Pagine

martedì 22 ottobre 2013

L'evoluzione del design delle astronavi nella fantascienza - Da Verne alla Seconda Guerra Mondiale


Iniziamo oggi una serie di post riguardanti l'evoluzione del design delle astronavi nella storia della fantascienza, con particolare interesse per quelle apparse in film e in telefilm, ma senza tralasciare altre fonti interessanti quali le copertine delle riviste e dei libri.

Immagine del Columbiad, di Henri de Montaut
 Per rappresentare il volo nello spazio ci si è sempre basati su quanto è meglio conosciuto e del quale si ha già esperienza, ovvero, per XIX secolo, l'artiglieria, il viaggio in treno e quello in nave a vapore. Il Columbiad di Verne (De la Terre à la Lune, trajet direct en 97 heures 20 minutes, 1865) è un proiettile, ma il suo interno ricorda una carrozza di lusso; non è poi una coincidenza se Georges Méliès nel 1904 mette i protagonisti del suo Voyage à travers l'impossible a bordo di un treno volante. Una specie di carrozza che naviga tra le stelle risulta anche dalla descrizione delle astronavi in Edison's Conquest of Mars di Garrett P. Serviss del 1898.








Il treno volante da "Voyage à travers l'impossible"

Illustrazione dal racconto di E.A. Poe
Non mancano nell'800 design molto più fantasiosi. Il protagonista di A Voyage to the Moon di Joseph Atterley del 1827 viaggia a bordo di un cubo rivestito di materiale antigravitazionale (anticipando di oltre 150 anni l'estetica del cubo Borg) mentre E.A. Poe, nel suo poco noto The Unparalleled Adventure of One Hans Pfaall (1835) fa volare il suo protagonista a bordo di una mongolfiera dotata di compressore per ricavare aria respirabile dal vuoto dello spazio.






L'astronave Excelsion di Himmelskibet
Il volo dei fratelli Wright del 1903 e il successivo sviluppo del trasporto aereo andò ad influenzare le concezioni dell'epoca riguardanti il modo di viaggiare nello spazio. Non è quindi un caso che l'astronave Excelsior nel film danese del 1918 Himmelskibet (diretto da Holger-Madsen) sia poco più di un aeroplano, con tanto di doppie ali sovrapposte e alettoni.





Il design che comunque si andò affermando nell'immaginario popolare, grazie alle copertine delle riviste di fantascienza e ai serial televisivi, fu il razzo. Il razzo, con le sue scie infiammate, il corpo affusolato e le pinne, è una figura familiare, riconoscibile come terrestre e umana, e con chiari elementi quali gli oblò che ne danno le proporzioni e una forma che ne mette in evidenza la direzione.

Probabilmente il razzo più emblematico di questo periodo è quello che appare in Die Frau im Mond, film del 1929 diretto da Fritz Lang e scritto da Thea Von Harbou (il duo dietro a Metropolis, tanto per intenderci), che si avvalse delle collaborazione degli scienziati missilistici tedeschi Hermann J. Oberth e Willy Ley per i dettagli tecnici. Collaborazione che ha ripagato, visti gli interessanti dettagli messi nella rappresentazione del razzo e del suo volo. È la prima volta in assoluto che appare un conto alla rovescia in preparazione al lancio, artificio introdotto allo scopo di aumentare la suspense e passato poi all'uso tecnico; il razzo è a tre stadi e atterra (giustamente) con la poppa. L'allievo di Oberth e padre della missilistica Wernher von Braun fu un grande fan di questo film, tanto da applicarne il logo sul primo V-2.
Il poster di Die Frau im Mond
Il razzo atterrato sulla Luna
Dettaglio di un razzo V-2 con il simbolo di Die Frau im Mond sopra

A partire dagli anni 30 negli Stati Uniti saranno i serial televisivi di Flash Gordon (1936), Captain Video (1949), Space Patrol (50-54), Tom Corbett, Space Cadet (1952) e Commando Cody: Sky Marshal of the Universe (1953) a nutrire l'immaginario americano con razzi art-déco.

