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lunedì 19 dicembre 2022

On Basilisk Station



On Basilisk Station è il primo romanzo del così detto Honorverse, fortunata serie di romanzi dell’autore americano David Weber che comprende circa 14 titoli della serie principale e numerosissimi spinoff.

Di tutta la saga solo un racconto, Ms. Midshipwoman Harrington, è stato tradotto in italiano.
Dopo aver fatto passare per idiota un ammiraglio, la Comandante Honor Harrington viene assegnata con la sua nave HMS Fearless alla Stazione Basilisco, un luogo dove sono mandati tutti gli ufficiali caduti in disgrazia.
Il suo nuovo equipaggio la odia per l’incarico ricevuto.
Gli alieni abitanti del pianeta hanno una civiltà all’età del bronzo e fumano droghe che li trasformano in pazzi omicidi.
La principale industria locale è il contrabbando e i cartelli mercantili vogliono la sua testa.
La nazione avversaria di Haven sembra tramare qualcosa.
E per affrontare tutto questo Honor Harrington ha un solo incrociatore leggero ultracentenario con un armamento che non funziona.
Quando la situazione precipita e la Repubblica di Haven fa la sua mossa per conquistare il sistema, Honor si rimbocca le maniche e reagisce TOSTA.
(ho tradotto molti liberamente dalla quarta di copertina).

Nell’Honorverse le astronavi si comportano come velieri del 1800 – BUT IN SPACE! L’autore si è ispirato ai romanzi di Horatio Hornblower di C. S. Forester, prendendo spunti anche da personaggi reali quali Thomas Cochrane e l’Ammiraglio Nelson.

È un romanzo di poco più di 400 pagine in cui avviene una singola battaglia nave, ma che da sola merita l’intero prezzo del biglietto. Weber si prende tutto il tempo (e le pagine) che gli serve per farci conoscere i personaggi, dalla protagonista e il suo gatto alieno Nimitz, il suo equipaggio, fino agli ammiragli e ai politi nei ministeri delle due nazioni coinvolte. Tutto converge in una corsa pazzesca a colpi di cannonate spaziali per intercettare un vascello nemico, a costo di enormi sacrifici.

Dopo questo primo romanzo la serie è andata avanti. In teoria la protagonista sarebbe dovuta morire nel quinto volume, ma Weber ha fatto una serie di scelte molto discutibili e ha continuato imperterrito con romanzi sempre più lunghi nei quali succede sempre di meno, e allargando l’Honorverse con saghe e spinoff lasciati ad altri autori.

Ho trovato poi assolutamente ridicolo come i cattivi di questo romanzi, la Repubblica di Haven, avessero come difetto principale l’avere un sistema di welfare (sul serio), che come tutti sanno porta inevitabilmente una nazione a diventare una oligarchia imperialista. Che sarebbe un punto di vista molto americano, solo che i “buoni” dell’Honorverse appartengono al Regno di Maticora, governato da dei nobili che per noblesse obblige giocano a fare gli ammiragli della flotta.

Gli alieni poi sono trattati come mezzi idioti e il Regno si sente in dovere di colonizzarli in quanto “se non lo fanno loro lo farebbe qualcun altro” con un atteggiamento talmente imperialista e colonialista che sarebbe comico se l’autore non sembrasse crederci veramente.

mercoledì 16 novembre 2022

The Employees: A workplace novel of the 22nd century

The Employees: A workplace novel of the 22nd century è un romanzo breve di Olga Ravn che presto verrà pubblicato in italiano da Saggiatore.

Il libro si presenta come una serie di dichiarazioni rilasciate da un non meglio precisato gruppo di dipendenti di un non meglio precisato posto di lavoro. Nel corso della lettura ci si rende conte che ci sono dipendenti umani (nati e mortali) e umanoidi (artificiali e immortali), e che l’ambiente di lavoro è un’astronave, la Six Thousand Ship.

Scopo del datore di lavoro è scoprire l’effetto che un certo numero di “oggetti” hanno sui dipendenti. Gli oggetti sembrano essere stati prelevati da un pianeta visitato; gli umani e gli umanoidi vi si affezionano fino a pregiudicare l’efficienza del loro lavoro.

La storia è tutto sommato convenzionale, quasi banale, ma raccontata in maniera obliqua, quasi a dover cercare tutti gli indizi per capire cosa stia succedendo, ma in fondo è più importante farsi prendere dal flusso di coscienza e dalla poesia del testo che cercare razionalizzazioni.

Il libro è nato da una serie di oggetti che apparivano in una mostra dell’artista Lea Guldditte Hestelund. L’artista chiese a Olga Ravn di commentare con dei testi gli oggetti e l’autrice pensò a reperti alieni raccolti su un altro pianeta.

