei romanzi del Nuovo Sole.

Mentre con il Ciclo del Nuovo Sole Gene Wolfe ci parlava della morte e rigenerazione del nostro mondo, gli eventi di Nightside sembrano essere, almeno in questo primo titolo, molto più contenuti e di portata limitata.

Il Whorl è un’astronave generazionale, un cilindro di O’Neil al cui interno luce e calore sono generati dal Lungo Sole artificiale. Dopo secoli di viaggio la popolazione si è dimenticata lo scopo originale del Whorl e ha iniziato a venerare i suoi costruttori come antiche divinità, ricevendo la parola divina da finestre (letteralmente comandi da una finestra Window).

Patera Silk è un prete che gestisce una parrocchia (manteion) nella parte più povera della città di Viron. Riceve un’illuminazione da un’entità divina sconosciuta, the Outsider, che lo sprona a salvare la sua parrocchia. Un boss mafioso locale ha infatti acquisito gli immobili e vuole sfrattare il prete per una speculazione edilizia. Silk inizia a sporcarsi le mani mettendo in dubbio la sua religione e la sua moralità.

In questo primo volume non succede niente di eclatante o “world-changing” (immagino che le cose cambieranno nei prossimi volumi) ma la costruzione del mondo, con i suoi modi di dire (“shadeup” quando il Lungo Sole viene coperto) e le sue creature (ci sono i “chem” esseri umani artificiali, e molti cyborg, anche se la tecnologia si sta perdendo), le vicende e le scelte morali di Silk catturano, come qualsiasi opera di Wolfe. Il mondo e il modo con cui è (de)scritto sono ricchissimi di dettagli e si ha sempre l’impressione di essersi persi qualcosa. Con Wolfe sembra sempre che ci sia sempre altro in attesa di essere scoperto al di sotto del testo.

Non sembrano esserci molti collegamenti con il Nuovo Sole, a parte che il costruttore del Whorl e divinità principale del pantheon è Typhon, il tiranno affrontato da Severian in Urth del Nuovo Sole. Questo sembra suggerire che il Lungo Sole sia ambientato millenni prima del Nuovo Sole, quando le astronavi viaggiavano a velocità inferiori a quelle della luce, ben prima quindi degli specchi e navi degli Ieroduli incontrati da Severian. Più che per l’ambientazione mi pare che Nightside sia accostabile al New Sun per tematiche e struttura: in entrambi i casi abbiamo un protagonista anonimo che deve farsi strada in un mondo “medievale-futuristico”.

Resto curioso di leggere cosa succederà a Patera Silk nei successivi volumi.

Machinehood: intelligenza artificiale e privacy nel 2095

Machinehood è un romanzo di S. B. Divya, pubblicato nel 2021 e finalista al premio Hugo.

È ambientato nel 2095, con la società umana influenzata da due fattori.

Il primo è la quasi totale assenza di privacy. Sciami di droni circondano le persone mandando continuamente in rete tutto quello che fanno. 24 ore su 24. Nessuno si preoccupa di essere osservato nei momenti più privati – tanto come scritto la maggior parte delle persone è noiosa.

Il secondo è il ruolo svolto dalle Intelligenze Artificiali Deboli (WAI) e dai robot, che contendono all’essere umano tutti i lavori ma che anche lo aiutano nelle poche attività che gli sono rimaste. Per competere con le macchine le persone usano droghe e agenti biochimici per incrementare la loro intelligenza e capacità fisiche. Ma è una battaglia inutile. La maggior parte del pianeta lavora nella gig economy guadagnando spiccioli nei lavori a chiamata (che comunque riguardano l’addestrare o supervisionare le WAI), priva dei più basilari diritti dei lavoratori.

Welga Ramirez lavora come guardia del corpo per proprietari delle grosse aziende che fabbricano droghe per migliorare gli esseri umani. Il lavoro è diverso da quello che ci potremmo immaginare. Chi contesta o organizza movimenti di protesta tende a lanciare droni per fare scherzi alle loro vittime e combattere le guardie del corpo. La protezione delle persone è uno spettacolo nel quale chi fa la performance migliore prende più soldi in donazioni.