Il razzo di Flash Gordon, dal serial del 1936

L'astronave di Captain Video

Vari razzi in Tom Corbett

L'astronave di Commando Cody


Poi venne la seconda guerra mondiale, e il razzo assunse un nuovo aspetto...

10 commenti:

  1. Post davvero interessante, soprattutto per il contributo iconografico! Non vedo l'ora di leggere la seconda parte, che spero sia più ricca anche di informazioni :) Bel lavoro.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Vito, grazie di essere passato!
      Pensi che abbia scritto poche informazioni? Non so, non volevo perdermi in mille dettagli inutili (di ingegneria potrei parlare per ore) ma giusto dare una certa prospettiva su come il soggetto si sia evoluto nel corso degli anni.

      Elimina
  2. Stuzzicante, sì.
    M'ero perso l'estetica del cubo Borg ...

    RispondiElimina
  3. Uno dei tuoi migliori articoli di sempre! Vai con la prossima puntata!

    ... per celebrare (una volta di più, anche se è banale) il genio di Verne rifletto sul fatto che, in fondo in fondo, un enorme proiettile sparato da un altrettanto enorme cannone non è mica così lontano, come "concept", dalla V-2 e dai razzi di poi... ;-)

    P.s. Curiosità: Nel volume di Verne che lessi da giovine il gruppo di veterani della Guerra di Secessione che organizza il viaggio sulla Luna era tradotto come "Club del Cannone" (e con il senno di poi non ho mai smesso di trovare un'affinità letteraria fra quei personaggi e quelli di Brecht che, nell' "Opera da Tre Soldi", intonano a un certo punto "La canone del cannone" :-D ); e si chiama "cannone" per tutto il romanzo il pezzo di artiglieria con cui sparano "l'astronave"... Non sai se, piuttosto, nel testo originale si parla di "obice", ché mi parrebbe più adatto?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie Alessandro per i complimenti!

      Penso che sparare una proiettile e lanciare un razzo siano cosa abbastanza diverse. Il proiettile ha il vantaggio che non devi appesantirlo con il combustibile stesso necessario per il volo. D’altra parte un proiettile non è capace di modificare la propria rotta e, come ci fa sapere wikipedia: “una pistola spaziale, di per sé, non è capace di piazzare oggetti in orbita stabile attorno all’oggetto dal quale è lanciata. Le leggi della gravitazione tra due corpi rendono impossibile raggiungere un’orbita stabile senza un carico attivo che esegua le correzioni orbitali per cambiare la forma della sua orbita dopo il lancio.”
      http://en.wikipedia.org/wiki/Space_gun (ho tradotto a braccio)

      Comunque, pochi sanno che, sebbene il V-2 fosse un razzo, il V-3 era invece un mega-cannone che i nazisti volevano usare per bombardare l’Inghilterra. Possiamo quindi dire che almeno fino agli anni ’40 la gara tra razzo e cannone era aperta ;-)

      Nel testo inglese troviamo il “Gun Club” (gun infatti indica qualsiasi oggetto tubolare che lanci proiettili), mentre il cannone è chiamato proprio cannon.
      Meglio obice? In inglese si dice howitzer, come suono fa molta paura, forse cannon è più scorrevole. Comunque obici e cannoni sono artiglierie diverse. Penso che “cannon” sia più corretto per quello di Verne: la gittata è molto lunga, il tiro diretto e la parabola quindi molto “larga”.
      http://www.worldwarforum.net/Public/data/cocis49/20079260615_Cannoni%20e%20obici%201.jpg
      Penso comunque che le normali categorie non si possano applicare all’artiglieria di Verne.
      E infine comunque sì, Verne era un genio!!!!

      Elimina
  4. Post molto interessante, mi sarebbe piaciuto scoprirlo prima. Ora mi leggero anche gli altri. Ottimo lavoro

    RispondiElimina