Personalmente mi ha ricordato il film Aniara del 2018 con le sue ambientazioni dal freddo design “nordico” (il film è ambientato su un’astronave ma è stato girato in un centro commerciale svedese) e i Tropismes di Nathalie Sarraute. In biologia i Tropismi sono movimenti e crescite spontanee degli organismi in risposta a stimoli ambientali esterni, che è un po’ quello che Ravn va a studiare quando mette umani e umanoidi a contatto con gli Oggetti, finendo per parlare di cosa ci rende umani, e prendere in giro aziendalismo, capitalismo e transumanesimo.

martedì 11 ottobre 2022

La Battaglia dei Maghi Linguisti

Battle of the Linguist Mages di Scotto Moore.

Isobel è la top player di un gioco immaginario, un MMORPG a tema musicale chiamato Sparkle Dungeon. Il gioco in VR richiede la recitazione di formule magiche complicate, Isobel è talmente brava che viene assunta dagli sviluppatori per portare avanti il loro piano segreto: addestrare esseri umani nell’uso di formule magiche vere. E usarli per salvare (o conquistare?) il mondo.

Si scopre infatti che i segni di punteggiatura sono alieni in fuga dalla logosfera (già qua potete fare una pausa per contemplare il concetto), che risiedono come memi nel cervello umano e, tramite appositi comandi vocali (detti “power morphemes”) eseguono una serie di ordini che vanno dall'influenzare la mente degli altri a stordirli al teletrasporto, al viaggiare in altre dimensioni e… diventare Dio? Diventare Dio.

Eccessivo, scoppiettante, senza un attimo di respiro… anche se alla lunga troppi effetti speciali diventano stuccosi e un po’ si sente la fatica.

Scotto Moore mette qua dentro tante di quelle idee che il romanzo sembra esplodere: corporation corrotte, sette religiose da lavaggio del cervello, MMORPG e IA che diventano senzienti, viaggi in altre dimensioni… il tutto per raccontare una storia di potere e responsabilità con una protagonista fortemente sarcastica ma adorabile.

È un interessante tentativo (tra i molti) di portare meccaniche dei (video)giochi in una narrazione, penso faccia parte di quella corrente di “litRPG” che magari meno nota in Italia è comunque ben presente nel mercato anglosassone.

giovedì 28 luglio 2022

Neveryóna Or: The Tale of Signs and Cities

Neveryóna è il secondo volume del ciclo Return to Nevèrÿon di Samuel Delany. È un romanzo del 1983, e costituisce un'unica storia, al contrario del primo volume (Tales of Nevèrÿon) che era una raccolta di racconti e del quale ho scritto in passato.


Il titolo completo è “NEVERYÓNA Or: The Tale of Signs and Cities”, portando avanti la tradizione di intitolare ogni storia del ciclo con un “Tale of…”. I singoli capitoli del romanzo hanno invece titoli del tipo “Of Commerce, Capital, Myths, and Missions” o “Of Survival, Celebration, and Unlimited Semiosis” e iniziano con una citazione da autori quali Susan Sontag o R. Barthers.

Neveryóna segue le avventure di Pryn, ragazza quindicenne del villaggio di Ellemon che troviamo all'inizio del romanzo mentre cavalca un drago selvaggio. Tipico cliché del fantasy, che Delany smonta di qualsiasi carattere epico. I draghi di Nevèrÿon (2) sono deboli, una specie protetta per ordine dell'Imperatrice. Possono volare solo lanciandosi da posizione elevate. Pryn vola con una di queste creature, atterra in un luogo piano dal quale il drago non potrà più rialzarsi e, per una sorta di protesta, decide di abbandonare Ellemon e viaggiare verso sud. Visita la capitale Kolhari e altre regioni dell’Impero e fa la conoscenza con numerose culture e persone. L’ambientazione è la stessa del primo volume, una terra preistorica dove la civiltà sta appena nascendo (e invenzioni quale la scrittura o la birra sono vecchie solo di pochi decenni), e che potrebbe essere il Mediterraneo o l’Africa.

Dopo aver smontato il drago, Delany smonta il volume precedente. In Tales of Nevèrÿon avevamo lasciato Gorgik, Small Sarg, Raven e Norema uniti nella lotta contro la schiavitù. In Neveryóna Pryn incontra Norema, dalla quale veniamo a sapere che il gruppetto si è separato e ognuno è andato per la sua strada. Mentre di Gorgik e Small Sarg apprendiamo più avanti il destino, la potente e indipendente Raven non appare mai, anche se viene sempre cercata e inseguita da Pryn come esempio da seguire di indipendenza femminile.

Incontra Gorgik, nella figura di Liberatore dalla Schiavitù – anche se in effetti non lo vediamo liberare alcun schiavo (anzi ne ha uno tutto suo per il sesso). Gorgik le tiene una lezione su città e commercio e come stia avvenendo il passaggio dalla schiavitù delle catene a quella dei salari. Incontra poi Madame Keyne, imprenditrice di successo che dopo averle fatto una lezione su denaro e potere la manda a spiare Gorgik.

Infine è ospite del Duca Jue-Grutn della Penisola di Garth, che le tiene una lezione su mappe, numeri e arte.