We don’t ever shoot to kill, not protes, not exfactors,” Welga said. “That would create a lousy image for our clients. The camera swarms catch everything, and the public—barring a few sick exceptions—doesn’t like to watch real people die. We always carry basic field kits. Just because the protesters send bots doesn’t mean we don’t get injured. The audience likes to see us struggle. Makes it more exciting to watch. The primary thing to remember is that we aren’t going into combat. We’re performing a service, key word perform. We need to fight pretty, we need to destroy our attackers, we need to bleed—a little—and we need to keep the client clean. Oh, and remember to smile for the cameras. You get more tips that way.”

Le cose iniziano ad andare male quando qualcuno ammazza sul serio i clienti di Ramirez. Si tratta della prima intelligenza artificiale forte (e quindi presumibilmente senziente) che, alleata con uno sceicco terrorista nordafricano e una monaca buddista ribelle che vive nello spazio (seriously) vogliono liberare l’umanità e la “macchinità” dalla schiavitù dei poteri forti.

C’è tanta azione, ma anche una grossa cura nell’immaginare una società influenzata da tendenze contrastanti. È un mondo strano quello di Machinehood. Le grandi corporations lavorano a macchine sempre più capaci e allo stesso tempo farmaci per rendere gli esseri umani sempre all’altezza (altezza che loro stesse aumentano come si sarà capito). Il governo fa quello che può per arginare questa corsa. Il grosso delle attività umane è regolato (come detto) dalla gig economy. Se uno ha un problema di salute lo posta sul web, offre un premio e spera che qualcuno se ne occupi. Sì, questa è la sanità privata all’ennesima potenza degli USA.

In conclusione mi è piaciuto come l’autrice si immagina questo futuro, ma personalmente ho trovato che non lo abbia criticato abbastanza, sembra quasi compiacersene.

I’ll go lie down. You stay calm and sensible. We might need a different way of life, but global upheaval isn’t the way to get it. Fanatics like revolution, and they don’t care who gets hurt along the way. You’re not that kind of person. Don’t let them turn you into one.

mercoledì 22 marzo 2023

Defekt: l'orrore cosmico dell'IKEA, del capitalismo


Parafrasando Lovecraft, il sentimento più forte e più antico dell'animo umano è la paura, e la paura più grande è quella di passare una giornata all’IKEA. Ho quindi cercato di esorcizzare questa paura leggendo Defekt di Nino Cipri, un romanzo breve vincitore del British Fantasy Award e finalista al Philip K. Dick Award. È il secondo romanzo del ciclo LitenVerse. Non ho letto il primo, Finna, ma questa è una storia a se stante.

Derek lavora presso la LitenVärld (=IKEA), è un impiegato modello ed è felice dei suoi turni di 18 ore dopo i quali va a riposarsi nel container aziendale nel parcheggio esterno. Vive per lavorare e il lavoro è tutta la sua vita. Ma soffre di solitudine. Avendo commesso il grave peccato di chiedere un giorno di permesso, viene punito con un turno notturno di inventario, dove scopre che la mansione consiste nel cacciare, in compagnia di una serie di suoi cloni queer, mobili IKEA ehm, volevo dire LitenVärld, difettosi. Perché gli spazi espositivi LitenVärld violano le leggi della fisica e permettono accessi ad altri universi, dai quali provengono creature bizzarre.

Le librerie, i tavolini, le lampade in esposizione sono creature viventi e senzienti che si nascondono nelle fine cucine e salotti arredati per i clienti. Derek però prova troppa empatia per quelle creature e deve scegliere: fare il lavoro per il quale è stato costruito o seguire i suoi sentimenti?

Gli spazi IKEA fanno (giustamente) paura perché nella loro finta perfezione rappresentano quell’utopia che si sa, smaliziati che siamo, è solo la copertina di una distopia. Qua il vero orrore cosmico è il capitalismo, presentato con le sue devianze di sfruttamento multidimensionale e il suo linguaggio che impone comportamenti e maschera soprusi. Cipri riesce a tenere diversi registri: la storia inizia come distopia e presa in giro, continua come fanta-horror alla Alien, poi storia d'amore e finisce con una piccola rivoluzione.

