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mercoledì 22 marzo 2023

Defekt: l'orrore cosmico dell'IKEA, del capitalismo


Parafrasando Lovecraft, il sentimento più forte e più antico dell'animo umano è la paura, e la paura più grande è quella di passare una giornata all’IKEA. Ho quindi cercato di esorcizzare questa paura leggendo Defekt di Nino Cipri, un romanzo breve vincitore del British Fantasy Award e finalista al Philip K. Dick Award. È il secondo romanzo del ciclo LitenVerse. Non ho letto il primo, Finna, ma questa è una storia a se stante.

Derek lavora presso la LitenVärld (=IKEA), è un impiegato modello ed è felice dei suoi turni di 18 ore dopo i quali va a riposarsi nel container aziendale nel parcheggio esterno. Vive per lavorare e il lavoro è tutta la sua vita. Ma soffre di solitudine. Avendo commesso il grave peccato di chiedere un giorno di permesso, viene punito con un turno notturno di inventario, dove scopre che la mansione consiste nel cacciare, in compagnia di una serie di suoi cloni queer, mobili IKEA ehm, volevo dire LitenVärld, difettosi. Perché gli spazi espositivi LitenVärld violano le leggi della fisica e permettono accessi ad altri universi, dai quali provengono creature bizzarre.

Le librerie, i tavolini, le lampade in esposizione sono creature viventi e senzienti che si nascondono nelle fine cucine e salotti arredati per i clienti. Derek però prova troppa empatia per quelle creature e deve scegliere: fare il lavoro per il quale è stato costruito o seguire i suoi sentimenti?

Gli spazi IKEA fanno (giustamente) paura perché nella loro finta perfezione rappresentano quell’utopia che si sa, smaliziati che siamo, è solo la copertina di una distopia. Qua il vero orrore cosmico è il capitalismo, presentato con le sue devianze di sfruttamento multidimensionale e il suo linguaggio che impone comportamenti e maschera soprusi. Cipri riesce a tenere diversi registri: la storia inizia come distopia e presa in giro, continua come fanta-horror alla Alien, poi storia d'amore e finisce con una piccola rivoluzione.

Dark Lord of the Sith: Darth Vader come superuomo nietzschiano


Darth Vader – Dark Lord of the Sith è un fumetto pubblicato nel 2017 con protagonista Darth Vader, ambientato subito dopo la fine di Revenge of the Sith. Anakin Skywalker è appena diventato Darth Vader e lo seguiamo nelle sue prime malvage avventure: cacciare alcuni jedi superstiti, costruirsi una spada laser, addestrare gli Inquisitori, sottomettere pianeti all’Impero, progettare la sua Fortezza e così via.

Abbiamo qui un Darth Vader scatenato, un superuomo nietzschiano per il quale l’unica cosa che può e deve contare nella Galassia è la sua Volontà di Potenza. Vader ucciderebbe tutti ed è a malapena tenuto al guinzaglio dall’Imperatore: “non voglio regnare su una galassia di cadaveri”.

Non mancano i momenti divertenti. Perché l’Imperatore non ha informato nessuno che Darth Vader è il suo braccio destro e quindi i cloni (gli ultimi prima di essere… dismessi) lo scambiano per uno jedi e lo attaccano appena sfodera la spada laser o usa la Forza. Gli alti ufficiali dell’esercito organizzano complotti contro di lui.

E a Vader va bene così, perché così si mette alla prova e può ammazzare un po’ di gente.

Campo Archimede


Perché leggere P.K.Dick quando posso leggere il romanzo che lo ha fatto impazzire?

Camp Concentration è un romanzo di Thomas Disch pubblicato nel 1968, tradotto in italiano come "Campo Archimede" (con una traduzione del titolo che gli toglie tutta la ambiguità).

Scherzi a parte, va comunque detto che dopo aver letto Camp Concentration Dick iniziò a mandare una serie di lettere all'FBI avvertendoli che un'organizzazione segreta stava contattando scrittori di fantascienza per convincerli a inserire messaggi segreti nelle loro opere.

La prova, sosteneva Dick, era proprio il romanzo di Disch.