Pryn apprende (e con tutte queste lezioni ci mancherebbe altro) come funziona la scrittura, i simboli e i segni, e quanto potenti possano essere.

In questo volume Delany ci fa vedere da numerosi punti di vista gli aspetti e l'evoluzione della produzione capitalista, un teatro dove ognuno degli attori in gioco cerca di coniugare desideri, sessualità e lavoro. Il mercato come lo vede Delany è inseparabile dalla sessualità. Il Mercato Vecchio di Kolhari è luogo di scambio di merci e di prestazioni sessuali (il Ponte dei Desideri Perduti); Madame Keyne, che già nel nome ricorda l'economista John Maynard Keynes e che rappresenta lo sviluppo del neoliberalismo, cerca di sostituire all'anarchico e sessualmente libero Mercato Vecchio il suo Mercato Nuovo, regolato e pianificato a tavolino.


Neveryóna è stata definita da Joshua Yu Burnett (1) Opera della Dimenticanza. A essere dimenticate sono quasi sempre le figure femminili. Di Raven nessuno sa più niente, e molti dubitano che sia mai esistita. Di Venn, protagonista di un racconto di Tales of Nevèrÿon, e delle sue invenzioni, nessuno si ricorda più, come nessuno si ricorda che è stata la zia di Pryn a inventare il telaio.

Non se la passano bene le donne di Neveryóna. In una delle scene più strazianti di tutto il romanzo Pryn, incinta, trova ospitalità presso il villaggio di Enoch, ma l'unico ruolo che i suoi abitanti sono capaci di concepire per lei è quello di prostituta. E non per "cattiveria", ma perché "she was a foreign girl about to have a baby, and they could think of no other place for her".

Restiamo ancora un momento a Enoch. Presso il villaggio sorge il "Ponte di Belham" e la "Roccia di Venn", e (come detto sopra) nessuno si ricorda chi siano Venn e Belham. Ma c'è di più: gli abitanti del villaggio fanno uno sforzo per dimenticare il Ponte e la Roccia, in quanto una generazione prima vi fu in quel luogo uno sciopero soffocato nel sangue.

When I was a boy they called in the soldiers, and they came marching across the bridge up there, to flush out the quarry workers who’d holed up in the hills – and they killed the leaders and carried their bodies, roped to long poles, back down across it, and we hung out watching from the bushes. Everybody thought they were going to put collars back on the rest of us like there used to be in my father’s father’s time.

Anche qui oppressione capitalista e questioni di genere convergono molto facilmente. Come in altre parti del romanzo. A Kolhari Pryn viene accolta nella villa di Madame Keyne, che vive in una specie di comune assieme ad altre due donne: la Selvaggia Ini, la sua sadica sicaria, e Jade, la segretaria della quale è innamorata. Madame Keyne è definita come "chatja nivu", che assume molte significati: colei che non preparata il cibo al marito, colei che non si concede all'uomo, lesbica. Ma in fondo resta un'imprenditrice.

Money that goes comes back to me. And, you must admit, it costs very little. whole system of enterprise... [and] you know where most little moneys comes from, don't you? It's melted down from used collars.

Samuel Delany ha definito Neveryóna come "il libro più incompreso che abbia mai scritto". Troppi recensori e lettori hanno approcciato la lettura come se fosse una raccolta di 13 racconti e non un romanzi di 13 capitoli. La cosa deve averlo fatto arrabbiare, perché poi scrisse un saggio, A Privileged Chronicity, contenuto di The American Shore, sulla teoria narrativa dietro i fix-up 334 di Disch e la Fondazione di Asimov.


Lo sword&sorcery, con i suoi personaggi, temi e ambientazioni, viene sfruttato da Delany come strumenti di indagine sulla nascita, e quindi sui confini e limiti, di quello che convenzionalmente viene definita come “civiltà”.



(1) nel suo Of Liberation, Lost Cities, Disappearing Feminists, Forgetting, and the Ascent of Ronald Reagan: Gender in Samuel R. Delany's Neveryóna.

(2) Nevèrÿon è il nome del regno, che deriva dal rione aristocratico di Neveryóna della capitale di Kolhari… che a sua volta deriverebbe dalla città di Neveryóna ormai coperta dalle acque, forse visibile dalla dimore del Duca, forse protetta da un drago, forse custode di un favoloso tesoro.

Reverse Colonization

"Reverse Colonization" di David M. Higgins studia il concetto di invasione e colonizzazione comparando le visioni della fantascienza degli anni '60 e '70 con certi discorsi politici ancora presenti al giorno d’oggi.

La narrativa della Colonizzazione Inversa avviene quando una cultura coloniale e imperialista immagina com'è il venire colonizzati e sottoposti a un impero straniero. Che solo apparentemente dovrebbe essere spunto per riflettere sul proprio potere coloniale e provare compassione verso le popolazioni schiavizzate. Al contrario, come Higgins dimostra, simili narrative rafforzano l’idea che il potere coloniale sia sotto assedio e oppresso favorendo modi di pensiero reazionari.

