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sabato 22 settembre 2018

Selected Stories: Fantasy di Kevin J. Anderson


Kevin J. Anderson è un autore noto per la quantità inverosimile di romanzi da lui scritti ambientati in alcuni degli universi narrativi più noti e apprezzati: Dune, Guerre Stellari, Starcraft, X-Files, DC... 
O, come dice lui stesso: 

I’m known for writing giant, complicated stories with intertwined storylines and a large cast of characters, multi-volume epics that have cost the lives of many trees. 

Almeno non gli manca il senso dell'autoironia. 

La prolificità dell'autore, il suo usare spesso universi creati da altri, e, devo ammettere, quello che è riuscito a combinare con l'universo di Dune non sono elementi che, presi tutti assieme, mi hanno mai fatto vedere troppo di buon occhio il nostro KJA. 

Apro una piccola parentesi sulla prolificità. Risulta che KJA abbia scritto un 150 romanzi: siamo ben lontani dai numeri di un L. Ron Hubbard (1084), di un Isaac Asimov (506) o di un Alexander Dumas (277), ma visto che ha scritto tanto per i nerd, non faccio altro che trovarmelo sempre tra i piedi. 

E questo senza contare le storie a fumetti. 

Il volume che mi è capitato tra le mani, Selected Stories: Fantasy, è una raccolta di suoi racconti di genere fantastico, scritti negli ultimi trenta anni, spesso in collaborazione con altri autori. Sono quasi tutte storie originale, ovvero non ambientate in altri universi narrativi, anche se diverse storie sono ispirate a classici della letteratura e ai loro autori. Un paio di racconti poi sono spin-off di altri romanzi dell'autore – ma almeno sono romanzi per i quali KJA si è sforzato di creare un suo mondo narrativo.


Come appena detto, ci sono molti racconti ispirati ad altri romanzi. 

20000 Years Under The Sea è ispirato a Verne, ma con aggiunto, quanto basta, Lovecraft. Dopotutto, il Nautilus non è sommergibile? E Cthulhu non dorme nelle profondità dell'oceano? Non ci vuole molto a mettere assieme le due cose e KJA lo fa. 

Verne ritorna in Eighty Letters, Plus One, il racconto, sotto forma epistolare, de Il Giro Del Mondo In 80 Giorni narrato però dal punto di vista di vista di Herbert Fix, l'ispettore che insegue Phileas Fogg e Passepartout avendoli scambiati per dei ladri. Nulla di soprannaturale ma un semplice curiosità letteraria. 
Scientific Romance è un altro racconto senza elementi soprannaturali, ispirato alla vita di H.G. Wells. Wells, studente universitario, passa una nottata sul tetto del suo istituto assieme ad Aldous Houxely a osservare le stelle cadenti. Parlando di meteoriti, alieni e microbi gli viene in mente l'idea per un racconto. 
Canals in the Sand, invece, è una specie di prequel alla Guerra dei Mondi di Wells. L'astronomo Percival Lowell è convinto di aver visto dei canali sulla superficie di Marte e cerca di mettersi in contatto con gli alieni... 
Final Performance è ambientato a Londra nel 1613 e parla dei fantasmi che infestano il Globe Theatre, il teatro dove venivano rappresentate le opere di Shakespeare. Il Bardo non appare nel racconto – la storia si concentra su un attore ossessionato dalle voci degli attori passati, rimaste intrappolate nel legno dell'edificio. 
The Ghost of Christmas Always è l'ennesima rivisitazione del famoso Christmas Carol di Dickens, mettendo proprio Dickens come protagonista. 

KJA non si fa problemi a farsi ispirare da qualsiasi cosa. Sea Wind è ispirato alla canzone "Point of Know Return" dei Kansas, mentre Cygnus: The Sea Captain's Tale è ambientato nel mondo del suo romanzo steampunk fantasy Clockwork Angels, ispirato al concept album omonimo dei Rush. Il racconto stesso è stato scritto assieme a Neil Peart, batterista e paroliere della band. 

Naturalmente, come qualsiasi scrittore, KJA non può fare a meno di prendere ispirazione dalla sua stessa vita. Come dice lui stesso:

I grew up in a small farming town in Wisconsin, a rural culture straight out of a Ray Bradbury short story which had both charms and horrors for an imaginative young boy who wanted to be a writer. I like to say my childhood was a combination of Norman Rockwell and Norman Bates. Drawing on all those experiences, I wrote a series of short stories loosely connected to the fictional small town of Tucker’s Grove, Wisconsin. 

I racconti di Tucker's Grove sono pieni di mistero e meraviglia, si passa dalle locomotive assassine al ritorno di antichi eroi, molto spesso avendo come punto di vista proprio quello di un bambino che appena intuisce quello che sta succedendo. 

Gli altri racconti sono una bella serie di idee: mutaforma, avventure marine (KJA ne è appassionato), abiti incantati, cavalieri contro draghi e barboni troll che abitano sotto i ponti. Il problema con KJA è che mentre le sue idee sono carine, l'esecuzione spesso lascia a desiderare. Si ha sempre l'impressione che avrebbe potuto osare di più con quello che aveva in mano. Questo l'ho trovato vero per i romanzi che ho letto, ma devo dire che erano tutti tie-in. Non sto dicendo che allungare la trama annacquando le idee gli servisse a scrivere e vedere più libri, però... però ho trovato le idee dei racconti di questa antologia sviluppati meglio. 

Per concludere vi lascio a un paio di considerazioni di KJA sulla scrittura, direttamente dall'introduzione del libro: 

Tell me a story. It’s a game all writers play, an improv act. Some writers are structured; they plan thoroughly, choose carefully, write only what most inspires them, while others can be loose and nimble, reacting quickly and running with an idea, meeting the challenge at hand. When J.M. Barrie put the Llewellen Davies boys to bed and they pleaded for a story, he made up tales to order about Peter Pan and his adventures. A.A. Milne entertained his son Christopher Robin by telling stories of Winnie-the-Pooh, Rabbit, Owl, and the Hundred Acre Wood. When I was younger, I used to babysit often. Playing with rambunctious kids and trying to get them down to bed, faced with the Tell me a story. It’s a game all writers play, an improv act. Playing with rambunctious kids and trying to get them down to bed, faced with the incessant “Oh, please, can’t we stay up just a little longer?” I learned that the only way to trick them was to offer a story. “What do you want to hear?” I would ask. They wanted me to make up Star Trek stories because we had watched Star Trek before going to bed, or one time in particular I had to spinoff from a Space: 1999 episode, continuing the adventure. Other times they wanted stories about dragons or magic bicycles.
Any good babysitter— any good writer— had to fill the bill. This was good training, learning how to write a story inspired by a prompt.

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