Mi sono quindi avvicinato alla lettura di questo testo con molta cautela.

La Encyclopedia of Science Fiction definisce Disch come "forse il più rispettato, il meno fidato, il più invidiato e il meno letto di tutti i moderni scrittori di fantascienza di prim'ordine."

La storia di Campo Archimede è apparentemente semplice: il protagonista Louis Sacchetti (poeta, cattolico rinnegato e obiettore di coscienza) viene trasferito in una struttura segreta dell'esercito dove una non nominata organizzazione privata compie degli esperimenti sui prigionieri.

L'esperimento consiste nell'aumentare loro l'intelligenza contagiandoli con una variante della sifilide, la pallidina. Purtroppo la pallidina conduce a morte certa. Sacchetti viene contagiato, e ingaggia una battaglia filosofica con lo scienziato Skilliman.

Non vi spoiler il finale nel caso non abbiate già letto il libro.

È ricchissimo di citazioni, ho colto riferimenti a Thomas Mann, Dante, Tommaso d'Aquino, Dostoyevsky, Shakespeare, Rllke, Kafka e Wagner, anche se di sicuro altri mi sono fuggiti.

La pallidina, il suo uso e i suoi effetti ricordano quelli dell'LSD, sostanza per la quale c'era molto interesse negli anni '50 e '60. Mentre molti speravano che l'LSD avrebbe liberato la mente delle persone, Disch la metteva al centro di interessi militari e corporation. Solo negli anni '80 con lo svelamento dei documenti relativi al progetto MK Ultra abbiamo scoperto che dopotutto Disch aveva ragione.

Ci sono moltissimi riferimenti all'alchimia. Uno dei prigionieri "superintelligenti" riesce a convincere l'esercito di aver scoperto l'immortalità alchemica. I generali e gli scienziati ci cascano come peri – e ne subiscono le conseguenze. Questo ci collega all'altro tema della storia, il Faust, nelle sue varie incarnazioni (quelli di Goethe, di Manne e di Valéry). Perché (come ha fatto notare Samuel Delany commentando il romanzo) chi cerca di essere un Archimede (ovvero avere il colpo di genio) rischia di diventare un Faust, ovvero di pagare un grosso prezzo. Qua il prezzo lo pagano i prigionieri con la loro vita, ma anche gli scienziati che supponevano di poter controllare il genio che scatenavano.

E la pallidina si scatena nel mondo, grazie alla dottoressa Busk che lo diffonde... beh essendo una malattia venerea potete immaginare come.

Stars in my pocket like grains of sand

Stars in my pocket like grains of sand
è un romanzo del 1984 di Samuel Delany. È un romanzo densissimo di idee e concetti, quasi la summa dell’opera dell’autore fino a quel momento.

È un romanzo di contrasti tra famigliare e alieno, singolare e molteplice, identità e diversità, informazione e conoscenza, il mondo e il globale. È un romanzo che richiede una comprensione “multiplex” come Delany l’ha concepita nel suo romanzo Empire Star.

Andiamo con ordine, dal generale al particolare, rimanendo coscienti che taglierò fuori molte cose.

Ci sono 6000 e più mondi abitati dagli esseri umani; ogni mondo contiene numerose culture con le rispettive lingue e punti di vista.

A whole world, that’s a big place.

A tenere insieme questi mondi è il web, un’organizzazione che raccoglie e gestisce le informazioni. Lo strumento più potente del web è il GI, General Information, una specie di wikipedia che permette di scaricare qualsiasi informazione direttamente nella propria mente. È il vero collante di una galassia umana in continuo rischio di finire disgregata dalle differenze culturali; è l’interfaccia con la quale gli umani entrano in contatto gli uni con gli altri.

Il web non è perfetto. Riesce a dare rispose approssimate a molte domande difficili (“quanti esseri umani ci sono nella galassia?”) e molto spesso le sue informazioni sono obsolete o ambigue. Molti dicono che con questo romanzo Delany abbia anticipato il World Wide Web.