Il libro di Higgins è un tassello che si aggiunge a quelli di John Rieder, Istvan Csicsery-Ronay e Patricia Kerslake sui rapporti tra Fantascienza e pensiero coloniale.

giovedì 16 giugno 2022

La Quinta Testa di Cerbero

Leggere qualcosa scritto da Gene Wolfe è come entrare in un labirinto poco illuminato. La quantità di impegno che chiede al lettore per capire cosa sta succedendo nella storia è strabiliante, ma d’altra parte onesta, visto che fornisce tutti i dettagli e gli indizi per decifrare gli enigmi posti.

La Quinta Testa di Cerbero non è da meno. È un trittico di storie ambientate sui pianeti gemelli Sainte Anne e Sainte Croix, colonizzati dai terrestri e dove girano storie su una precedente specie indigena di mutaforma.

Il primo racconto, omonimo della raccolta, narra l’infanzia di Numero Cinque, un clone cresciuto in un bordello che finisce per uccidere il suo padre/creatore.

Nel secondo, "“Una storia” di John V. Marsch", c’è la narrazione mitologica e onirica delle avventure di un aborigeno di Sainte Anne, avvenute prima dell’arrivo dei coloni.

L’ultimo, V.R.T., sono frammenti di diario, documenti processuali e interviste che ruotano attorno al dottor Marsch, antropologo alla ricerca di questi leggendari aborigeni nelle zone inesplorate di Sainte Anne, e già personaggio nel primo racconto nonché autore del secondo (o forse no? Non è che è stato sostituito da un aborigeno?).

I misteri non mancano. Alcuni sono posti dal testo stesso: sono mai esistiti gli aborigeni? È possibile che abbiano sostituito i coloni e di fatto tutti gli umani sui due pianeti siano in realtà alieni sotto mentite spoglie? Quanti cloni ci sono in tutto?

Altre domande sono state sollevate dai lettori e studiosi di Wolfe (c'è anche una wikipedia dedicata solo a questo romanzo). Per esempio: qual è il vero nome di Numero Cinque? Se leggete attentamente il testo lo potete scoprire (piccolo hint: trattandosi di canidi e di cloni... ma vi ho già detto troppo).



mercoledì 1 giugno 2022

Doppietta al Premio Robot

"Della mia eredità un'abominazione" è arrivato finalista al Premio Robot. Il racconto di fantascienza solarpunk è il risultato del corso di scrittura racconti di Alessandro Forlani, che ringrazio assieme al collega di studi Matteo Borile.

"Il Demone della Mecca" è invece un racconto horror (genere che frequento poco) ispirato ai miei pellegrinaggi nella Penisola Arabica e risulta tra i segnalati.



Da notare la forte presenza del Collettivo Italiano Fantascienza - CIF, questa realtà del panorama scifi italiano di cui faccio parte e che si fa sempre più notare: Emiliano Maramonte, Roberto Furlani, Simonetta Olivo e Fabio Aloisio.


lunedì 21 marzo 2022

Uscite di Marzo: Educazione Thanatolica

Finalmente sono ritornato in Thanatolia, l’ambientazione open source creata da me e Alessandro Forlani. Educazione Thanatolica è un romanzo breve pubblicato da Delos Digital, nella collana Heroic Fantasy Italia a cura di Giorgio Smojver e Ambra Stancampiano, con copertina e illustrazioni interne di Martina Biondini.

Educazione: avere ideali e una solida preparazione. Ma se fosse falsa? Se chi credi amica ti volesse morta? Tra necromanti, becchininja e le Sette Sette Segrete, le avventure travolgenti ed esilaranti di Suor Cimiteresa e della non-viva Cadaverica.

Dopo anni di catechismo e addestramento al combattimento, la giovane Suor Cimiteresa viene mandata tra i cimiteri di Thanatolia per compiere la più sacra missione del suo Ordine: uccidere l'immorale e morta-vivente Cadaverica. Ma dopo aver raggiunto la sua preda, Cimiteresa scopre che entrambe sono solo pedine in un piano diabolico messo in atto dalle Sette Sette Segrete con Scopi Sacrileghi. Dal Teatro dell'Opera di Tijaratur alle rovine di Urnekloster, Cimiteresa e Cadaverica devono imparare a combattere assieme e fidarsi l'una dell'altra per evitare che il mondo divenga preda della Necromadre.

Ecco un breve brano dove le due protagoniste visitano i magazzini del Teatro dell’Opera di Tijaratur:

Cimiteresa si fermò a contemplare quelle imitazioni della vera Thanatolia. Finzioni messe su per ingannare lo spettatore. Come lei era stata ingannata dagli insegnamenti della Madre Superiora. Le avevano messo davanti un libro sacro, riti e litanie, e l’avevano convinta a combattere per il Bene. E lei aveva fatto la sua parte.
- La vita è tutta una recita.
- Ma non dire cazzate! Non c’è sceneggiatura, non c’è regista, il sangue è vero e le spade tagliano; soprattutto non si capisce se è un dramma o una commedia. Bimba, la vita non è una recita.