Dark Lord of the Sith: Darth Vader come superuomo nietzschiano


Darth Vader – Dark Lord of the Sith è un fumetto pubblicato nel 2017 con protagonista Darth Vader, ambientato subito dopo la fine di Revenge of the Sith. Anakin Skywalker è appena diventato Darth Vader e lo seguiamo nelle sue prime malvage avventure: cacciare alcuni jedi superstiti, costruirsi una spada laser, addestrare gli Inquisitori, sottomettere pianeti all’Impero, progettare la sua Fortezza e così via.

Abbiamo qui un Darth Vader scatenato, un superuomo nietzschiano per il quale l’unica cosa che può e deve contare nella Galassia è la sua Volontà di Potenza. Vader ucciderebbe tutti ed è a malapena tenuto al guinzaglio dall’Imperatore: “non voglio regnare su una galassia di cadaveri”.

Non mancano i momenti divertenti. Perché l’Imperatore non ha informato nessuno che Darth Vader è il suo braccio destro e quindi i cloni (gli ultimi prima di essere… dismessi) lo scambiano per uno jedi e lo attaccano appena sfodera la spada laser o usa la Forza. Gli alti ufficiali dell’esercito organizzano complotti contro di lui.

E a Vader va bene così, perché così si mette alla prova e può ammazzare un po’ di gente.

Campo Archimede


Perché leggere P.K.Dick quando posso leggere il romanzo che lo ha fatto impazzire?

Camp Concentration è un romanzo di Thomas Disch pubblicato nel 1968, tradotto in italiano come "Campo Archimede" (con una traduzione del titolo che gli toglie tutta la ambiguità).

Scherzi a parte, va comunque detto che dopo aver letto Camp Concentration Dick iniziò a mandare una serie di lettere all'FBI avvertendoli che un'organizzazione segreta stava contattando scrittori di fantascienza per convincerli a inserire messaggi segreti nelle loro opere.

La prova, sosteneva Dick, era proprio il romanzo di Disch.

Mi sono quindi avvicinato alla lettura di questo testo con molta cautela.

La Encyclopedia of Science Fiction definisce Disch come "forse il più rispettato, il meno fidato, il più invidiato e il meno letto di tutti i moderni scrittori di fantascienza di prim'ordine."

La storia di Campo Archimede è apparentemente semplice: il protagonista Louis Sacchetti (poeta, cattolico rinnegato e obiettore di coscienza) viene trasferito in una struttura segreta dell'esercito dove una non nominata organizzazione privata compie degli esperimenti sui prigionieri.

L'esperimento consiste nell'aumentare loro l'intelligenza contagiandoli con una variante della sifilide, la pallidina. Purtroppo la pallidina conduce a morte certa. Sacchetti viene contagiato, e ingaggia una battaglia filosofica con lo scienziato Skilliman.

Non vi spoiler il finale nel caso non abbiate già letto il libro.

È ricchissimo di citazioni, ho colto riferimenti a Thomas Mann, Dante, Tommaso d'Aquino, Dostoyevsky, Shakespeare, Rllke, Kafka e Wagner, anche se di sicuro altri mi sono fuggiti.

La pallidina, il suo uso e i suoi effetti ricordano quelli dell'LSD, sostanza per la quale c'era molto interesse negli anni '50 e '60. Mentre molti speravano che l'LSD avrebbe liberato la mente delle persone, Disch la metteva al centro di interessi militari e corporation. Solo negli anni '80 con lo svelamento dei documenti relativi al progetto MK Ultra abbiamo scoperto che dopotutto Disch aveva ragione.

Ci sono moltissimi riferimenti all'alchimia. Uno dei prigionieri "superintelligenti" riesce a convincere l'esercito di aver scoperto l'immortalità alchemica. I generali e gli scienziati ci cascano come peri – e ne subiscono le conseguenze. Questo ci collega all'altro tema della storia, il Faust, nelle sue varie incarnazioni (quelli di Goethe, di Manne e di Valéry). Perché (come ha fatto notare Samuel Delany commentando il romanzo) chi cerca di essere un Archimede (ovvero avere il colpo di genio) rischia di diventare un Faust, ovvero di pagare un grosso prezzo. Qua il prezzo lo pagano i prigionieri con la loro vita, ma anche gli scienziati che supponevano di poter controllare il genio che scatenavano.