“People tell me I’m the guy who invented the internet. A book of mine called Stars in My Pocket Like Grains of Sand, every once in a while somebody says that’s the book that invented the internet. I don’t know. I wasn’t trying to. I was just writing about something. Whether it’s at all true or whether it’s just hyperbole that ... Never believe your own hype. That’s the way to really screw yourself over.” (da un’intervista)

Non solo non è perfetto, ma ci sono delle informazioni che non potrebbe mai fornire. A un certo punto Marq chiede a Korga che piatti le piacciano, e scopre che il suo compagno è stato educato dal web sulla cucina locale – ma solo relativamente ai nomi delle pietanze, ingredienti e preparazione, non ha idea del sapore dei cibi. Al che Marq replica: “ma il sapore è l’unica cosa che conta”.

Il linguaggio parlato dai mondi del web è l’arachnia, la cui peculiarità è di usare il genere grammaticale femminile per qualsiasi persona. Nell’arachnia sono tutte donne. Il “lui” si usa esclusivamente per una persona (maschio o femmina) che sia oggetto del proprio desiderio erotico. È una cosa che può disorientare in quanto non è chiaro mai se un personaggio sia uomo o donna, e spesso si devono raccogliere indizi spazi per sapere non solo il genere ma addirittura la specie di appartenenza. Gli esseri umani infatti convivono e si accoppiano senza problemi con numerose specie aliene, e non stiamo parlando delle belle aliene di Star Trek: parliamo di alieni non umanoidi – cosa che come possiamo intuire non ha mai fermato nessuno dal fare sesso.

In Arachnia as it is spoken on Nepiy, ‘she’ is the pronoun for all sentient individuals of whatever species who have achieved the legal status of ‘woman’. The ancient, dimorphic form ‘he’, once used exclusively for the genderal indication of males (cf. the archaic term man, pl. men), for more than a hundred-twenty years now, has been reserved for the general sexual object of ‘she’, during the period of excitation, regardless of the gender of the woman speaking or the gender of the woman referred to.

L’idea di una cultura dove non ci siano differenze di genere è venuta a Delany quando alloggiava in un hotel frequentato dai pazienti transessuali di un vicino ospedale. Mentre i primi giorni si chiedeva di che genere fossero le persone che incontrava in ascensore, dopo un po’ smise di interessarsi alla differenza, giungendo alla conclusione che il distinguere uomo/donna, maschio/femmina è relativo al contesto e all’abitudine. Tanto per fare un esempio, sul pianeta natale di Rat Korga la distinzione importante è tra persone alte e persone basse, ed è socialmente inaccettabile e considerata un perversione il sesso tra persone di altezza molto diversa.

Il viaggio tra i mondi è riservato a poche persone, “diplomatici industriali”, che hanno l’incarico di tenere in piedi le reti commerciali tra i mondi, permettendo lo scambio di materiali e tecnologie. Questi diplomatici industriali sono abituati a viaggiare tra mondi con culture e usanze molto diverse tra loro, ma sono sottoposti a un continuo “shock culturale”, data l’impossibilità di prevedere quale aspetto della cultura che visitano risulterà per loro “strano”.

During my first three years as an ID, I thought my job1 was not to be surprised at the universe’s human variety. Later I realized that it was not to be surprised that nonstop surprises would henceforth be my life

La “galassia umana” di Delany non è mai governata da un singolo imperatore, o da una singola cultura. Le culture sono sempre contestate, frammentate e confuse.

Sebbene le culture siano molteplici, ci sono due tendenze ideologiche dominanti, la Family e il Sygn.

La Family propugna una società basata su antichi standard umani, quali quello della famiglia basata su genitori e figli. E mettiamo subito in chiaro: non si tratta della visione padre-madre-figlio tradizionale terrestre del presente, visto che qualsiasi genere (e sesso) può prendere uno dei tre ruoli, e qualunque parte dei tre può essere assente. L’importante è che questi ruoli ci siano e diano significato alla famiglia e alla società.

Il Sygn invece è più anarchico, non vuole imporre nessun tipo di ordine o struttura alla società umana, la famiglia per loro è un concetto estremamente fluido.

Sono grosso modo l’applicazione su scala interstellare dei due approcci, quello dello Storicismo e quello Post-Strutturalista.