Koala Assassini!
Furiosi Matricidi!
Orrori Descrivibilissimi!
Panetteria Cimiteriale!

Educazione Thanatolica: che ci tengo a precisare è ispirata all'Educazione Sentimentale di Flaubert e non a quella Siberiana di Lilin.


Il dogmatismo, l'indottrinamento dei giovani, la manipolazione e la creazione artificiosa di figure di nemici da distruggere. L'avventurosa educazione sentimentale della giovane suor Cimiteresa è il mettere in discussione ogni verità che le è stata inculcata.

lunedì 14 marzo 2022

The Galaxy and the Ground Within di Becky Chambers

The Galaxy and the Ground Within è l’ultimo della fortunata serie Wayfarer, ma il primo in assoluto che ho letto di Becky Chambers, autrice che ha vinto numerosi premi per i suoi romanzi: Hugo, Locus, Arthur C. Clarke e tanti altri.

Il genere è “space opera” che incontra lo “slice of life”: non ci sono battaglie epiche, catastrofi galattiche o l’universo da salvare, ma personaggi “umani” che si incontrano e cercano di andare d’accordo.

In GGW un inconveniente tecnico costringe tre alieni a restare fermi una manciata di giorni in una specie di motel interplanetario, posto su un pianeta sperduto sede di hub di tunnel spaziali.

Non ci sono esseri umani, sono tutti alieni, ognuno con le caratteristiche peculiari della propria biologia, cultura e storia personale.

Pei è una capitana d’astronave tosta e agguerrita appartenente agli alieni Aeluon, che comunica solo cambiando colore del viso.

Speaker è una disabile Akarak, popolo costretto a vagabondare tra le stelle visto che il loro pianeta madre è stato consumato da alieni sfruttatori. Si muove in un esoscheletro visto che non respira l’ossigeno ma il metano.

Roveg è un esiliato dei Quelin, specie di insetti che vivono in una dittatura.

Ouloo è la Laru (tipo lama senzienti a sei arti) che gestisce il motel spaziale e si trova a dover intrattenere e mettere a loro agio creature piuttosto diverse.

Può un romanzo dove i personaggi passano il tempo a chiacchierare essere interessante? Non so come ma sì, Chambers mi ha tenuto incollato con la descrizione di strane biologie, usanze ancora più strane, contrasti culturali e politici.

Mi è piaciuto l’atteggiamento della scrittrice: umile, accogliente, positivo.

Sicuramente una lettura rilassante in questo periodo.

mercoledì 2 marzo 2022

Something Deeply Hidden

Something Deeply Hidden di Sean Carroll: ho preso questo libro per rinfrescare un po' le mie conoscenze di fisica quantistica, che mi sono reso conto essere ferme a un decennio fa.

L’autore rigetta l’approccio top/bottom della fisica quantistica, dove si considera l’universo come fisicamente classico ma che assume caratteristiche quantistiche solo scendendo sotto una certa lunghezza.

Prende l’approccio bottom/top: considera come base le funzioni d’onda, perfettamente continue e determinate, e da queste deriva la spiegazione della visione del mondo classica.

Evita così tanti discorsi che ho sempre trovato stucchevoli su “schiuma quantica” “indeterminazione” “spooky action at distance” etc… che, concordo con lui, hanno confuso molti profani portando un sacco di paccottiglia new age nella fisica quantistica.

Anche l’esistenza stessa dello spazio, che nella fisica classica è un dato di fatto, come un teatro nel quale avvengono i fenomeni fisici, discende qui dall’entanglement dei gradi di libertà delle funzioni d’onda.

La conseguenza forse più scomoda è la correttezza della visione Everettiana della fisica quantistica: l’universo è costituito da tanti mondi sovrapposti al nostro.

Non ci sono infiniti universi, ma solo un numero pari ai gradi di libertà dello spazio Hamiltoniano: 2 alla 10a alla 122a.

Una lettura interessante e notevole sugli ultimi risultati della fisica quantistica.

giovedì 10 febbraio 2022

Gearbreakers: mecha giganti, ragazzini arrabbiati e amori saffici cyberpunk

It makes sense that, when the times were desperate enough, when the people were frenzied enough, at a certain point we went past praying to deities and started to build them instead.

Romanzo di debutto della scrittrice americana Zoe Hana Mikuta, Gearbreakers è una storia, nelle parole della stessa autrice, di combattimenti con la spada tra mecha giganti, ragazzini arrabbiati e amori saffici cyberpunk.

La città-stato di Godolia domina sui territori circostanti con i terribili Windup, mecha giganti da guerra impiegati per assoggettare i villaggi minerari della Badlands ed estorcere tributi. Godolia ci va giù pesante e basta che una comunità non rispetti la quota mensile o abbia un ritardo nella consegna perché si veda annichilita dai Windup.

I piloti sono esseri umani che dopo un brutale addestramento sono trasformati in cyborg con la capacità di connettersi ai mecha.