E la pallidina si scatena nel mondo, grazie alla dottoressa Busk che lo diffonde... beh essendo una malattia venerea potete immaginare come.

Stars in my pocket like grains of sand

Stars in my pocket like grains of sand
è un romanzo del 1984 di Samuel Delany. È un romanzo densissimo di idee e concetti, quasi la summa dell’opera dell’autore fino a quel momento.

È un romanzo di contrasti tra famigliare e alieno, singolare e molteplice, identità e diversità, informazione e conoscenza, il mondo e il globale. È un romanzo che richiede una comprensione “multiplex” come Delany l’ha concepita nel suo romanzo Empire Star.

Andiamo con ordine, dal generale al particolare, rimanendo coscienti che taglierò fuori molte cose.

Ci sono 6000 e più mondi abitati dagli esseri umani; ogni mondo contiene numerose culture con le rispettive lingue e punti di vista.

A whole world, that’s a big place.

A tenere insieme questi mondi è il web, un’organizzazione che raccoglie e gestisce le informazioni. Lo strumento più potente del web è il GI, General Information, una specie di wikipedia che permette di scaricare qualsiasi informazione direttamente nella propria mente. È il vero collante di una galassia umana in continuo rischio di finire disgregata dalle differenze culturali; è l’interfaccia con la quale gli umani entrano in contatto gli uni con gli altri.

Il web non è perfetto. Riesce a dare rispose approssimate a molte domande difficili (“quanti esseri umani ci sono nella galassia?”) e molto spesso le sue informazioni sono obsolete o ambigue. Molti dicono che con questo romanzo Delany abbia anticipato il World Wide Web.

“People tell me I’m the guy who invented the internet. A book of mine called Stars in My Pocket Like Grains of Sand, every once in a while somebody says that’s the book that invented the internet. I don’t know. I wasn’t trying to. I was just writing about something. Whether it’s at all true or whether it’s just hyperbole that ... Never believe your own hype. That’s the way to really screw yourself over.” (da un’intervista)

Non solo non è perfetto, ma ci sono delle informazioni che non potrebbe mai fornire. A un certo punto Marq chiede a Korga che piatti le piacciano, e scopre che il suo compagno è stato educato dal web sulla cucina locale – ma solo relativamente ai nomi delle pietanze, ingredienti e preparazione, non ha idea del sapore dei cibi. Al che Marq replica: “ma il sapore è l’unica cosa che conta”.

Il linguaggio parlato dai mondi del web è l’arachnia, la cui peculiarità è di usare il genere grammaticale femminile per qualsiasi persona. Nell’arachnia sono tutte donne. Il “lui” si usa esclusivamente per una persona (maschio o femmina) che sia oggetto del proprio desiderio erotico. È una cosa che può disorientare in quanto non è chiaro mai se un personaggio sia uomo o donna, e spesso si devono raccogliere indizi spazi per sapere non solo il genere ma addirittura la specie di appartenenza. Gli esseri umani infatti convivono e si accoppiano senza problemi con numerose specie aliene, e non stiamo parlando delle belle aliene di Star Trek: parliamo di alieni non umanoidi – cosa che come possiamo intuire non ha mai fermato nessuno dal fare sesso.

In Arachnia as it is spoken on Nepiy, ‘she’ is the pronoun for all sentient individuals of whatever species who have achieved the legal status of ‘woman’. The ancient, dimorphic form ‘he’, once used exclusively for the genderal indication of males (cf. the archaic term man, pl. men), for more than a hundred-twenty years now, has been reserved for the general sexual object of ‘she’, during the period of excitation, regardless of the gender of the woman speaking or the gender of the woman referred to.

