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venerdì 2 giugno 2017

Ad Astra

La casa editrice Zona 42 ha pubblicato da poco Ad Astra di Antonio de' Bersa, e la cosa non poteva che sollecitare il mio interesse, per una buona serie di motivi.

Intanto è un romanzo di (proto)fantascienza italiano scritto nel 1884 che parla di viaggi spaziali, ispirandosi a Verne.

Poi l'autore è un triestino, di origini dalmate (no, non i cagnetti), che è stato direttore del quotidiano asburgico L'Osservatore Triestino dal 1876 al 1905. Buona parte del romanzo è anche ambientata a Trieste: e sapete, quando mi mettete assieme "Trieste" e "Fantascienza" mi sciolgo.
Sono fatto così.

E non dimentichiamo anche che lo scopritore di questo romanzo, per decenni dimenticato da tutti nella Biblioteca Civica di Trieste, è Jacopo Berti, che ho avuto il piacere di conoscere prima sul suo blog Gene Egoista e dal vivo al Stranimondi 2016.

Ultimo fattore di interesse, il romanzo presenta una innovazione curiosa per quanto riguarda il volo spaziale. Il mezzo col quale i protagonisti volano sulla Luna è un oscillante, un sistema curioso che permetterebbe di vincere la gravità tramite l'uso della forza centripeta (o centrifuga, lo sapete, dipende dal sistema di riferimento) di un sistema oscillante.

Ma andiamo con ordine.

L'anno è il 3847 e il mondo vive una "pace profonda (...). Niente guerre, niente rivoluzioni: nessuna di quelle crisi tempestose che costavano agli antichi tanto sangue e tanto denaro".
Si sta così bene che la popolazione è in soprannumero rispetto alle disponibilità alimentari: "Dal censimento generale del 3754 risultò che la terra era abitata da sette miliardi. Che formicaio!".

Sì, il Bersa era un'ottimista.

Vengono proposte varie soluzioni, tra cui il cannibalismo. L'unica percorribile sembra essere colonizzare la Luna.

Ma come?

A trovare la soluzione è Giustina Cortoni, figlia del bibliotecario civico di Trieste. La Giustina, protagonista del romanzo, trova un antico documento risalente al 1883, nel quale un certo Francesco de Grisogono riporta la sua mirabile invenzione: l'oscillante. Il documento, e il personaggio, sono autentici: Grisogono era un matematico vissuto a Trieste (1861-1921), che aveva veramente proposto questo sistema di propulsione oscillante per il viaggio interplanetario. Lo fece una prima volta nel 1883 nel suo "Sulla possibilità di viaggiare gli spazi celesti" (stampato dalla Tipografia del Lloyd Austro-Ungarico), e di nuovo nel 1914 nel suo libro "Germi di scienze nuove".
Nota curiosa: era il nonno di Claudio Magris.

Il motore oscillante sembra avere qualche somiglianza con il Carrellino Oscillante del discusso e discutibile Marco Todeschini. Non investigo oltre: per questo post tolgo i panni dell'ingegnere e indosso solo quelli (più comodi) del lettore.

L'oscillante, chiamato Tellus, viene costruito e il lancio è previsto da una piattaforma dal Golfo di Trieste.
E Elon Musk zitto.

Non manca la storia d'amore, con la Giustina presa in uno scomodo triangolo tra il bello e timido Cleanmorn e il selvaggio e intelligente Tekhudej.

Seguiranno avventure, scontri e la conquista della Luna. Non vi anticipo tutto: leggetelo che è divertente. Come dice il Berti nell'introduzione: "l'opera di de' Bersa presenta svariati elementi della migliore fantascienza tout court, che non è semplice trovare, tanto meno tutti insieme, nella classica fantascienza avventurosa, nel meraviglioso scientifico degli emuli di Verne e forse in Verne stesso...".
E in effetti non manca niente: invenzioni "steampunk", battaglie aeree, esplorazione lunare con tanto di pericoli.

Alcune descrizioni poi sono notevoli. Prendete questa: "Un silenzio pieno di tetraggini, immane, assoluto, come l'assoluta oscurità degli spazii, come l'assoluta aridità del suolo, come la morte pietrificata da migliaia di secoli nelle viscere irrigidite dell'astro".
Brrr...

Il curatore Jacopo Berti e l'editore Giorgio Raffaelli erano a Trieste a presentare il libro. Li vediamo in questa foto dove presentano l'ultima edizione del romanzo assieme ad altre due dell'epoca:


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