Sona Steelcrest è una Pilota di Valchirie, uno dei modelli più letali di Windup, ma segretamente brama la distruzione di Godolia: Sona infatti è l’unica superstite di un villaggio sterminato dai mecha e come profuga clandestina è riuscita ad entrare nell’Accademia Windup.

Eris Shindanai è una Gearbreaker, un’abitante delle Badlands che dedica la propria vita a combattere l’oppressione di Godolia. Eris e la sua squadra (una tra le molte) riescono a infiltrarsi nei mecha e a distruggerli dall'interno, uccidendo il Pilota e sabotando il Windup.

Eris viene catturata da un Windup e torturata dai Piloti fino a quando Sona non la libera e assieme fuggono nelle Badlands. Una volta lì Sona deve evitare di farsi ammazzare dai Gearbreakers e conquistare la fiducia di Eris per un piano audace per mettere fine una volta per tutte al potere di Godolia.

Gearbreakers non è un romanzo che si legge per i combattimenti tra mecha, che ci sono ma non sono tanto eccitanti quanto ci si potrebbe aspettare, o per la descrizione della distopica Godolia, che in realtà neanche vediamo. Quel che piace del romanzo è l’evoluzione della relazione tra Sona e Eris, da nemiche ad amiche fino a qualcosa di più. Ognuna deve rielaborare i propri sentimenti per l’altra anche e soprattutto nel contesto di relazioni nel quale già si trovano. Eris ha un forte legame con i membri della sua squadra (le parti con i dialoghi tra lei e gli altri sono i più arguti di tutto il libro), peccato che tutti vogliano vedere Sona morta tanto che qualcuno cerca anche di ucciderla. Sona ha stabilito un rapporto di amore/odio con gli altri Piloti Windup, rapporto che ha spezzato per fuggire con Eris, e ora l’unica cosa che la muove è l’odio, un odio così forte da renderla suicida.

Because now I am in control.
Because people I have loved in the past have been hurt by this nation, and the people I love in the present have been hurt by it again, and because now I can do something to stop it.
Because you choose sides in war and I chose the one that makes me feel human, and this I will not apologize for.
I am violent. I am awful. But every vicious thing about me is mine in its entirety.
I will not die as theirs.

Il finale è aperto tanto che è già prevista la pubblicazione di un seguito, Godslayers, che dovrebbe uscire in Luglio di quest’anno.

sabato 5 febbraio 2022

Tales of Nevèrÿon: se Umberto Eco avesse scritto Conan il Barbaro


Ritorno a Nevèrÿon è la serie fantasy/sword&sorcery (anche se l'etichetta non appare da nessuna parte sui volumi) scritta da Samuel Delany tra il 1979 e il 1987; è composta da 11 tra racconti e romanzi divisa in quattro volumi: Tales of Nevèrÿon, Neveryóna, or: The Tale of Signs and Cities, Flight from Nevèrÿon e Return to Nevèrÿon (pubblicato come Bridge of Lost Desire).

È ambientata in un lontano passato (migliaia e migliaia di anni fa) in una terra non meglio precisata che potrebbe essere la Mesopotamia, l'Asia, l'Africa o il Mediterraneo.

In Nevèrÿon c’è la schiavitù, il denaro è un’invenzione recente tanto che molti si chiedono se porterà più benefici o malanni, e le banconote non sono ancora state inventate. Nelle varie storie del ciclo seguiamo la vita di Gorgik il Liberatore nella sua campagna per terminare l’istituzione della schiavitù. La società di Nevèrÿon è dominata da persone dalla pelle nera o scura mentre le popolazioni con la pelle chiara sono definite come "barbare".

Il primo libro, Tales of Nevèrÿon, è composto da cinque racconti. Sono incluse una prefazione di K. Leslie Steiner e una postfazione di S. L. Kermit, entrambi pseudonimi di Delany, che danno il contesto (fittizio) della nascita dei racconti. K. Leslie Steiner tramite il calcolo modulare (già incontrato in Triton) avrebbe tradotto un antico testo, forse il primo mai messo per iscritto, il Codex Missolonghi, ispirando Delany a scrivere le storie.

Delany's stories are, among other things, a set of elaborate and ingenuous deconstructions of an Ur text called the Culhar, that ancient, fragmented, and incomplete narrative, with its barbarians, dragons, sunken cities, reeds and memory marks, twin-bladed warrior women, child ruler, one-eyed dreamer and mysterious rubber balls.

The Tale of Gorgik (finalista Premio Nebula nel 1979) racconta la vita di Gorgik, partendo da quando ragazzo, figlio di un commerciante di schiavi della città di Kolhari, diventa schiavo lui stesso dopo un colpo di stato. Finisce prima a lavorare in miniera e poi come giocatolo sessuale di Myrgot, spia del regno. Diventa infine come uomo libero e civilizzato.

La vita di Gorgik è ispirata a quella di Frederick Douglas, schiavo di colore diventato politico americano nel 1800. Delany aggiunge un'indagine sulla sessualità di questo schiavo omosessuale e costretto a fare il tomboy per una vecchia spia.