Uno dei punti di contrasto tra Family e Sygn è quello sulla natura della storia. L’ideologia della Family è basata su un’immagine del passato che deve essere ricostruita ovunque vi siano essere umani; la storia di un pianeta (la Terra) deve essere la stessa di tutti gli altri pianeti. Le sue unità di misura del mondo fisico sono le stesse adoperate ora sulla Terra.

Per il Sygn “history is what is outside, in both time and space, the current moment of home. And without history, there is no home. A second tenet: when you go to a new world, all you can take of your home is its history.” Per il Sygn nessuna ideologia può avere un ruolo centrale perché non esiste un luogo centrale dal quale governare.

Ci sono altri due elementi che arricchiscono questa galassia futura. Il primo sono i misteriosi alieni Xlv, con i quali l’umanità non riesce ad avere alcun genere di contatto e comunicazione. Il secondo è la “Cultural Fugue” che colpisce alcuni mondi, causandone la fine. Forse la Fuga Culturale è causata dalla disparità di punti di vista interni al mondo stesso, forse è un attacco da parte degli Xlv.

Marq Dyeth, uno dei due protagonisti, è un industriale diplomatico del pianeta Velm. Su Velm gli esseri umani convivono (e hanno relazioni amorose e sessuali) con gli alieni evelmi, che sono delle lucertole con sei zampe, tre sessi e molte bocche.

Marq appartiene alla famiglia Dyeth, anzi al flusso (stream) Dyeth, una successione di umani e evelmi cresciuti assieme a ondate generazionali successive, dove nessun individuo ha un tipo di relazione “genetica” con alcun altro. Una via di mezzo tra una famiglia adottiva e una comune hippie, per intenderci. I Dyeth discendono da Gylda Dyeth, sicaria della dittatrice Vondramach Okk, che quando si ritirò dal servizio attivo ricevette in dono il palazzo di Dyethshome nella città di Mogror su Velm.

Dyeth è un sostituto dell’autore, che più volte nelle sue biografie ha raccontato il suo spaesamento spostandosi da Harlem dove viveva alla scuola a maggioranza di bianchi vicino Park Avenue.

L’altro personaggio principale è Rat Korga, del pianeta Rhyonon. All’età di diciannove anni Korga si è sottoposto alla RAT, Radical Ansiety Termination, che gli ha tolto la coscienza e la volontà rendendolo uno schiavo.

‘Of course,’ they told him in all honesty, ‘you will be a slave.’

Passa venti anni a fare i lavori più sporchi e degradanti del pianeta.

Un giorno il pianeta Rhyonon viene distrutto (forse una Fuga Culturale, forse un attacco degli Xlv, forse qualcos’altro ancora) e Rat Korga è l’unico superstite tra miliardi di persone. Viene salvato dal web, che ricostruisce le parti danneggiate del suo corpo e gli dona nuovi occhi. Per “ripristinare” la mente di Korga manomessa dalla RAT gli vengono fatti indossare degli anelli, proprietà della dittatrice Vondramach Okk, che contengono connessioni aggiuntive. Korga ora è un essere umano funzionante, ma senza un mondo e una cultura. La sua rinascita ricorda la creazione di Frankenstein, per il modo con cui spaventa i tecnici del web che lo hanno riportato in vita.

You have taken away my world . . . . What have you given me? . . . What have you taken away? . . . I had a world. . . . What world will you give me?

Il web (da intendersi sempre come organizzazione) non sa cosa farne del potenziale di questo essere. Scopre che la sua anima gemella è proprio Marq Dyeth. Sono fatti l’uno per l’altro, ognuno soddisfa i bisogni sentimentali ed erotici dell’altro. Il web decide di farli incontrare, sperando così di controllare il potenziale del superstite, o forse incanalarlo in una direzione particolare.

Tenete presente che qua siamo appena poco oltre l’introduzione.

Rat Korga arriva su Velm e conosce Marq Dyeth. I due passano assieme un paio di giorni, molto densi di avvenimenti, di prosa e di idee. Al termine di questi due giorni tutta la popolazione di Morgre vuole conoscere Rat Korga, è diventato fetish e feticcio di un intero pianeta. Anche gli Xlv sembrano essere interessati al pianeta, visto che lo circondano con le loro astronavi.