L’idea di una cultura dove non ci siano differenze di genere è venuta a Delany quando alloggiava in un hotel frequentato dai pazienti transessuali di un vicino ospedale. Mentre i primi giorni si chiedeva di che genere fossero le persone che incontrava in ascensore, dopo un po’ smise di interessarsi alla differenza, giungendo alla conclusione che il distinguere uomo/donna, maschio/femmina è relativo al contesto e all’abitudine. Tanto per fare un esempio, sul pianeta natale di Rat Korga la distinzione importante è tra persone alte e persone basse, ed è socialmente inaccettabile e considerata un perversione il sesso tra persone di altezza molto diversa.

Il viaggio tra i mondi è riservato a poche persone, “diplomatici industriali”, che hanno l’incarico di tenere in piedi le reti commerciali tra i mondi, permettendo lo scambio di materiali e tecnologie. Questi diplomatici industriali sono abituati a viaggiare tra mondi con culture e usanze molto diverse tra loro, ma sono sottoposti a un continuo “shock culturale”, data l’impossibilità di prevedere quale aspetto della cultura che visitano risulterà per loro “strano”.

During my first three years as an ID, I thought my job1 was not to be surprised at the universe’s human variety. Later I realized that it was not to be surprised that nonstop surprises would henceforth be my life

La “galassia umana” di Delany non è mai governata da un singolo imperatore, o da una singola cultura. Le culture sono sempre contestate, frammentate e confuse.

Sebbene le culture siano molteplici, ci sono due tendenze ideologiche dominanti, la Family e il Sygn.

La Family propugna una società basata su antichi standard umani, quali quello della famiglia basata su genitori e figli. E mettiamo subito in chiaro: non si tratta della visione padre-madre-figlio tradizionale terrestre del presente, visto che qualsiasi genere (e sesso) può prendere uno dei tre ruoli, e qualunque parte dei tre può essere assente. L’importante è che questi ruoli ci siano e diano significato alla famiglia e alla società.

Il Sygn invece è più anarchico, non vuole imporre nessun tipo di ordine o struttura alla società umana, la famiglia per loro è un concetto estremamente fluido.

Sono grosso modo l’applicazione su scala interstellare dei due approcci, quello dello Storicismo e quello Post-Strutturalista.

Uno dei punti di contrasto tra Family e Sygn è quello sulla natura della storia. L’ideologia della Family è basata su un’immagine del passato che deve essere ricostruita ovunque vi siano essere umani; la storia di un pianeta (la Terra) deve essere la stessa di tutti gli altri pianeti. Le sue unità di misura del mondo fisico sono le stesse adoperate ora sulla Terra.

Per il Sygn “history is what is outside, in both time and space, the current moment of home. And without history, there is no home. A second tenet: when you go to a new world, all you can take of your home is its history.” Per il Sygn nessuna ideologia può avere un ruolo centrale perché non esiste un luogo centrale dal quale governare.

Ci sono altri due elementi che arricchiscono questa galassia futura. Il primo sono i misteriosi alieni Xlv, con i quali l’umanità non riesce ad avere alcun genere di contatto e comunicazione. Il secondo è la “Cultural Fugue” che colpisce alcuni mondi, causandone la fine. Forse la Fuga Culturale è causata dalla disparità di punti di vista interni al mondo stesso, forse è un attacco da parte degli Xlv.

Marq Dyeth, uno dei due protagonisti, è un industriale diplomatico del pianeta Velm. Su Velm gli esseri umani convivono (e hanno relazioni amorose e sessuali) con gli alieni evelmi, che sono delle lucertole con sei zampe, tre sessi e molte bocche.

Marq appartiene alla famiglia Dyeth, anzi al flusso (stream) Dyeth, una successione di umani e evelmi cresciuti assieme a ondate generazionali successive, dove nessun individuo ha un tipo di relazione “genetica” con alcun altro. Una via di mezzo tra una famiglia adottiva e una comune hippie, per intenderci. I Dyeth discendono da Gylda Dyeth, sicaria della dittatrice Vondramach Okk, che quando si ritirò dal servizio attivo ricevette in dono il palazzo di Dyethshome nella città di Mogror su Velm.