È un racconto sulla natura del potere, come esso si manifesta, o nasconde, e come influenza la vita delle persone.

Gorgik è il "barbaro come semiotico", tanto che un commentatore ha definito il ciclo di Nevèrÿon come "Conan il Barbaro scritto da Umberto Eco".

The social hierarchy and patterns of deference to be learned here were as complex as those had to be mastered–even by a foreman–on moving into a new slave barracks in the mine….Indeed, among slaves Gorgik knew what generated such complexity: Servitude itself. The only question he could not answer here was: What were all these elegant lords and ladies slaves to?….The answer was simple: Power, pure, raw, and obsessive. But in his ignorance, young Gorgik was again closer to the lords and ladies around him than an equally young potters’ boy would have been. For it is precisely at its center that one loses the clear vision of what surrounds, what controls and contours every utterance, decides and develops every action, as the bird has no clear concept of air, though it supports her every turn, or the fish no true vision of water, though it blur all she sees. A goodly, if not frightening, number of these same lords and ladies dwelling at the court has as little idea of what shaped their every willed decision, conventional observance, and sheer, unthinking habit, as did Gorgik.

Gorgik….was, for all his unfocused thought, learning–still learning. He was learning that power–the great power that shattered lives and twisted the course of nations–was like a fog over a meadow at evening. From any distance, it seemed to have a shape, a substance, a color, an edge, yet as you approached it, it seemed to receded before you. Finally, when common sense said you were at its center, it still seemed just as far away, only by this time it was on all sides, obscuring any vision of the world beyond it.

The Tale of Old Venn racconta la vita di Norema, ragazza della isole Ulvayn a est di Kolhari, e delle lezioni che riceve dalla Vecchia Venn. Mentre la comunità dove vive Norema è costituita da pescatori che vivono sulla costa, Venn ha passato parte della sua vita con le popolazioni dell'interno, i Rulvyn, e riporta l'effetto dell'introduzione del denaro presso quei gruppi sociali. Il denaro ha cambiato lo stile di vita rulvyniano invertendo i rapporti tra uomini e donne: queste ultime, che prima lavoravano collettivamente per la comunità, ora lavorano in competizione con le altre donne e al servizio del loro uomo che si vuole arricchire.

Quello che Norema impara da Venn però non è solo i pericoli del denaro, ma un vero e proprio strumento per studiare il mondo. Ci sono specchi e i loro riflessi, e riflessi dei riflessi: nei rapporti tra uomini e donne, tra ricchi e poveri, tra civiltà.

The men hunt geese and wild goats; the women provide the bulk of the food by growing turnips and other roots, fruits and a few leaf vegetables; […] the women do far and above more work than the men toward keeping the tribe alive. But because they do not come much to the sea and they have no fish, meat is an important food to them. Because it is an important food, the hunting men are looked upon as rather prestigious creatures. Groups of women share a single hunter, who goes out with a group of hunters and brings back meat for the women. The women make pots and baskets and clothes and jewelry, which they trade with each other; they build the houses, grow and cook the food; indeed – except for very circumscribed, prestigious decisions – the women control the tribe. Or at least they used to. […] In the Rulvyn before money, the prestige granted the hunter was a compensation for his lack of social power. Now that money has come, prestige has become a sign of social power, […] I found that since money has come, the young women are afraid of the men. The women want good hunters; but because they understand real power, they know they must have good money masters.

The Tale of Small Sarg racconta di Sarg, che da bambino viene preso come schiavo e finisce a fare il giocatolo sessuale di Gorgik, del quale apprendiamo che non riesce a fare sesso con una persona se non c'è un rapporto padrone/schiavitù in mezzo. I due hanno delle interessanti discussioni di carattere culturale su temi quali sessualità, dinamiche di potere e perversioni.

The Tale of Potters and Dragons racconta di tre persone: l'assassina mascherata Raven, l'apprendista vasaio Bayle e Norema, la ragazza delle Isole diventata ora la segretaria di una nobile di Kolhari. I tre fanno un lungo viaggio via mare per raggiungere la dimora di Lord Aldamir. Bayle e Norema vogliono stabilire relazioni commerciali mentre Raven è incaricata di uccidere Aldamir.
Raven proviene dal Crepaccio Ovest, una cultura dove le donne sono dominanti e gli uomini considerati creature deboli. Nel lungo viaggio in nave racconta la genesi del mondo e della prima donna secondo la propria religione, e di come l'uomo sia stato derivato dalla seconda donna creata.
Il racconto provoca ilarità e fastidio sia ai marinai che agli altri due protagonisti.
Giunti nella lontana Penisola di Garth scoprono che Lord Aldamir di fatto non esiste. Di Bayle si perdono le tracce mentre Raven e Norema decidono di viaggiare per il mondo e avere avventure.