Il web decide di portare via Korga e separare i due amanti.

Nonostante siano dei “match” perfetti, le strutture politiche e sociali al potere riescono a separare la coppia.

Il romanzo è un continuo spiazzamento, obbliga il lettore a rivedere le proprie convenzioni e credenze sui rapporti sociali, famigliari e personali. Delany scrive fantascienza PER disorientare il lettore, per catturarlo tra visioni mutuamente esclusive del mondo. È sostanzialmente il motivo per il quale scrive fantascienza – la fantascienza è un linguaggio che permette la traduzione tra mondi alternativi. Per Delany è lo specifico dominio della fantascienza obbligare a considerazioni su possibilità fisiche che il lettore potrebbe non riconoscere come possibili.

Il romanzo si conclude con un lungo monologo di Marq dove, parlando del mattino e dell’alba viste sui vari mondi visitati, traspare la sofferenza per la perdita del suo amore.

To arrive on a world at dawn, despite GI’s preliminary scatter of information, is to read the whole roster of signs you are used to for morning over the expanse of what you see, and at the same time see those meanings start to transpare as one begins to see the possibilities—a world of possibilities clear behind them

Il romanzo non risponde a troppe domande: cosa vogliono gli Xlv? Cos’è una Fuga Culturale e perché succede? Perché Rat Korga è diventato pericoloso per Velm? Delany aveva in programma di scrivere un seguito, The Splendor and Misery of Bodies, of Cities, ma abbandonò l’idea con l’avvento dell’AIDS, che distrusse e uccise molti dei suoi circoli di conoscenze ai quali si era ispirato per creare il mondo di Velm.

Perché alla fine, come dichiarato dall’autore:

"Stars" was conceived as an SF celebration of the gay world I knew, translated into space-opera terms in a story that I hoped all could read and relate to.

venerdì 3 marzo 2023

Nightwatch over Windscar: un LitRPG interminabile

Nightwatch over Windscar di K. Eason è il secondo romanzo di una duologia (The Weep) spin off di un’altra duologia (The Thorne Chronicles) della stessa autrice.

Non ho letto gli altri libri e mi sono ficcato in questo libro senza capire niente del contesto nel quale è ambientato.

È un mix di fantascienza e fantasy dove non ho capito bene dove finisce la prima e comincia la seconda. Ci sono armature potenziate da nanotecnologia, ma i protagonisti lanciano incantesimi (“hex”) e usano l’alchimia. Appartengono a varie specie che non ho capito se sono aliene di altri pianeti o razze nel senso fantasy del termine. I luoghi citati non ho capito se sono terre distanti o altri pianeti o altre galassie.


Non che sia un problema, non sono così intransigente nella separazione tra fantascienza e fantasy (anzi trovo la cosa molto affascinante) ma qualcosa avrei voluto che fosse spiegato meglio.

Ma almeno era scritto bene? Neanche questo.

L’autrice usa una pagina per esprimere quello che un autore qualsiasi avrebbe espresso in un paragrafo e un bravo autore in una riga. Ogni concetto, azione, pensiero è ripetuto almeno due volte (spesso tre o quattro), i dialoghi vanno avanti senza fine e le descrizioni dei combattimenti sono troppo minuziose, riportando non solo quello che pensa il personaggio POV, ma anche quello che lui pensa gli altri pensino (per poi fare la stessa cosa con ogni personaggio) momento per momento, con valutazioni di ogni gesto e ogni possibilità che si presenta durante la battaglia.

La storia è pesantemente ispirata agli RPG. La protagonista e la sua squadra devono esplorare un antico dungeon alieno (?) con trappole magiche e hightech; il romanzo va avanti letteralmente metro per metro (siamo più o meno a due o tre metri di avanzamento per ogni capitolo, in media).

Gli altri volumi hanno avuto un discreto successo, non so se erano scritti con lo stesso stile (che mi dicono essere quello tipico delle light novella giapponesi, anche nei temi, che magari a sto punto non sono io in grado di apprezzare) o se l’autrice ha sbiellato solo con quest’ultimo.