Dyeth è un sostituto dell’autore, che più volte nelle sue biografie ha raccontato il suo spaesamento spostandosi da Harlem dove viveva alla scuola a maggioranza di bianchi vicino Park Avenue.

L’altro personaggio principale è Rat Korga, del pianeta Rhyonon. All’età di diciannove anni Korga si è sottoposto alla RAT, Radical Ansiety Termination, che gli ha tolto la coscienza e la volontà rendendolo uno schiavo.

‘Of course,’ they told him in all honesty, ‘you will be a slave.’

Passa venti anni a fare i lavori più sporchi e degradanti del pianeta.

Un giorno il pianeta Rhyonon viene distrutto (forse una Fuga Culturale, forse un attacco degli Xlv, forse qualcos’altro ancora) e Rat Korga è l’unico superstite tra miliardi di persone. Viene salvato dal web, che ricostruisce le parti danneggiate del suo corpo e gli dona nuovi occhi. Per “ripristinare” la mente di Korga manomessa dalla RAT gli vengono fatti indossare degli anelli, proprietà della dittatrice Vondramach Okk, che contengono connessioni aggiuntive. Korga ora è un essere umano funzionante, ma senza un mondo e una cultura. La sua rinascita ricorda la creazione di Frankenstein, per il modo con cui spaventa i tecnici del web che lo hanno riportato in vita.

You have taken away my world . . . . What have you given me? . . . What have you taken away? . . . I had a world. . . . What world will you give me?

Il web (da intendersi sempre come organizzazione) non sa cosa farne del potenziale di questo essere. Scopre che la sua anima gemella è proprio Marq Dyeth. Sono fatti l’uno per l’altro, ognuno soddisfa i bisogni sentimentali ed erotici dell’altro. Il web decide di farli incontrare, sperando così di controllare il potenziale del superstite, o forse incanalarlo in una direzione particolare.

Tenete presente che qua siamo appena poco oltre l’introduzione.

Rat Korga arriva su Velm e conosce Marq Dyeth. I due passano assieme un paio di giorni, molto densi di avvenimenti, di prosa e di idee. Al termine di questi due giorni tutta la popolazione di Morgre vuole conoscere Rat Korga, è diventato fetish e feticcio di un intero pianeta. Anche gli Xlv sembrano essere interessati al pianeta, visto che lo circondano con le loro astronavi.

Il web decide di portare via Korga e separare i due amanti.

Nonostante siano dei “match” perfetti, le strutture politiche e sociali al potere riescono a separare la coppia.

Il romanzo è un continuo spiazzamento, obbliga il lettore a rivedere le proprie convenzioni e credenze sui rapporti sociali, famigliari e personali. Delany scrive fantascienza PER disorientare il lettore, per catturarlo tra visioni mutuamente esclusive del mondo. È sostanzialmente il motivo per il quale scrive fantascienza – la fantascienza è un linguaggio che permette la traduzione tra mondi alternativi. Per Delany è lo specifico dominio della fantascienza obbligare a considerazioni su possibilità fisiche che il lettore potrebbe non riconoscere come possibili.

Il romanzo si conclude con un lungo monologo di Marq dove, parlando del mattino e dell’alba viste sui vari mondi visitati, traspare la sofferenza per la perdita del suo amore.

To arrive on a world at dawn, despite GI’s preliminary scatter of information, is to read the whole roster of signs you are used to for morning over the expanse of what you see, and at the same time see those meanings start to transpare as one begins to see the possibilities—a world of possibilities clear behind them

Il romanzo non risponde a troppe domande: cosa vogliono gli Xlv? Cos’è una Fuga Culturale e perché succede? Perché Rat Korga è diventato pericoloso per Velm? Delany aveva in programma di scrivere un seguito, The Splendor and Misery of Bodies, of Cities, ma abbandonò l’idea con l’avvento dell’AIDS, che distrusse e uccise molti dei suoi circoli di conoscenze ai quali si era ispirato per creare il mondo di Velm.

Perché alla fine, come dichiarato dall’autore:

"Stars" was conceived as an SF celebration of the gay world I knew, translated into space-opera terms in a story that I hoped all could read and relate to.