In The Tale of Dragons and Dreamers ritroviamo Gorgik e Sarg coinvolti in una guerriglia per liberare gli schiavi. Sarg assalta da solo la fortezza di un nobile per liberare Gorgik (catturato per non chiari motivi) e gli altri schiavi, scontrandosi con la diffidenza e derisione delle persone che vuole liberare. Il rapporto tra schiavo e padrone è complicato e non tutti vogliono essere liberati. Alla fine, liberato Gorgik, i due incontrano Raven e Norema, anch'esse interessate a distruggere la schiavitù.

Con questo primo volume Delany prende tutti gli elementi tipici dello sword&sorcery (ci sono anche i draghi) e li usa per creare una serie di narrazioni sul comportamento sociale e sessuale e i giochi del linguaggio e del potere.

Autori e opere con le quali la saga di Nevèrÿon è in dialogo (per ispirazione o contrasto) e che sono stati punti di riferimento per l’autore sono The Adventures of Alyx di Joanna Russ, Memorie di Adriano di Margaret Youcenar, il Conan di Robert E. Howard, e la scrittrice danese Isak Dinesen con le sue Sette Storie Gotiche.

Tales of Nevèrÿon è stato tradotto in italiano da Roberta Rambelli e pubblicati da Armenia Editore nel 1980 col titolo Storie di Nevèrÿon.

mercoledì 26 gennaio 2022

Kali Yuga


Ho letto Kali Yuga di Caterina Mortillaro edito da Calibano Editore.

“Giulia, editor per un’importante casa editrice, scova da un antiquario milanese un romanzo fantascientifico di inizio Novecento ambientato in India, “Kali Yuga”. Ma se è davvero fantascienza, perché ciò che racconta incomincia ad avverarsi? Perché il destino di Giulia s’intreccia fatalmente con quello di Florien, avvocato franco-indiano esperto di crimini informatici? E qual è il vero scopo dell’uomo che si nasconde dietro lo pseudonimo di Kalki? Due uomini e due donne lotteranno contro il tempo per scongiurare la fine del mondo in un fantathriller con venature esoteriche, che si dipana tra Milano, l’India, gli Stati Uniti e Puerto Rico e in cui s’intrecciano diversi piani temporali fino all’inesorabile finale.”

Tre sono le correnti che scorrono in questo romanzo. La prima è la storia d’amore che sgorga tra i due protagonisti, Giulia e Florien. La seconda il fantathriller, con indagini informatiche e sul campo (anzi sui campi visto che si viaggia molto), sparatorie, azione! L’ultima è quella soprannaturale: antiche formule vediche che hanno permesso all’autrice del libro Kali Yuga (cioè non Mortillaro, ma l’autrice del libro Kali Yuga all’interno del libro Kali Yuga – chiaro no?) di vedere il futuro e scrivere il suo avviso dell’apocalisse imminente per i posteri.

Questi tre elementi si sostengono a vicenda e permettono di parlare da più angolazioni del Destino – quello con la D maiuscola. Ma il Destino è un concetto astrato, sul quale si potrebbe filosofeggiare a vuoto per ore. In Kali Yuga il Destino prende forma in un libro: è lì, oggettivo e verificabile, che dice ai protagonisti quello che sta accadendo loro e quello che accadrà.

Deve proprio essere un Libro a dirmi cosa devo fare, di chi devo innamorarmi, che fine farà il mondo? Ma non si basano proprio su dei testi sacri numerose religioni? Ogni personaggio del libro ha il suo codice (anche qui, una parola che indica un tipo di testo) religioso, culturale, attraverso il quale interagisce con il mondo – e un codice stesso è il virus informatico che i cattivi vogliono usare per cancellare l’Internet (a sua volta, un (iper)testo).

Ogni personaggio del libro propone un punto di vista diverso su come rapportarsi con questo insieme di Codici e Libri. Diliv Odda (personaggio negativo e disgustoso), si pone in maniera molto critica: per lui i testi sacri dell’Induismo sono solo parole manipolabili come preferisce (poi lo scopriamo maltrattare la protagonista esattamente come maltratta i Veda). Kalki, l’avversario, crede così tanto al Kali Yuga da volerlo anticipare: in maniera contorta vuole che il testo diventi realtà, non importa quanta violenza debba applicare per realizzare il suo scopo.

Florien non regge l’idea che il suo amore per Giulia sia predeterminato. Da un certo punto di vista è l’opposto di Kalki in quanto il suo è uno sforzo in direzione opposta a quella del Destino. Ovviamente non potevo fare a meno di shippare i due protagonisti e tifavo perché vincesse il cuore che batte e non la mente che cerca di capire quello che legge.

Come ultima nota,  mi ha fatto piacere leggere di personaggi che si comportano in maniera adulta, anche e soprattutto in campo amoroso, liberi di scegliere cosa fare e con chi evitando di essere ossessivi, maniaci, bigotti o bacchettoni. Guardo poca TV, ma quel poco che vedo mi pare dominato da comportamenti adolescenziali che mi hanno stancato. Forse sto diventando vecchio.