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martedì 18 luglio 2017

L'Alba dei Jedi

Adesso che la Disney è impegnata a sfornare nuovi film di Guerre Stellari, ha pure deciso di eliminare quasi tutto l’Expanded Universe (EU), composto da romanzi, fumetti e videogiochi usciti negli ultimi 40 anni circa, per fare posto al nuovo canon.

Non ho mai seguito l’EU: una ventina di anni fa ho letto uno dei romanzi di Kevin J. Anderson, ma nulla di più. Qualche volta ho passato un po’ di tempo a leggere la Wookipedia: nell’EU si trovano molte cose curiose e qualche interessante fonte d’ispirazione.

Visto che adesso tutto l’EU passerà sotto la dicitura “Legends” per venire sostituito dal nuovo canon, ho deciso di esplorare a tempo perso questo “dimenticato” mondo di Guerre Stellari.

Sono partito dall’inizio, o meglio da un fumetto ambientato qualcosa come 25000 anni prima della trilogia originale. Potevo scegliere di leggere i primi romanzi o fumetti realizzati negli anni ’70, ma visto che mi piace pensare di esplorare quell’universo, tanto vale partire dall’inizio, o meglio dal punto più lontano nel tempo che posso raggiungere.

Il punti in questione è il fumetto Dawn of the Jedi, pubblicato dalla Dark Horse in tre serie, Force Storm, The Prisoner of Bogan e Force Wars, a partire dal 2012.


La serie inizia subito con un bel mistero: 36000 anni prima della Battaglia di Yavin (per i non iniziati, la distruzione della Morte Nera nel primo film di Guerre Stellari), delle piramidi volanti di origine sconosciuta “chiamano” e raccolgono persone sensibili alla forza (force-sensitive) da vari mondi della galassia e le trasportano su pianeta Tython, dove viene fondato l’ordine Je’Daii, allo scopo di studiare i poteri della Forza. I Je’daii prendono ispirazione dalle due lune di Tython, la luminosa Ashla e l’oscuro Bogan, per introdurre il concetto di Equilibro nella Forza tra i lati luminoso e oscuro. E tutto questo solo come introduzione.

La storia vera e propria si svolge nel 25000 e rotti anni BBY. La galassia è dominata dall’Impero Infinito dei Rakata, una specie di brutti ceffi interessati solo a schiavizzare e mangiare le altre creature. Questi Rakata usano il lato oscuro della Forza (chi l’avrebbe mai detto?) per soggiogare i mondi che conquistano. C’è di peggio: catturano tutti i force-sensitive e li usano come batterie per alimentare le loro astronavi. Non per niente sono tra i primi nella Galassia a viaggiare nell’iperspazio.

I Rakata sono interessati al pianeta Tython e alla Forza che scorre in esso. Il Segugio Xesh, un umano allevato dai Rakata nel Lato Oscuro per servirli, viene mandato sul pianeta come spia. Xesh incontra un gruppo di giovani Je’Daii, e cede al Lato Luminoso della Forza. Più che cedere si tratta di un scoprire, perché fino ad allora il Segugio non aveva nemmeno idea che esistesse un altro lato oltre a quello Oscuro: non aveva idea nemmeno dei concetti di pietà, amicizia e ha difficoltà a capire il motivo di esistenza di un medico.


Succede poi un po’ di tutto: i Rakata invadono Tython, ci sono tradimenti, amori, inganni e scoperte: non vi annoio con i dettagli, se vi fa piacere vi potete leggere tutte e tre le serie in un paio di tranquilli pomeriggi.

Che impressioni ho avuto?

Innanzitutto che l’Universo di Guerre Stellari è incredibilmente statico. In 25000 anni i grandi cambiamenti si contano sulle dita della mano di un falegname disattento. Ci sono astronavi e battaglie tra caccia (e non mancano i Capo Oro, Capo Rosso e Capo Blu), mentre la fanteria combatte con i blaster e le spade di metallo. Ci sono droidi e bene o male le stesse specie aliene alle quali i film ci hanno abituato. C’è sempre l’eterna lotta di equilibrio tra il Bene e il Male. La galassia di Guerre Stellari sembra essere bloccata in un eterno medioevo tecnologicamente avanzato: ho l’impressione che l’esistenza stessa della Forza impedisca alla Galassia di progredire. Da pensarci sopra.

Come detto sopra, solo i Rakata viaggiano a velocità superiori a quella della luce. Tutte le altre specie (tranne un paio più avanzate) viaggiano nello spazio in ibernazione. A parte quindi qualche scena ambientata su Byss, il pianeta capitale dei Rakata, e su Tatooine, sorprendentemente verde e lussureggiante in quest’epoca, la serie è ambientata interamente nel sistema solare di Tython. Ma ci sono decine di pianeti abitabili e quindi non manca varietà nelle location: dalle cupole industriali di Nox ai cristalli che ricoprono la superficie di Krev Coeur.




Non ci sono le spade laser dei Jedi – quelle verranno più avanti – ma le Forcesaber, le spade della Forza, che sono però alimentate dal Lato Oscuro, ovvero dalla rabbia e dall’odio di chi la usa. I Je’daii, quindi, per combattere il nemico devono continuamente rischiare di perdere l’Equilibrio con la Forza permettendo al loro Lato Oscuro di prendere un po’ per volta il sopravvento. Se a questo aggiungiamo che sono capitanati da un Je’Daii ribelle che era stato esiliato su Bogan perché pazzo e passato al Lato Oscuro, iniziamo a vedere i pericoli che l’ordine corre nella guerra: non solo di diventare batterie o cibo per i Rakata, ma cedere completamente al Lato Oscuro distruggendo l’Equilibro nella Forza.

La serie è stata scritta da John Ostrander e disegnata da Jan Duursema. Ostrander è bravo perché, nono stante una decina di personaggi principali, riesce a il giusto trovare spazio per tutti senza appesantire la storia, ma anzi spingendola avanti quanto più possibile. Duursema deve essersi scatenato, perché i Je’Daii non hanno il tipico dressing code dei Jedi: ogni personaggio quindi ha il suo particolare outfit che lo rende unico e interessante. Duursena, Dan Parsons (chine) e Wes Dzioba (colori) hanno dato vita a questo angolo remoto di storia dei Jedi con disegni dettagliati e di qualità.



È un peccato che la Disney/Marvel si sia ripresa i diritti per i fumetti di Guerre Stellari, interrompendo così una saga che avrebbe veramente potuto mostrare le radici di quella lotta tra Lato Oscuro e Luminoso della Forza che è il marchio di fabbrica della serie. Infatti in Dawn of the Jedi si vedono appena i primi contrasti sull’uso (e abuso) del Lato Oscuro, lasciando in sospeso chi tra i protagonisti avrebbe potuto cedere per primo.

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